Contraccezione di emergenza, Tar conferma vendita in farmacia senza ricetta a minorenni
La pillola per la contraccezione di emergenza dei cinque giorni continuerà a essere dispensata dalle farmacie senza ricetta alle ragazze minori di 18 anni. La sentenza del Tar
La pillola per la contraccezione di emergenza, quella cosiddetta dei cinque giorni, continuerà a essere dispensata dalle farmacie senza ricetta alle ragazze minori di 18 anni. Lo ha stabilito il Tar del Lazio con una sentenza pubblicata il 4 giugno che respinge il ricorso che alcune associazioni avevano presentato per l'annullamento della Determina dell'Aifa dell'8 ottobre 2020 recante "modifica del regime di fornitura del medicinale per uso umano EllaOne (ulipristal); "nonché di ogni atto e provvedimento ad essa presupposto".
L'Aifa, ricordano i giudici, aveva disposto l'eliminazione dell'obbligo di prescrizione medica per la commercializzazione del farmaco, presso le farmacie italiane, anche in favore delle ragazze minorenni con l'obiettivo di "evitare gravidanze adolescenziali a quelle minori che, per paura e pudore, non si rivolgono ai genitori ed al proprio medico onde farsi prescrivere la c.d. pillola del giorno dopo". Il tribunale ha però ritenuto infondati i diversi motivi del ricorso, in primo luogo confermando che all'Aifa spetta "la competenza ad adottare provvedimenti quali quelli di specie (classificazione di farmaci non soggetti a prescrizione medica)". E se per le Associazioni ricorrenti non sarebbero stati "attentamente valutati i possibili effetti abortivi", i giudici sottolineano che "sulla base di quanto autorizzato, il farmaco in questione avrebbe una funzione meramente antiovulatoria. Esso impedisce in altre parole la fecondazione". I giudici chiariscono che da parte loro si tratta di una disamina della documentazione tecnica sul tema e richiamano le "numerose fonti scientifiche dirette" citate nel "Razionale Scientifico e Regolatorio" del 16 dicembre 2019, nello specifico linee guida approvate da federazioni e società scientifiche internazionali, che da un lato sono dirette "ad escludere problematiche di salute quale che sia l'età di chi assume" il farmaco e dall'altro "ad escludere una ulteriore portata antinidatoria". I dubbi posti dalle ricorrenti riguardano anche eventuali effetti tossici sul fegato che "non sarebbero stati considerati" ma per il Tar trattasi di "opinioni o meglio di mere asserzioni ipotetiche, prive di più specifici approfondimenti scientifici, estrapolate tra l'altro non da una rivista specializzata ma da un pur autorevole e diffuso quotidiano che, in quanto tale, di certo non può entrare a far parte del necessario bagaglio tecnico e scientifico da porre alla base di taluni dossier amministrativi, manifestando a tal fine un ruolo sostanzialmente irrilevante".
Smic: ha prevalso la letteratura internazionale
«La letteratura mondiale ha dimostrato a piene mani che non vi sono rischi nella assunzione del farmaco per la contraccezione di emergenza né nelle maggiorenni né nelle minorenni - commenta Emilio Arisi, presidente della Società medica italiana della contraccezione - e che anzi la possibilità di andare direttamente in farmacia ad acquisire il farmaco ha certamente ridotto i numeri delle gravidanze indesiderate e quindi dell'aborto volontario, come dimostrano le relazioni ministeriali degli ultimi anni. In altri termini l'assenza di necessità di una prescrizione medica semmai ha portato dei grandi vantaggi per le minorenni, e per la società in senso lato. E ora la sentenza del Tar conferma tutto questo» «Il tribunale fa riferimento alla letteratura internazionale, che assume come dato di evidenza il meccanismo d'azione del farmaco e la sua rispondenza ai criteri stabiliti per i farmaci dispensabili senza obbligo di prescrizione, affermando che il ricorso delle associazioni cattoliche era basato solo su opinioni e su un unico studio, peraltro discutibile da un punto di vista metodologico - sottolineano Filomena Gallo, segretaria dell'associazione Luca Coscioni -. È auspicabile che le opinioni e le posizioni ideologiche personali, ovviamente legittime, non abbiano diritto di cittadinanza nella pratica medica e nella ricerca scientifica, che hanno come unico fine la salute delle persone».
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A cura di Simona Zazzetta
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