Terapie Covid-19, Magrini (Dg Aifa) il punto sulle sperimentazioni su vaccino e farmaci
Ci sono almeno 5-6 candidati vaccini in fase avanzata e 30 sperimentazioni autorizzate da Aifa con dati in alcuni casi confortanti ma non definitivi. Il punto sulla ricerca fatto da Nicola Magrini
Ci sono almeno 5-6 candidati vaccini in fase avanzata e l'Italia partecipa in diversi modi agli studi, e 30 sperimentazioni autorizzate da Aifa con dati, in alcuni casi confortanti ma non definitivi. A fare il punto sulla ricerca di strumenti per contrastare il Covid-19 è Nicola Magrini, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in conferenza stampa su Covid-19 all'Istituto superiore di sanità (Iss).
Vaccino: non prima di primavera-estate 2021
«Il tempo ragionevole per pensare a un vaccino è la primavera-estate prossima, non penso che per settembre ci sarà alcun vaccino disponibile anche contando risultati molto buoni di fase I che testano la sicurezza in volontari sani - ha detto -. Sono in corso accordi con 4 Paesi europei, di cui l'Italia è parte per assicurare la produzione a livello europeo e vediamo se il nostro Paese concorrerà anche con proprie scoperte, con un proprio vaccino. Se la sperimentazione di Oxford darà i risultati sperati, l'Italia si sta già coordinando con gli altri Paesi europei affinché il vaccino sia messo a disposizione in tutto il continente a prezzi sostenibili. C'è già un piano di produzione per soddisfare la domanda». E in un'intervista a margine rassicura sul fatto che l'Italia non sarà tagliata fuori dalla corsa all'approvvigionamento di un vaccino contro Covid e sul siero sperimentale dell'italiana ReiThera, anticipa: «A giorni speriamo possa partire la sperimentazione allo Spallanzani».
Sperimentazione farmaci, evitare enfasi su efficacia non ancora dimostrata
Sul fronte dei farmaci, alla ricerca di una terapia capace di sconfigge il virus, ci sono circa 30 sperimentazioni autorizzate da Aifa. «Siamo in una situazione simile a quella delle prime terapie contro l'Hiv, che non bloccavano ma rallentavano la malattia. La troppa enfasi sull'efficacia non ancora dimostrata di molti farmaci non ha aiutato la ricerca, perché i pazienti non hanno più voluto partecipare agli studi randomizzati, dove metà è trattata con il farmaco sperimentale e l'altra con un placebo. Che è l'unico metodo per conoscere la reale efficacia di un nuovo farmaco». Entrando nel merito delle ricerche Magrini ha spiegato che l'antivirale «remdesivir utilizzato per contrastare la replicazione del virus sarà commercializzato a giugno in Italia sulla base di uno studio che ha mostrato una riduzione della mortalità dall'11,6% all'8%. Ma attendiamo i risultati di altri studi internazionali per avere un quadro più chiaro». Il remdesivir ha aggiunto «ha dato primi risultati confortanti, anche se non definitivi, nei pazienti con polmoniti a diversi livelli di gravità». Un punto anche sull'anticorpo monoclonale tocilizumab: «Abbiamo dati incoraggianti ma preliminari con risultati che non sono statisticamente significativi sulla riduzione della mortalità a 14 giorni. Lo diventano a 30 giorni quando la letalità superiore al 30% si riduce al 22,4%». Sull'idrossiclorochina Magrini osserva che «gli studi fin qui condotti sono poco confortanti. Non sappiamo se funziona, ma ne conosciamo gli effetti indesiderati, che possono essere anche gravi». Fra i farmaci allo studio, anche gli anticoagulanti: «Abbiamo capito che l'infezione da Covid-19 comporta un rischio alto di trombosi ed embolie. Per questo abbiano iniziato a somministrare l'eparina a dosi più alte di quelle utilizzate a scopo di profilassi. Avvieremo uno studio per sapere se serve e in che dosaggio». Infine, un cenno all'antinfluenzale giapponese Alvigan: «Si sta verificando se abbia efficacia preventiva. Diciamo che c'è un certo, anzi robusto scetticismo. E che è stato un cattivo esempio di come informazioni distorte possano generare aspettative infondate».
Garantito l'accesso a qualunque promessa terapeutica disponibile
«Sono stati 144 gli studi su potenziali farmaci anti-Covid-19 valutati dall'Aifa, 40 protocolli sono stati approvati (il 28%), e di questi 12 riguardano l'idrossiclorochina. Devo ringraziare per il suo lavoro, la Commissione tecnico scientifica dell'Aifa - ha ricordato - che da 4 volte al mese si è riunita tutti i giorni durante l'emergenza, ora siamo a 3 volte a settimana. Fra gli studi approvati, 13 riguardano diversi immuno-modulatori, poi appunto l'idrossiclorochina, le eparine a basso peso molecolare, antivirali diretti e altre terapie. Questi programmi hanno garantito ai pazienti l'accesso a qualunque promessa terapeutica disponibile. Abbiamo per esempio messo a confronto anche il cortisone, che usiamo da decenni - ha concluso Magrini - con gli altri antinfiammatori, come braccio di confronto con essi. Ora però gli studi rischiano di non essere terminati per carenza o quasi assenza di pazienti».
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A cura di Redazione Farmacista33
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