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Politica e Sanità

15 Novembre 2014

Farmacisti non titolari, basta stereotipi: siamo insostituibili sul territorio


"Riteniamo che al farmacista debba essere data la possibilità di operare sul

territorio e di svolgere quei compiti di collegamento tra il paziente, il medico, la

farmacia ed eventuali altre figure sanitarie" è questo il messaggio di una lettera aperta e congiunta sottoscritta da Silvera Ballerini, presidente Conasfa, e Francesco Imperadrice presidente Sinasfa, rispettivamente federazione e sindacato dei farmacisti non titolari. Nella proposta si legge "potrebbe essere creata anche la figura del farmacista a domicilio partendo dalla Case della salute in via di costruzione in molte regioni. Prendendo in carico un importante numero di pazienti, segnalati dalle istituzioni sanitarie regionali e in collaborazione con i medici di base, il farmacista può seguire il cittadino a domicilio in tutte le fasi del suo percorso terapeutico, verificando l'aderenza alla terapia prescritta, monitorando le varie patologie croniche e la corretta assunzione dei farmaci ed eliminando farmaci scaduti, avariati, consigliati da altri soggetti o non più utili alle terapie in corso". Dovrebbe essere questo il ruolo futuro dei farmacisti, per rispondere alle esigenze dei cittadini e scongiurare "il forte rischio di involuzione della professione del farmacista di comunità" che si sta delineando in questi anni. Le due associazioni sono "convinte che vi sia ormai una visione convergente e condivisa a livello mondiale sul fatto che il ruolo del farmacista non può e non deve essere più relegato alla logistica ed alla dispensazione ma che dovrà indirizzarsi sempre più verso i servizi avanzati, ad alto valore aggiunto e che questo alto valore aggiunto deve essere basato su competenze specifiche molto più orientate al benessere del paziente che al farmaco". Una visione che forse stenta ad affermarsi nel nostro paese, dove talora sembra prevalere "una concezione spesso stereotipata e vecchia della nostra professione" anche da parte dei referenti istituzionali, che non valorizza "il costo molto alto sostenuto dalla comunità nella preparazione universitaria di ognuno di noi" e vanifica le potenzialità professionali del farmacista.

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