Cure primarie, la strada è il dialogo tra le professioni sanitarie
La collaborazione interdisciplinare delle cure di prossimità nell'era digitale, per le cure primarie la strada è il dialogo tra le professioni
«Fin dalla legge Balduzzi del 2012 si parla di riordino dell'assistenza territoriale ma a oggi poco è cambiato. E ora si ripresenta l'esigenza di nuove riforme, con molti dubbi sulla loro effettiva realizzazione». Erika Mallarini, docente alla Sda Bocconi, apre, a FarmacistaPiù, il convegno su "La collaborazione interdisciplinare delle cure di prossimità nell'era digitale" con una nota di scetticismo.
Negli anni, fa notare, sono proliferate le sigle - Case della salute, Uccp, Pot e via dicendo - fino ad arrivare alle case di comunità previste dal Pnrr. In più il Piano nazionale della cronicità, che ha avuto solo parziali applicazioni sul territorio, oltre che variare molto da Regione a Regione. «L'obiettivo finale è sempre la presa in carico del paziente ma permangono molte lacune nella governance sanitaria, sia sul versante della condivisione dei dati, sia nel fatto che esiste tuttora una certa tendenza delle professioni sanitarie a procedere autonomamente e non in sinergia con le altre». Quanto alla farmacia, «già ora può offrire una ampia gamma di servizi sanitari ai cittadini, a partire dalla telemedicina, nelle sue varie applicazioni. Non solo telecardiologia ma anche, per esempio, telecoaching, monitoraggio a distanza dei parametri di salute. Finalmente è uscita da quel ruolo ancillare agli altri comparti sanitari cui era stata relegata nei decenni passati».
La rete territoriale
Attuale direttore generale di Ats Milano, dopo avere ricoperto alti incarichi al ministero e presso aziende ospedaliere lombarde, Walter Bergamaschi sottolinea che non sono certo i presidi sanitari a mancare sul territorio nazionale: «Solo per la zona di Milano di cui mi occupo, ospedali a parte, è capillare la rete di Medici di medicina generale, poliambulatori, consultori, farmacie. Ci sono in tutto 60 punti di erogazione di servizi sociosanitari, semmai a essere carente è una integrazione tra di essi. Gli stessi cittadini non sono consapevoli dell'ampiezza di questa offerta». Qualche parola anche sulle case di comunità su cui punta il nuovo piano sanitario regionale lombardo: «Non avranno niente a che vedere con le retail clinic così diffuse in Lombardia, strutture private cui i cittadini accedono per prestazioni diagnostiche urgenti. Il target che immaginiamo è il paziente cronico monopatologico che ha bisogno di servizi e competenze diversificati». Non facile da sciogliere il nodo di una sanità ospedalocentrica: «Il nostro è un sistema sanitario che non è nato in funzione della cronicità, ma finalizzato alla cura delle acuzie. Oggi bisogna invece puntare sui temi della persona più che della patologia e in questo senso il ruolo della farmacia sarà sempre più fondamentale».
Dialogo tra farmacisti e Mmg
È nata da poche settimane AgoràSalute, piattaforma digitale finalizzata a favorire il dialogo professionale tra farmacisti e medici di medicina generale, categorie non sempre in armonia. Principali artefici, Davide Petrosillo, segretario degli Ordini della Lombardia, e Ovidio Brignoli, vice presidente della Simg. «Non è vero che non esiste il dialogo, nel mio caso di farmacista in un piccolo paese in provincia di Bergamo la collaborazione con i medici è sempre stata molto stretta, ancor di più nei mesi nella pandemia. Si tratta semmai di rendere questa sinergia più estesa e organica sul territorio», spiega Petrosillo. Molti i dubbi di Brignoli sulle case della comunità prefigurate dal Pnnr: «La popolazione anziana e fragile avrà sempre come principale punto di riferimento il suo medico di famiglia e se sarà costretta a recarsi in strutture territoriali nuove ne patirà dei danni. Allo stesso tempo resta ancora molto carente, sul versante della digitalizzazione, la condivisione dei dati tra aziende sanitarie e Mmg, come anche l'impossibilità delle farmacie ad accedere ai dossier sanitari».
«Servono le competenze e le risorse finanziarie, ma queste non bastano se non si creano reti che mettano in comunicazione le figure sanitarie che operano sul territorio», sottolinea Umberto Comberiati, business unit head gx di Teva, azienda che ha offerta il suo supporto incondizionato al progetto AgoràSalute.
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A cura di Simona Zazzetta
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