Del genere Sambucus si ricorda soprattutto la specie "nigra" conosciuta sia per le sue proprietà salutistiche che gastronomiche, e lo sciroppo ricavato dai fiori usato come bevanda o base per cocktail
Del genere Sambucus si ricorda soprattutto la specie "nigra", conosciuta sia per le sue proprietà salutistiche che gastronomiche. Con i fiori del Sambuco, piccolo albero che cresce facilmente selvatico nei boschi europei si può preparare uno sciroppo da utilizzare come bevanda dissetante o base per cocktail. Si può farne anche un estratto per insaporire la sambuca (di cui ha originato il nome, anche se nelle ricette moderne raramente viene aggiunto), oppure sfruttando alcuni lieviti presenti sui petali si può realizzare il cosiddetto "spumante di sambuco".
Estratti per trattare bronchite e tosse
Il sambuco presenta proprietà medicinali-erboristiche riscontrabili nei frutti e nei fiori. Tutto il resto della pianta (semi compresi) èvelenosopoiché contiene il glicosidesambunigrina. Le bacche sono commestibili solo dopo cottura e vengono impiegate per gelatine e marmellate, delle quali non si deve abusare a causa delle proprietà lassative. Estratti da corteccia, foglie, fiori, frutti e radici erano usati nel trattamento di bronchiti, tosse, infezioni del sistema respiratorio superiore e febbre. Un piccolo (N=60) trial clinico pubblicato nel 2004 ha mostrato una riduzione della durata e della gravità dei sintomi para-influenzali in pazienti che assumevano un estratto di sambuco.
In studio azione antivirale
In particolare, uno studio del 2018 ha individuato nel sambuco una delle piante più promettenti per l'utilizzo in diverse infezioni virali. Il succo della pianta è stato impiegato in un piccolo studio per contrastare il virus dell'influenza A. Sembra che l'effetto sia dovuto ad un aumento di anticorpi nel siero e di IgA. Tra i vari componenti gli studiosi hanno sottolineato il contenuto polisaccaridi acidici, che sembrano in grado di stimolare il sistema immunitario. Il sambuco ha dimostrato un'interessante attività in vivo contro il virus della bronchite infettiva aviaria, infezione sostenuta da un tipo di coronavirus (diverso da quello collegato all'emergenza sanitaria in corso). Poiché si cercano dei rimedi per prevenire queste infezioni, Weng e Lin hanno testato gli estratti dei frutti di sambuco, dei semi di cumino e della radice di rodiola per vedere se il contenuto di polifenoli di queste piante potesse avere un effetto inibitorio sul virus. Tra le piante testate, il sambuco quella che in vitro ha dimostrato una riduzione della concentrazione virale nelle colture cellulari. Tale effetto è significativo soprattutto nelle prime fasi dell'infezioni, poiché sembra che compromettendo le envelope virali con la creazione di vescicole il sambuco renda il virus "non-infettivo", come osservato al microscopio elettronico dagli autori. Anche per contribuire alla guarigione di pazienti infetti da un coronavirus umano (HCoV-NL63), è stato impiegato il sambuco. In particolare, il Sambuco Formosana Nakai. HCoV-NL63 è uno dei coronavirus circolanti più frequenti nel mondo e causa raffreddore, tosse, bronchioliti e a fine 2019 fu causa di un'epidemia di patologie respiratorie in una casa di cura in Cina. In quella zona, si utilizzava come rimedio tradizionale questa specie di sambuco e gli studiosi ne hanno voluto approfondire l'attività. L'estratto a contenuto fenolico aveva effetto citotissico dose-dipendente con riduzione dell'attaccamento e della crescita virale. Acido caffeico, clorogenico e gallico erano i composti fenolici con più marcata attività antivirale. Tra questi, l'acido caffeico ha significativamente inibito la replicazione di HCoV-NL63 indipendentemente dal tipo di cellule infettate ed ha specificatamente bloccato l'attaccamento del virus. Ovviamente si tratta di virus diversi da quello coinvolto nell'epidemia in corso (Sars-Cov-2), ma possiamo augurarci che nel futuro prossimo questa (o altre piante) possano venire studiate per confermare i loro utilizzi e aiutarci nel loro piccolo a contrastare tali epidemie.
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