Politica e Sanità
15 Novembre 2011Nelle Asl in cui i medici di famiglia lavorano in gruppo, cioè condividono lo studio, l''organizzazione dell''assistenza e hanno un rapporto stretto, oltre a una riduzione dei ricoveri fino al 50% si registra l''aumento delle cure domiciliari integrate per gli anziani. Infatti vengono erogate al 15% della popolazione over 65 se i camici che lavorano in gruppo sono il 40% del totale, ma a meno del 4% degli anziani se il lavoro in gruppo dei camici bianchi non raggiunge il 10%. Questi i dati del laboratorio di ricerca sul governo del territorio della Federazione italiana delle Aziende sanitarie ospedaliere (FIASO). Uno studio che tenta di colmare il vuoto sulla mancanza dei dati nel settore e che si avvale, oltre al coinvolgimento degli operatori sul territorio anche dell''esperienza del Centro di ricerca sulla gestione dell''assistenza sanitaria e sociale (CERGAS) dell''Università Bocconi di Milano. "Lo studio - spiega Francesco Ripa di Meana, presidente della FIASO - nasce dalla percezione che sul territorio, come aziende sanitarie, non abbiamo fatto abbastanza. Non siamo riusciti a creare quelle sinergie tra servizi territoriali e continuiamo a ragionare su servizi nati in tempi successivi non sempre coordinati tra loro". Secondo Ripa di Meana, infatti, il territorio "è stato spesso a margine e quindi abbiamo voluto cercare quegli elementi che ci rendessero in grado di misurare gli effetti delle diverse azioni realizzate e che portano a migliorare la qualità del sistema, per esempio con un minor ricorso all''ospedale. Valutando le esperienze di 13 aziende in 11 regioni abbiamo cercato di trovare gli elementi che ci consentissero una valutazione in termini di miglior uso dell''ospedale. Non abbiamo trovato alcune relazioni che ci aspettavamo. Per esempio non c''è una forte relazione tra l''utilizzo della guardia medica e il ricorso al pronto soccorso. Forte invece la capacità dei medici di famiglia che lavorano in gruppo nel far calare i ricoveri". I medici di famiglia che lavorano in gruppo, spiega Francesco Longo, direttore del CERGAS di Milano "migliorano le cure domiciliari rispetto a quelli che lavorano da soli. L''assistenza risulta migliore nel complesso. Ci sono in particolare meno ricoveri inappropriati in ospedale per quei pazienti che hanno il proprio medico in un gruppo". Purtroppo le differenze territoriali sono ancora molto forti e ci sono regioni dove la medicina di gruppo è molto sviluppata in particolare Emilia Romagna, Toscana e Veneto altre "soprattutto al Sud - continua Longo - dove la medicina di gruppo è ancora poco rappresentativa". Il territorio, ricorda Longo, oggi rappresenta la metà della spesa sanitaria. Mentre l''ospedale ne assorbe il 44%. "Ma del territorio - continua Longo - sappiamo ancora poco".
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