Fitoterapia
21 Febbraio 2025La fitoterapia si fonda sull'uso delle piante per promuovere la salute e prevenire le malattie. In questo contesto, i concetti di sinergia, incompatibilità e biodisponibilità sono fondamentali per massimizzare i benefici terapeutici e ottimizzare le formulazioni fitoterapiche
La sinergia si verifica quando due o più sostanze lavorano insieme per produrre un effetto maggiore rispetto alla somma dei singoli effetti. In fitoterapia, le combinazioni sinergiche sono spesso utilizzate per rafforzare l'azione terapeutica e migliorare l'efficacia di un trattamento.
Un classico esempio di sinergia in fitoterapia è quella tra valeriana e luppolo. Entrambe le piante sono conosciute per le loro proprietà sedative e ansiolitiche. La valeriana e il luppolo condividono le proprietà ipnoinducenti e ansiolitiche. Quando usate insieme, queste due piante potenziano l'effetto sedativo reciproco, risultando particolarmente utili per trattare l'insonnia e l'ansia.
Le incompatibilità tra gli estratti erbali si riferiscono invece a interazioni che ne riducono l'efficacia terapeutica, sia attraverso antagonismo farmacologico sia attraverso reazioni fisiche o chimiche tra i principi attivi delle piante che possono provocare la precipitazione o l'annullamento di alcuni effetti. In questi casi, la combinazione di due piante potrebbe annullare i benefici o addirittura generare effetti indesiderati.
Una situazione comune è quella che si verifica quando si miscelano piante con effetti opposti, come guaranà (stimolante) e valeriana (sedativa), la cui combinazione può ridurre o contrastare reciprocamente gli effetti di ciascuna.
Un esempio classico di incompatibilità chimica tra estratti erbali riguarda invece la precipitazione dei tannini in presenza di alcaloidi. Se ad esempio volessimo preparare a livello casalingo un infuso di sambuco e passiflora per sfruttare le proprietà diaforetiche e antinfluenzali dell’una e quelle ansiolitiche e calmanti dell’altra, dovremmo tenere conto di questa incompatibilità in quanto si formerebbero precipitati sul fondo della tazza, con compromissione della reciproca biodisponibilità dei principi attivi.
La biodisponibilità indica la quantità e la velocità con cui un principio attivo viene assorbito dal corpo e raggiunge il sito d'azione. Diversi fattori influenzano la biodisponibilità, tra cui la preparazione della pianta (tipo di estratto), il metodo di somministrazione e la capacità del corpo di assorbire i principi attivi.
Sono molti i principi attivi naturali scarsamente biodisponibili in natura, uno su tutti la curcumina, il principale principio attivo della curcuma. La sua biodisponibilità è molto bassa poiché viene rapidamente metabolizzata dal fegato e non assorbita bene a livello intestinale. Tuttavia, se combinata con piperina (un componente del pepe nero), la biodisponibilità della curcumina aumenta notevolmente, migliorando l'assorbimento e amplificando i suoi effetti antinfiammatori e antiossidanti.
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