Mascherine di Stato, Assoram: preoccupa il rimbalzo di responsabilità. Noi esclusi da incontri con Arcuri
È preoccupante che solo alcune sigle della distribuzione siano state incluse dalla contrattazione con la parte pubblica sulla questione delle mascherine. Il commento di Assoram, associazione che rappresenta oltre 100 aziende
È preoccupante che solo alcune sigle della distribuzione siano state incluse dalla contrattazione con la parte pubblica sulla questione delle mascherine di Stato, nonché il rimpallo di responsabilità tra parte pubblica e sigle che hanno sottoscritto il Protocollo del 1° maggio scorso e il nuovo accordo per la distribuzione. A dirlo è Assoram, Associazione che rappresenta oltre 100 aziende della distribuzione primaria che in una nota denuncia: «Noi e molti altri esclusi dalla discussione. Il Commissario Arcuri non ci ha mai risposto». L'Associazione riceve richieste di chiarimento sulla prassi da seguire e sugli accordi, ma finora non è giunta nessuna comunicazione istituzionale: "Un silenzio inaccettabile per Assoram".
Assoram esclusa dalla contrattazione con la parte pubblica
«Ci siamo ritrovati - afferma il presidente Pierluigi Petrone - tagliati fuori da una contrattazione tra parte pubblica e alcune sigle di rappresentanza della distribuzione intermedia e finale su aspetti che riguardano direttamente anche i distributori/concessionari di vendita nostri associati». Una esclusione, si legge nella nota "di cui non comprendiamo la motivazione tanto più che ci siamo affrettati a comunicare al Commissario Arcuri che dovesse essere garantita la par condicio a tutte le imprese aventi titolo. Ad oggi non abbiamo avuto risposte, mentre il Governo persevera con l'accordo con due sole sigle di rappresentanza dei grossisti per la distribuzione alle farmacie delle mascherine di Stato a prezzo calmierato, senza considerare che filiera distributiva è più articolata e complessa". «Riteniamo sia fondamentale garantire il diritto alla salute dei cittadini, rendendo accessibili i prezzi delle mascherine e bloccando qualsiasi forma di speculazione - chiarisce il direttore generale Mila De Iure - ma ci aspettavamo che fossero prese in considerazione tutte le aziende su cui tali accordi impattano dal punto di vista economico e operativo».
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