Industria farmaceutica italiana: 49 miliardi di euro di produzione, +9% di occupazione. I numeri di Farmindustria
Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, ha presentato nel corso dell'Assemblea ha presentato i dati relativi all'industria farmaceutica italiana
L'Italia è ormai protagonista in Europa anche per l'industria farmaceutica che nel 2022 ha raggiunto i 49 miliardi di euro di produzione, di cui 47,6 miliardi di export, 3,3 miliardi investiti in produzione e R&S e che in 5 anni ha visto crescere l'occupazione del 9%. Le aziende farmaceutiche italiane sono anche all'avanguardia per gli standard di sostenibilità e nel welfare che assicura la conciliazione vita-lavoro. Sono alcuni dei dati che Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, ha presentato nel corso dell'Assemblea che si svolge a Roma presso l'Auditorium della Conciliazione.
L'industria farmaceutica made in Italy è un patrimonio di sviluppo per il Paese e i territori. Ecco come raggiungere gli obiettivi
L'industria farmaceutica made in Italy è un patrimonio di sviluppo per il Paese e i territori. E presenta un dinamismo della R&S è confermato dalle previsioni sugli investimenti: "tra il 2023 e il 2028 raggiungeranno i 1.600 miliardi di dollari a livello globale". Ma l'Europa, avverte Cattani, deve invertire una tendenza che da 20 anni la vede perdere quote mondiali di investimenti rispetto a USA e Cina che invece guadagnano terreno. In più oggi c'è la forte concorrenza anche di Paesi emergenti che mettono sul piatto misure molto attrattive. Nella competizione mondiale, ha detto Cattani, abbiamo bisogno di più Europa nel mondo e più Italia in Europa per attrarre investimenti, innovazione, mettere in sicurezza e ricostruire filiere strategiche e diminuire la dipendenza di principi attivi e intermedi dall'estero. In questo contesto, per Farmindustria, la proposta di revisione della legislazione farmaceutica europea presentata dalla Commissione UE riduce la data protection da 8 a 6 anni e l'esclusiva di mercato per i farmaci orfani da 10 a 9, indebolisce la proprietà intellettuale e quindi la competitività. Importante anche definire regole nuove, nella gestione della spesa per l'attrattività degli investimenti, messa a forte rischio da livelli ormai insostenibili di payback ma anche rimodulando i due tetti di spesa, includendo già dal 2023 i farmaci a innovatività condizionata nel fondo innovazione. Questi obiettivi secondo Cattani, si possono raggiungere anche con un rapido completamento della riforma dell'Agenzia italiana del Farmaco (AIFA), che consentirà di modernizzare le valutazioni delle terapie. E infine si dovrà poter contare su strumenti efficaci per gli investimenti, superando i vincoli del regime UE di aiuti di Stato e aumentando la possibilità di utilizzare gli attuali incentivi per ricerca e produzione.
Occupazione, produzione, export, ricerca e investimenti: i numeri dell'industria del farmaco
Il primo fattore di competitività dell'industria farmaceutica in Italia sono le risorse umane: 68.600 addetti nel 2022 (+1,9% rispetto al 2021), di cui 6.900 in R&S; 90% laureati e diplomati; 44% donne (53% nella R&S); 150.000 con i fornitori diretti e 300.000 con l'indotto totale; +9% crescita occupazione 2017-2022, +16% per i giovani e +13% per le donne. Le risorse umane possono contare su misure di welfare all'avanguardia, in particolare, per la conciliazione vita-lavoro e la genitorialità. Oltre il 91% delle imprese applica da anni lo smart working, con part-time, flessibilità oraria in ingresso/uscita, permessi retribuiti per visite mediche aggiuntivi al CCNL, tutti gli addetti hanno previdenza e assistenza sanitaria integrativa; il 73% fruisce di servizi di istruzione e assistenza; il 43% può beneficiare di forme di assistenza per familiari anziani o non autosufficienti. Inoltre il 47% delle imprese offre congedi e aspettative di maternità più lunghi rispetto alla legge e al CCNL; il 58% asili nido/rimborsi spese per istruzione e assistenza domestica; il 55% campagne di screening, prevenzione, vaccinazione, check-up e per il benessere psico-fisico; il 59% counseling psicologico post-gravidanza. Nel 2022 l'Italia stata è tra i Paesi leader in UE per valore della produzione del farmaco (49 miliardi di produzione totale) con export cresciuto del+ 176% in 10 anni, 3,3 miliardi di investimenti in produzione e R&S, +22% in 5 anni e oltre 700 milioni all'anno investiti in studi clinici. È il primo settore per Open Innovation/Network Innovation con una R&S in partnership aumentata del 95% negli ultimi 10 anni e con soggetti pubblici e privati: start-up, PMI, università, istituti di ricerca e di alta tecnologia, parchi scientifici e tecnologici, strutture sanitarie.
Sostenibilità ambientale e accesso ai farmaci
L'industria farmaceutica è impegnata già da tempo nella transizione verso un'economia sostenibile. In dieci anni le aziende farmaceutiche in Italia hanno ridotto i consumi energetici del 37% e considerando quelli rilevanti per le emissioni atmosferiche del 34%. Gli investimenti in protezione per l'ambiente per addetto sono pari al 180% della media nazionale, dato che sale al 200% per quelli in tecnologie destinate alla prevenzione dell'inquinamento e l'88% delle aziende prevede di ridurre i rifiuti prodotti nei prossimi tre/cinque anni, e il 55% è già impegnato e la quasi totalità delle aziende è dotata di sistemi di monitoraggio dell'impatto ambientale con indicatori specifici. Si stanno riducendo, ma sono ancora superiori ad altri paesi: 14 mesi in Italia rispetto a 12 negli altri big europei e a 4 in Germania (anche se vanno considerati i diversi processi autorizzativi e i diversi organici delle agenzie regolatorie); altri 10 mesi in media sono necessari per la disponibilità delle terapie a livello regionale, con forti differenze di tempi tra una Regione e l'altra (da un minimo di 4 mesi fino a 16).
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A cura di Redazione Farmacista33
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