Farmaci
26 Gennaio 2024 I funghi endofiti in particolare quelli associati alle foreste di mangrovie sono una potenziale fonte di metaboliti bioattivi. Sono state studiati cinque nuove isocumarine e quattro composti estratti dal fungo Setosphaeria rostrata
È stato ampiamente riconosciuto che i funghi endofiti in particolare quelli associati alle foreste di mangrovie sono una potenziale fonte di metaboliti bioattivi. Tra questi sono state studiati cinque nuove isocumarine e quattro composti estratti dal fungo Setosphaeria rostrata, risultando interessanti dal punto di vista terapeutico per la loro attività antinfiammatoria.
L’infiammazione cronica
L’infiammazione cronica è una risposta a lungo termine agli stimoli infiammatori, ed è riconosciuta come un nucleo patogeno di vari disturbi, inclusi cancro, artrite, malattie cardiovascolari, asma e malattie neurodegenerative. Il fattore infiammatorio altamente reattivo ossido nitrico (NO), generato a livello endogeno dall’ossidazione della l-arginina catalizzata dall’ossido nitrico sintasi (NOS), è un regolatore cruciale in questo articolato processo. Esistono infatti tre forme di NOS: NOS neuronale (nNOS), NOS inducibile (iNOS) e NOS endoteliale (eNOS); tuttavia, solo iNOS svolge un ruolo fondamentale nel processo immunitario e infiammatorio. Inoltre, le prove indicano che l’NO prodotto da iNOS svolge un ruolo significativo nell’attivazione della cicloossigenasi (COX) e nella risposta infiammatoria, in particolare nell’infiammazione neuronale. Ulteriormente, esiste una relazione chiave tra l'enzima COX e iNOS in condizioni patologiche. Durante l'infiammazione, iNOS aumenta la quantità di cicloossigenasi-2 e, di conseguenza, conduce ad un aumento degli effetti citotossici. Si deduce che l’inibizione di iNOS e COX-2 rappresenta l’elemento cardine dello sviluppo terapeutico nel trattamento di una vasta gamma di condizioni infiammatorie.
I funghi endofiti
È stato ampiamente riconosciuto che i funghi endofiti sono una potenziale fonte di metaboliti bioattivi, in particolare quelli associati ad un ambiente estremo, come la foresta di mangrovie. Le piante in quelle aree hanno adattamenti speciali per sopravvivere in condizioni di elevata salinità, maree estreme, forti venti, alte temperature, terreni anaerobici, nonché una serie di altri fattori ambientali. È ragionevole aspettarsi che le piante di mangrovie siano l’habitat di una grande varietà di microorganismi altamente specializzati, inclusi i funghi. Nel continuo impegno per la ricerca di metaboliti bioattivi da funghi di origine vegetale è stata eseguita l'indagine di un esclusivo gruppo fungino raccolto dalle foreste di mangrovie tailandesi. Un totale di 13 ceppi fungini è stato isolato da Ipomoea pes-caprae e un estratto grezzo etilacetato ottenuto dal fungo sviluppato sulle foglie, ulteriormente identificato come Setosphaeria rostrata, ha fornito un interessante profilo attirando un l’interesse dei ricercatori. Le successive analisi sul fungo hanno condotto all'isolamento e all'identificazione di nuove isocumarine che sembrano avere grande potenzialità.
Novità dalle isocumarine
Uno studio recentissimo rivela la scoperta dell’isolamento di cinque nuove isocumarine, vale a dire le setosfamarine A–E, insieme a quattro composti noti dall'estratto del fungo associato alle mangrovie Setosphaeria rostrata. Le strutture dei nuovi composti sono state dedotte da un'analisi approfondita dei loro dati spettroscopici e le configurazioni assolute sono state ben definite. Tutti i composti sono stati analizzati per la loro attività antinfiammatoria monitorando la loro potenza sulla produzione di NO nelle cellule macrofagiche attivate da lipopolisaccaridi. I risultati sono sorprendenti, rivelando che la ravenelina, uno xantone, ha mostrato l'attività più potente, rispetto a un controllo positivo, ovvero l'indometacina. Inoltre, questo studio ha dimostrato che il suo effetto è stato mediato principalmente dalla soppressione dell’espressione di iNOS e COX-2. Pertanto, il composto potrebbe avere il potenziale per diventare un farmaco terapeutico per le malattie legate all’infiammazione. Si auspicano dunque nuovi studi per poter far fronte all’infiammazione cronica e alle problematiche ad essa legate.
Bibliografia Molecules. 2024; 29(3):603. https://doi.org/10.3390/molecules29030603
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