Mascherine, troppe incertezze su sconfezionamento. Ecco cosa è permesso fare
Dispositivi di protezione individuali: le attuali possibilità di sconfezionamento da parte delle farmacie e le casistiche in cui si può incappare in eventuali sanzioni
Il numero di dispositivi di protezione individuali disponibili per i cittadini, nonostante gli sforzi delle Istituzioni, resta non adeguato rispetto alla domanda. E, d'altra parte, spesso, le confezioni che le farmacie riescono ad acquisire contengono al loro interno grosse quantità, con la conseguenza che le scorte vengano esaurite in breve tempo. Alla luce di queste considerazioni, il cosiddetto sconfezionamento, cioè la vendita delle mascherine singolarmente o in confezioni ridotte, potrebbe soddisfare un numero maggiore di richieste da parte dei cittadini. È questa la riflessione al centro di alcune lettere per rivedere normativa e procedure indirizzate a Ministero della Salute e dell'Economia, Protezione Civile e Guardia di Finanza da parte di Federfarma, che in una recente circolare ha ricordato le attuali possibilità per le farmacie e le casistiche di eventuali sanzioni.
Con sconfezionamento si risponde a più richieste dei cittadini
«Obbligare una farmacia» scrive Federfarma nelle lettere, l'ultima delle quali datata 30 marzo, «a consegnare a un singolo utente una confezione di 50 mascherine chirurgiche significa sottrarne la disponibilità ad altri, provocando evidenti danni nei confronti della collettività», mentre il cosiddetto sconfezionamento permetterebbe di «soddisfare un maggior numero di richieste, di operare una distribuzione che tenga conto delle eventuali necessitaÌ di contingentamento, di evitare fenomeni di accaparramento». Ma, ricapitola Federfarma, «al momento, la situazione vede come unica regione a essersi mossa in questa direzione la Campania, che con nota del 23 marzo, ha espressamente autorizzato la vendita di mascherine singole in luogo di confezioni multiple, con possibilità di spacchettamento».
La casistica delle sanzioni comminate alle farmacie
Così, continua, «ancora oggi, pervengono segnalazioni da parte delle farmacie associate circa l'elevazione di verbali per illeciti amministrativi - con conseguente sequestro di mascherine e Dpi -, per illecita dispensazione e vendita di mascherine e DPI in forma singola in violazione alle norme del Codice del consumo». Ecco allora la richiesta, indirizzata a Guardia di Finanza, Ministeri e Protezione Civile, «di pronunciamenti» che facciano chiarezza, che tuttavia «a oggi è rimasta inevasa». «Dipartimento della protezione civile e Comando Generale della Guardia di Finanza» si sono rivelati almeno «verbalmente, entrambi favorevoli ad autorizzare la vendita di mascherine sconfezionate e in forma singola» e, dall'altra parte, questo orientamento sembra aver spinto «le Amministrazioni a preannunciare l'adozione di un provvedimento» che vada in questa direzione, ma «di cui si rimane ancora in attesa da diversi giorni».
I consigli dell'esperto per gestire (ove permesso) lo sconfezionamento
Sul tema, di recente, c'è stato un intervento di Sediva news che aveva ricapitolato alcuni principi da seguire nel caso si proceda con lo sconfezionamento (ove permesso): nell'articolo, a firma di Stefano Civitale, viene evidenziato che nell'operazione dello sconfezionamento potrebbero intravedersi «una presunta violazione di carattere penale, quando - secondo le condizioni di tempo, di luogo e ovviamente di vendita - lo "spacchettamento" possa rivelarsi finalizzato soprattutto alla cessione al pubblico dei singoli pezzi a un prezzo "maggiorato"» e «una presunta violazione di natura amministrativa, considerato che con la vendita del prodotto verrebbe meno il contenuto minimo informativo recato dalla confezione integra, e prescritto come obbligatorio dall'art. 6 del Lgs. 206/2005 (Codice del consumatore)». Secondo l'autore, tuttavia, «il rischio di incappare nel reato potrebbe ragionevolmente essere scongiurato vendendo le singole unità a un prezzo pari a quello praticato per la confezione intera diviso per il numero di pezzi». Quanto alla «violazione amministrativa riscontrabile nella carenza informativa sul prodotto e sul suo corretto utilizzo, invece, potrebbe essere evitata provvedendo a re-impacchettare le mascherine in confezioni più piccole, anche "unitarie", allegandovi in fotocopia le stesse informazioni contenute nella confezione più grande».
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