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19 Ottobre 2022Depressione, ansia e stress sono tra i più comuni disturbi mentali in tutto il mondo. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il numero di persone affette da depressione è in aumento, soprattutto nei paesi a basso reddito, in quanto è aumentata l'aspettativa di vita e un maggior numero di persone raggiungono l'età in cui normalmente insorgono i disturbi mentali.
È importante distinguere i disturbi depressivi dai disturbi d'ansia, in quanto si manifestano con sintomi differenti e possono durare mesi o anni influenzando la qualità di vita e le capacità funzionali del paziente. I sintomi legati ai disturbi depressivi sono rappresentati da tristezza, perdita di interesse e piacere, sensi di colpa e scarsa autostima, sonno e appetito irregolari, stanchezza, scarsa concentrazione e nei casi più gravi tentato suicidio. Mentre l'ansia è caratterizzata da senso di paura, disturbi del sonno e della memoria, difficoltà di respirazione, vertigini, tremori, battito cardiaco accelerato e irregolare e la cosiddetta sensazione di "nodo in gola". La terapia farmacologica con antidepressivi sintetici e ansiolitici spesso è causa di effetti collaterali gravi come mal di testa, disfunzioni sessuali, dipendenza, convulsioni e suicidio, di conseguenza i pazienti tendono a prediligere l'utilizzo di piante medicinali per trattare i sintomi legati a stati di depressione, ansia o stress. Una recente review (Kenda M. et al., 2022) ha esaminato piante e prodotti da esse derivati che sono comunemente utilizzati per il trattamento dei sintomi sopracitati, con un focus particolare sui dati clinici e sui profili di sicurezza. Studi clinici su Lavanda (Lavandula angustifolia Mill., fam. Lamiaceae), Luppolo (Humulus lupulus L., fam. Cannabaceae), Passiflora (Passiflora incarnata L., fam. Passifloraceae), Melissa (Melissa officinalis L., fam. Lamiaceae) e Valeriana (Valeriana officinalis L., fam. Valerianaceae) hanno dimostrato l'efficacia di queste piante nell'alleviare forme lievi di disturbi neurologici, in particolare depressione, ansia e stress, mentre i dati clinici disponibili sono limitati e non supportano completamente l'uso della Menta piperita (Mentha x piperita L., fam. Lamiaceae) per i disturbi di ansia e depressione. È noto anche l'utilizzo dell'Erba di San Giovanni (Hypericum perforatum L., fam. Hypericaceae) per alleviare la depressione da lieve e moderata, anche se è necessario un uso attento a causa di tutte le sue possibili interazioni farmacologiche. Studi clinici recenti hanno supportato l'uso dello Zafferano per la depressione anche se il profilo tossicologico solleva problemi di sicurezza.
Lo Zafferano, Crocus sativus L., famiglia Iridaceae, è noto nella medicina tradizionale ed è una delle spezie più costose utilizzata come colorante, aromatizzante e nella produzione di cosmetici e alimenti. Originario della Grecia ed è stato introdotto nell'ex Cecoslovacchia, Italia, Spagna, Marocco, Turchia, Iran, Pakistan e Himalaya occidentale. È composto dal 63% di zuccheri, 12% proteine, 10% acqua, 5% grassi, 5% fibra grezza e 5% minerali. La parte della pianta utilizzata è lo stigma essiccato. Contiene flavonoidi, vitamine e carotenoidi. Per l'attività antidepressiva è stato dimostrato che crocina, crocetina e N-acetilcisteina aiutano ad alleviare i sintomi della depressione. I meccanismi responsabili dell'attività antidepressiva possono coinvolgere il sistema oppioide e GABAergico, tramite i recettori GABAA. Una recente meta-analisi (Tòth B. et al., 2019) ha preso in considerazione 11 studi clinici controllati, randomizzati per valutare l'efficacia dello zafferano nella depressione da lieve a moderata rispetto al placebo o agli antidepressivi sintetici. I dati suggeriscono che lo zafferano sia significativamente più efficace del placebo e non inferiore all'azione dei farmaci antidepressivi testati. In alcuni studi clinici è stata utilizzata una dose di 30-200 mg di estratto di zafferano al giorno e in termini di sicurezza non sono stati riportati eventi avversi significativi. Dal punto di vista della tossicità, gli studi clinici hanno dimostrato che il safranale è più tossico rispetto alla crocina e che questa a dosi terapeutiche non manifesta un'importante tossicità clinica. Insufficienti sono invece gli studi clinici in merito alla sicurezza dello zafferano in gravidanza e per questo motivo si suggerisce alle madri di evitare l'uso di alte dosi di zafferano. Queste piante presentano il potenziale per allievare vari sintomi di origine neuropsichiatrica in particolare nelle forme più lievi di disturbi neurologici. Al loro utilizzo non sono stati associati gravi effetti avversi; tuttavia, sono necessari ulteriori studi per validare il meccanismo d'azione e identificare i composti responsabili di questi effetti.
Alessia Battaglia
Erborista
CERFIT, AOUCareggi, Firenze
Medical Plants Used for Anxiety, Depression, or Stress Treatment: An Update, Kenda M. et al. - Molecules 27(18) (2022) 6021
The efficacy of Saffron in the Treatment of Mild to Moderate Depression: A Meta-analysis, Tòth B. et al. - Planta Med. 85(1) (2019) 24-31
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