Covid, frena curva nuovi casi. Gimbe: tamponi in base a status vaccinale
Fondazione Gimbe: frena l'incremento dei casi, rallenta l'aumento di ricoveri e terapie intensive ma ospedali ancora sotto pressione. In crescita il numero dei tamponi totali
Frena l'incremento dei casi (+3%), aumentano i decessi del 49,7%, rallenta l'aumento di ricoveri (+14%) e terapie intensive (+2,3%), ma ospedali ancora sotto pressione. In crescita il numero dei tamponi totali (+10,8%), e degli over 50 che si vaccinano (+28,1%). Questo il quadro pandemico rilevato dal monitoraggio della Fondazione Gimbe nella settimana 12-18 gennaio: una stabilizzazione dei nuovi casi a quota 1,2 milioni e un aumento delle ospedalizzazioni
Meno nuovi casi ma ospedali sotto pressione
«Nell'ultima settimana - spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione - si è registrata una sostanziale stabilizzazione dei nuovi casi intorno a quota 1,2 milioni, con un incremento del 3% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che passa da 174.576 del 12 gennaio a 177.652 il 18 gennaio (+1,8%). Una frenata nazionale della curva che risente di situazioni regionali molto diverse». Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+10,8%), passati da 6.926.539 della settimana 5-11 gennaio a 7.672.378 della settimana 12-18 gennaio, con un incremento dei tamponi rapidi (+856.687; +17,8%) a fronte di una leggera flessione di quelli molecolari (-110.848; -5,3%). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività dei tamponi molecolari si riduce ulteriormente (dal 25,4% al 21,2%), mentre rimane stabile (14,4% vs 14%) per gli antigenici rapidi. Resta alta la pressione sugli ospedali: i posti letto occupati da pazienti Covid continuano ad aumentare, ma più lentamente, in lieve flessione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva. «Rimangono di difficile interpretazione - spiega Cartabellotta - i trend dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva dell'ultima settimana; servono ulteriori analisi per capire se si tratta di errori tecnici, di ricalcoli da parte delle Regioni, dei primi effetti della prevalenza della variante omicron sulla delta, o di altre motivazioni».
Vaccini: in crescita gli over 50
Al 19 gennaio l'83,7% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 79,6% ha completato il ciclo vaccinale. In aumento nell'ultima settimana il numero di somministrazioni, crescono dell'8,3% le terze dosi e del 2,8% i nuovi vaccinati e di questi quasi la metà è rappresentata dalla fascia 5-11, che resta sostanzialmente stabile. La recente introduzione dell'obbligo vaccinale per gli over 50 inizia a mostrare i primi effetti visto che in questa fascia anagrafica i nuovi vaccinati sono 128.966 (+28,1% rispetto alla settimana precedente). A partire dalla data di introduzione dell'obbligo vaccinale per gli over 50, la media mobile a 7 giorni dei nuovi vaccinati per questa fascia anagrafica è passata da 9.549 dell'8 gennaio a 19.845 il 15 gennaio per poi stabilizzarsi intorno a quota 18.500; nella fascia 5-11 anni dopo il picco di 38.624 registrato il 9 gennaio si è stabilizzata intorno a 35.000 nuovi vaccinati al giorno; stabile la fascia 20-49 e in leggero ma progressivo calo quella 12-19.
Tamponi: discriminante sia lo status vaccinale
«In uno scenario ancora critico - conclude Cartabellotta - caratterizzato dall'elevata circolazione del virus e da una rilevante occupazione dei posti letto ospedalieri da parte dei pazienti COVID, le Regioni hanno messo sul tavolo varie proposte da discutere con il Governo, per semplificare la fase di convivenza con il SARS-CoV-2, su cui la Fondazione GIMBE ha condotto una puntuale analisi». Tra queste, il Gimbe interviene anche sul contact tracing che "con l'attuale numero di positivi non è sostenibile né fattibile, né può contribuire in maniera efficace a rallentare la crescita dei casi. Se dunque è condivisibile l'obiettivo di alleggerire la pressione sui servizi sanitari territoriali, la proposta delle Regioni di riservarlo ai casi sintomatici non è basata su evidenze scientifiche, perché oggi l'elemento discriminante dovrebbe essere rappresentato dallo status vaccinale, dal momento che i vaccinati si infettano meno e, soprattutto, trasmettono meno il virus".
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A cura di Simona Zazzetta
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