Farmaci innovativi, sforato il fondo di 464,2 milioni di euro. Servono più risorse
Il tetto di 500 milioni di euro del Fondo per i farmaci oncologici innovativi è stato sfondato di 464,2 milioni. Gli esperti nel webinar del Centro studi americani: "servono più risorse"
Il tetto di 500 milioni di euro fissato per il Fondo per i farmaci oncologici innovativi è stato sfondato di 464,2 milioni e la spesa totale, come emerge dal monitoraggio dell'Agenzia italiana del farmaco, ha raggiunto 964,2 milioni di euro. È la prima volta, da quando è stato istituito nel 2017, che il Fondo si rivela incapiente con conseguenze preoccupanti per i pazienti che rischiano di non poter accedere in tempi brevi ai trattamenti innovativi. Questo è uno dei temi al centro del webinar organizzato dal Centro studi americani, dal titolo: "I fondi per i farmaci innovativi: una best practice italiana che può essere migliorata".
Innovativi, strumento efficace che merita un potenziamento
A introdurre il tema è Claudio Jommi, professor of Practice di Sda Bocconi School of Management e responsabile scientifico dell'Osservatorio farmaci del Cergas, che spiega: "Dalla pubblicazione GRHTA (Global & Regional Health Technology Assessment) sui Fondi dei farmaci innovativi sono emerse 4 raccomandazioni: in primis quella di mantenere i fondi perché sono un segnale chiaro da parte del sistema nei confronti di farmaci ad alto valore per il Servizio sanitario nazionale e rispondono a criteri oggettivi e trasparenti. Vi è poi la necessità di semplificare il funzionamento e di riprogrammare in modo più flessibile l'ammontare dei Fondi, rispetto anche all'entità attesa dell'innovazione. In terzo luogo, va valutata l'estensione dell'innovatività a più di 3 anni, mantenendo la coerenza tra estensione e necessità di investire in nuovi ingressi di farmaci innovativi sulla base delle risorse disponibili. Infine, vanno prodotte ulteriori evidenze sull'accesso a livello regionale e l'impatto sulla spesa sanitaria". Nel 2020, inoltre, si è registrato un avanzo di 193 milioni di euro nel secondo Fondo, quello per i farmaci innovativi non oncologici, che ha una dotazione identica pari a 500 milioni. "La dotazione dei due Fondi, stabilita con la Legge di Bilancio 2017, deve tener conto dei progressi scientifici realizzati soprattutto in ambito oncologico negli ultimi anni - afferma Carmine Pinto, presidente Ficog (Federation of Italian Cooperative Oncology Groups) -. Per questo va incrementato il tetto fissato a 500 milioni di euro del Fondo per i farmaci oncologici innovativi, che in questi anni ha risposto a due specifiche esigenze. Innanzitutto, consentire ai pazienti l'accesso alle nuove terapie; in secondo luogo, grazie alla 'fast track approval', garantire ai pazienti l'immediato accesso a questi farmaci dopo l'approvazione a livello centrale da parte di Aifa". "Oggi serve una riprogrammazione di tutta la spesa farmaceutica - continua il prof. Pinto -. Va considerato non solo il costo del farmaco, ma va definito l'intero costo assistenziale per il Sistema sanitario nazionale della singola patologia neoplastica. In attesa di una riforma strutturale, va aumentato il tetto di 500 milioni di euro per i farmaci oncologici. Una volta assicurata la capienza del Fondo, la definizione di innovatività e quindi il criterio di permanenza di un farmaco nel Fondo vanno garantiti oltre gli attuali 36 mesi, fino a quando cioè quel singolo farmaco non viene sostituito nella pratica clinica da un altro nuovo farmaco innovativo, allineandone così la durata con gli outcome clinici". Oggi invece, dopo tre anni, ne è prevista l'uscita perché decade in modo automatico il requisito dell'innovatività, che è temporaneo. "Sul tema dei fondi per i farmaci innovativi la risposta delle Istituzioni è unanime: sono stati uno strumento efficace e meritano un potenziamento - dichiara Beatrice Lorenzin, responsabile del Bridge Health&Science del Centro studi americani, coordinatrice dell'evento -. La priorità è continuare a garantire l'accesso all'innovazione ai pazienti e ai clinici. Sono state diverse le suggestioni sollevate e ritengo che la via dell'unificazione dei fondi o una maggiore disponibilità siano quelle che possano trovare seguito anche in ambito parlamentare".
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A cura di Simona Zazzetta
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