Politica e Sanità
28 Ottobre 2013Una situazione non drammatica ma che ha visto un peggioramento nel giro di pochi anni, con una disoccupazione arrivata da livelli quasi «impercettibili» a valori intorno al 5%, l’utilizzo di contratti atipici e una crisi che sta investendo soprattutto le farmacie dei piccoli paesi e dei centri storici. È questo il quadro del Veneto che dipinge a Farmacista33 Florindo Cracco, presidente dell’ordine di Vicenza e delegato regionale. «Rispetto a situazioni drammatiche di alcune zone d’Italia, come per esempio alcune regioni del sud» spiega Cracco «il Veneto tiene. Ancora, per esempio, non si è verificato il ricorso al licenziamento di altre regioni, ma sicuramente si avverte una diminuzione delle assunzioni con ripercussioni soprattutto sui giovani. Nella mia provincia per esempio – ma la situazione è abbastanza omogenea in tutta la regione – l’ordine ha una bacheca online di offerte e ricerche di lavoro. Quello che abbiamo notato è che la lista della ricerca di lavoro è sempre più lunga e spesso le richieste rimangono aperte anche a distanza di mesi, mentre le offerte sono sempre meno. Indicativamente la disoccupazione ha raggiunto il 5% degli iscritti, mentre fino a pochi anni fa era un fenomeno praticamente impercettibile. Adesso capita di vedere giovani con una preparazione che è andata oltre gli studi universitari senza lavoro». Ma al momento, continua Cracco, «non si è verificato il fenomeno della disoccupazione tra farmacisti di età media, anche se non nascondo una certa preoccupazione: se la situazione non dovesse migliorare – e non vedo gli estremi – anche qui inizieranno a vedersi licenziamenti». Non solo le assunzioni sono diminuite, ma spesso si fa ricorso a contratti a tipici: «Il part time è sempre più utilizzato, ma devo dire che molte volte i commercialisti suggeriscono l’utilizzo di soluzioni contrattuali meno canoniche». Una situazione che varia comunque all’interno della regione: «Le farmacie più in crisi sono quelle di paese, dove ci sono molti anziani e la povertà inizia a farsi sentire, ma anche quelle dei centri storici stanno soffrendo. Lì si è assistito a una delocalizzazione delle attività che si sono spostate in periferia e a uno svuotamento della popolazione, mentre le sedi sono spesso numerose e si trovano a poca distanza una dall’altra». Ma l’ordine non se ne sta con le mani in mano: «Come consulta di tutti gli ordini provinciali stiamo inviando alle Uls una richiesta per avere dati precisi sulla situazione occupazionale a tutto tondo, dalle farmacie pubbliche alle private, al Ssn e anche alle parafarmacie. Alla base del progetto c’è anche la volontà di iniziare ad avviare una riflessione sul numero chiuso, per capire quale possa essere il fabbisogno di laureati su cui realisticamente si possa ragionare, anche tenendo conto delle ultime novità legislative, come per esempio l’allungamento dell’età pensionabile o l’indicazione di affidare la direzione della farmacia al raggiungimento dei 68 anni.
Francesca Giani
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