Farmacisti vaccinatori, a breve 23mila abilitati. Nuove competenze per Rete di prossimità vaccinale
Sono circa 20.000 i farmacisti che hanno completato i corsi abilitanti dell'Istituto superiore di sanità e altri 3.000 li concluderanno a breve
Sono poco meno di 20.000 i farmacisti che hanno completato i corsi abilitanti dell'Istituto superiore di sanità e altri 3.000 li concluderanno a breve, mentre sul fronte delle farmacie a partecipare al Piano vaccinale sono 10.518 private, a cui si aggiungono 1.000 comunali. Ma, a parte l'emergenza, «la figura del farmacista vaccinatore è un'innovazione destinata a restare», per rispondere anche in futuro alla gestione della prevenzione contro il Covid-19, così come per le altre vaccinazioni. La necessità sarà infatti quella di passare dal modello centralizzato ad Hub a «una vera rete di prossimità dei siti vaccinali». E proprio nella farmacia dei servizi ci sono le «basi per una nuova politica della prevenzione che sia saldata al principio chiave della prossimità». A fare la riflessione è Andrea Mandelli, presidente della Fofi, che delinea le linee di sviluppo di farmacia e farmacisti.
Presto saranno 23mila i farmacisti vaccinatori. È una innovazione destinata a restare
«In base ai rilievi condotti due giorni fa sono poco meno di 20.000 colleghi hanno completato i corsi abilitanti dell'Istituto superiore di sanità, realizzati in collaborazione da Fofi, e altri 3.000 li concluderanno a breve» fa il punto in una nota Mandelli. «Le farmacie private convenzionate che parteciperanno al Piano Vaccinale sono 10.518 su 17.617, a cui si aggiungono 1.000 farmacie comunali su 2.000». Si tratta di «dati che testimoniano la nascita di una vera rete di prossimità dei siti vaccinali, che permetterà di raggiungere agevolmente la popolazione attiva, come sta avvenendo in paesi come la Francia, dove le farmacie hanno erogato in poco più di un mese quasi 1,2 milioni di vaccinazioni contro il Sars-CoV-2». È evidente come si stiano ponendo «le basi per una nuova politica della prevenzione, che si avvalga della presenza capillare e della professionalità dei farmacisti di comunità.
Mandelli: per il futuro necessario passare da grandi hub a siti vaccinali di prossimità
Infatti «la figura del farmacista vaccinatore» ha aggiunto Mandelli in una intervista sull'house organ della Federazione «è un'innovazione destinata a restare». Innanzitutto «è più che probabile che il Covid-19 diventi una malattia endemica che richiede vaccinazioni annuali». In tale contesto è chiaro che «non si potrà procedere servendosi di hub e grandi strutture centralizzate, anche perché sono gestiti sottraendo personale e risorse degli ospedali, che devono invece tornare al più presto a svolgere le loro funzioni, per recuperare tutte le prestazioni fondamentali che la pandemia ha costretto a rimandare». Al contrario, «si dovrà per forza di cose costruire un reticolo di siti vaccinali di prossimità, dove potersi recare con il minimo di burocrazia e spostamenti». Ma «c'è poi anche il capitolo delle altre vaccinazioni dell'adulto: l'antinfluenzale, l'antipneumococcica e quella contro l'herpes zoster, per le quali la copertura, anche all'interno delle fasce protette, non è mai stata adeguata in Italia. Solo coinvolgendo i farmacisti, come avvenuto degli Stati Uniti a partire dalla metà degli anni '90, si può stabilmente aumentare l'accesso alla vaccinazione».
Vaccini e prevenzione sono realtà operative della farmacia dei servizi
Nel futuro della farmacia, continua, «la partecipazione alle campagne nazionali di prevenzione avrà un peso sempre maggiore» e in questa direzione «c'è tutto il lavoro svolto per il modello della farmacia dei servizi», con «una normativa di base ben costruita». Già «nella Legge 69/2009 infatti si distinguono servizi di primo e secondo livello. Questi ultimi sono quelli rivolti al singolo paziente, come il supporto all'aderenza alla terapia o la diagnostica di prima istanza o, ancora, la telemedicina. Sono invece prestazioni di primo livello quelle che rientrano nelle campagne di educazione sanitaria, screening e prevenzione e se si parla di prevenzione non si può non considerare le campagne vaccinali». Ma al di là di questo, dall'ambito «nazionale», al «livello regionale e persino di singola azienda sanitaria», «sono pensabili iniziative mirate ai bisogni del territorio, in cui il farmacista possa intervenire positivamente». Con «l'implementazione della farmacia dei servizi si può finalmente rendere la prevenzione una realtà operante, saldandola al principio chiave della prossimità».
Importanza farmacisti emerge in tutti i contesti, da ospedale a volontariato
In generale, va ricordato che durante tutta l'emergenza «i farmacisti di comunità hanno avuto un ruolo fondamentale nel mantenere la coesione tra Servizio sanitario e pazienti, oltre che continuare a erogare servizi essenziali: dall'accesso al farmaco all'ossigenoterapia domiciliare». Mentre nell'ambito ospedaliero «è emersa come non mai l'importanza del farmacista per assicurare la disponibilità di medicinali e dispositivi, ma anche per garantire la corretta gestione delle terapie. Tra l'altro i colleghi ospedalieri sono al centro dell'attività dei siti vaccinali, compresi gli hub esterni agli ospedali», né si può dimenticare «l'impegno dei farmacisti della Sanità militare che operano nel centro di Pratica di Mare, il cuore pulsante della distribuzione dei vaccini nel paese». Così come «i colleghi volontari che hanno iniziato a vaccinare negli hub, già prima della partenza delle vaccinazioni in farmacia».
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A cura di Redazione Farmacista33
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