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19 Aprile 2022

Graminacee, dalle spighette un pericolo per le orecchie dei cani. Ecco cosa fare


Piccole ma dall'elevata capacità penetrante, le spighette di graminacee selvatiche, note spesso come "forasacchi", sono temibili pericoli per i cani

Piccole ma dall'elevata capacità penetrante, le spighette di graminacee selvatiche, note spesso come "forasacchi", sono temibili pericoli per i cani durante la bella stagione. L'occhio attento del proprietario e il tempestivo intervento del medico veterinario sono fondamentali per evitare più gravi conseguenze nel pet.

 

Le specie vegetali coinvolte

A partire dall'inizio della bella stagione, la ripresa vegetativa di numerose specie botaniche può rappresentare un potenziale pericolo specie per i cani in passeggiata. Tra le graminacee selvatiche presenti in Italia le più comuni sono l'avena selvatica Avena fatua, le specie appartenenti al genere Bromus e l'orzo marino Hordeum marinum. Questi vegetali non si accrescono solamente nei terreni aperti ma sono duttili e si sviluppano persino sul bordo delle strade e nei contesti urbani di risulta. Il ciclo vegetativo inizia con la primavera e termina durante il periodo estivo quando le porzioni seminifere essiccate vanno incontro a un più facile fisiologico distacco. I cosiddetti forasacchi sono le spighette che compongono le spighe maggiore e che in ambito botanico hanno il ruolo di consentire la dispersione del seme.

 

Una penetrazione progressiva

La struttura dei di queste porzioni nasce evoluzionisticamente per consentirne l'adesione sul terreno. A contatto con i tessuti animali, la specifica forma a punta acuta e la presenza di reste retro direzionate consente a questi corpi estranei di penetrare e potenzialmente continuare a procedere passivamente in maniera unidirezionale verso le porzioni tissutali più profonde favorite dai movimenti del corpo o dalla struttura anatomica stessa come nel caso del meato acustico. La capacità migratoria di un forasacco può essere notevole e arrivare a coinvolgere, come dimostrato dai tragitti fistolosi, tessuti e organi anche lontani dal sito di penetrazione.

 

Un occhio attento per un controllo di routine

Cosa può fare il proprietario? Un occhio attento è, senza dubbio, fondamentale. Non sempre è possibile controllare costantemente il proprio cane in passeggiata e ad esempio l'inalazione in tempo reale di un forasacco non è facilmente osservabile se non a seguito di seguenti sintomi respiratori. Diversa è invece la situazione che riguarda la possibile penetrazione per via transcutanea. Una volta che si ritorna a casa è opportuno controllare attentamente la zona toracica e addominale, specie se il cane è a pelo ruvido o lungo, caratteristiche che possono facilitare la permanenza di queste porzioni vegetali. A tal proposito una spazzolatura può essere una soluzione veloce e pratica. Allo stesso modo vanno controllati con attenzione i padiglioni auricolari, gli spazi interdigitali, le porzioni perianali, ascellari e genitali. Talora i forasacchi possono insinuarsi anche nel solco palpebrale. In seguito alla penetrazione tessutale, nei giorni successivi è possibile osservare segnali e sintomi inusuali che devono essere immediatamente riferiti al medico veterinario. Il leccamento delle zampe, gli starnuti, lo scuotimento della testa, gonfiori, lacrimazione e tosse sono alcuni dei segni clinici che accompagnano l'avvenuta penetrazione del forasacco

 

Rinvio al medico veterinario immediato

Il medico veterinario deve essere tempestivamente avvisato ed è quindi fondamentale che il proprietario non sottovaluti alcun sintomo, anche se transitorio. L'attenzione è importante poiché tanto prima vengono estratti questi corpi estranei vegetali, quanto più è possibile evitare conseguenze anche gravi dovute alla migrazione degli stessi all'interno dei tessuti. In relazione alla localizzazione e alla conseguente scelta terapeutica effettuata del singolo medico veterinario, l'estrazione può avvenire attraverso l'utilizzo di un differente approccio. Questo può andare dall'utilizzo dall' otoscopio/rinoscopio e pinza di Hartmann fino all'approccio endoscopico o persino chirurgico e microchirurgico, quando necessari.

Alessio Arbuatti
Medico veterinario ANMVI

TAG: CANIDI, CANE DOMESTICO, MEDICINA VETERINARIA

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