Politica e Sanità
15 Novembre 2011La risposta al problema delle contraffazioni, almeno da parte della Commissione europea, si affida prevalentemente alla tecnologia: nuovi sigilli infalsificabili, probabilmente olografici, sistemi di tracciamento dei lotti centralizzati, per esempio Ma anche il divieto di riconfezionamento e altri aspetti meno sofisticati. Ma questo approccio non ha raccolto consensi unanimi. E vero che la maggioranza delle multinazionali è favorevole, ma anche qui vi sono significative eccezioni, per esempio Bristol Myers Squibb. Alla casa statunitense a non piacere è lidea di centralizzare informazioni sulla logistica e gli stoccaggi, ritenute parte della strategia commerciale e, quindi, materia sensibile. Senza contare che tali informazioni, se acquisite da malintenzionati, potrebbero anche agevolare le attività fraudolente. Più concrete le argomentazioni della EGA, lassociazione dei produttori di generici europei. Per lEGA è discutibile lassunto di partenza e cioè che esistano contrassegni non falsificabili e sistemi informatici inespugnabili. I genericisti hanno buon gioco a ricordare che anche il famoso ologramma della Microsoft nel 2003 venne contraffatto. Insomma, affidarsi alla tecnologia ha un effetto positivo soltanto a breve termine, in quanto ben presto anche i contraffattori riescono a colmare il divario tecnologico e, inoltre, va considerato il falso senso di sicurezza generato da queste. E intanto però salgono i costi per i produttori: non solo quelli per i nuovi sigilli, ma anche quelli, per esempio, per laggiornamento dei foglietti illustrativi, che dovrebbero essere corretti per comprendere tra le indicazioni sulla sicurezza anche quelle relative allintegrità del sigillo. In un settore molto sensibile al prezzo, come quello dei farmaci equivalenti, tutti gli aggravi, che inevitabilmente possono ricadere sullutente finale o sul terzo pagante, fanno
Un altro aspetto che ha creato malumori è poi il divieto di riconfezionamento dei medicinali. Per la verità questa misura, oltre che dalla Commissione europea, era stata caldeggiata dalla stessa associazione europea dei produttori, lEFPIA, ed è intuibile il perch�: strumento principe dellimportazione parallela, che tesaurizza i differenziali di prezzo tra i diversi paesi dellUnione, ha spesso causato qualche mal di testa alle maggiori aziende. Secondo lEFPIA, proibire il riconfezionamento è larma principale della lotta alla contraffazione in Europa. Lassociazione di categoria degli importatori, European Association of Euro-Pharmaceutical Companies (EAEPC) è ovviamente di avviso ben diverso. LEAEPC fa presente che semmai limportazione parallela costituisce unulteriore sicurezza, dal momento che gli importatori provvedono a controllare il medicinale prima di procedere al nuovo confezionamento, e sottolineano come in 35 anni sia stato accertato un solo caso di penetrazione del circuito distributivo parallelo da parte di un medicinale contraffatto. Che cosa dovrebbe fare allora la Commissione europea? Aumentare la sorveglianza ai confini dellUE e affrontare con ben altra completezza il capitolo della farmacie virtuali.
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