Long Covid. Nuovi dati da review italiana: il 60% dei pazienti ne soffre a sei mesi
I dati pubblicati su 121mila pazienti indicano che nel 60% dei casi il long Covid persiste per sei mesi. È quanto ha osservato una review curata da un gruppo italiano
Circa il 60% delle persone che hanno avuto un'infezione da virus SARS-CoV-2, nel periodo di follow-up di sei mesi riportano sintomi riconducibili alla sindrome nota come Long Covid con sintomi quali stanchezza e mal di testa, depressione o perdita di appetito. È quanto ha osservato una review con metanalisi curata da un gruppo italiano coordinato da Francesco Di Gennaro, dell'Università Aldo Moro di Bari. I dati sono stati sottomessi alla rivista The Lancet, che l'ha pubblicati, per il momento, in forma di preprint, in attesa del processo di peer-review. L'indagine ha evidenziato anche differenze a livello di popolazioni di pazienti nonché di aree geografiche, mentre un altro studio, questa volta inglese, ha mostrato che tre pazienti su quattro, ricoverati per COVID-19, soffrono ancora di sintomi a lungo termine a cinque mesi dalle dimissioni e solo uno su quattro si sente completamente ripreso.
I sintomi del Long Covid e le caratteristiche dei pazienti più a rischio
Il Long Covid è associato a sintomi a lungo termine, spesso disabilitanti, anche tra persone che hanno avuto un'infezione asintomatica da coronavirus. Per la review, i ricercatori hanno analizzato diversi database prendendo in considerazione studi osservazionali sull'incidenza dei sintomi del Long Covid sulla base dei criteri stabiliti dall'OMS, tra cui affanno, ansia, alopecia, depressione, stanchezza grave, dolore al petto, perdita di appetito e debolezza. Questo per cercare di andare oltre uno dei problemi riscontrabili in studi di questo tipo, ovvero la mancanza di una definizione comune, che rende difficile il confronto tra studi, e anche la mancanza di una denominazione ufficiale della sindrome. La ricerca ha analizzato dati provenienti da quasi 121mila pazienti, di età media di 52 anni e equamente divisi tra uomini e donne; di questi, quasi il 60% riportava uno o più sintomi del Long Covid in un periodo medio di sei mesi. Tra i sintomi più comuni c'era la stanchezza, mentre tra quelli meno frequenti c'erano le manifestazioni a livello gastrointestinale. In particolare, i sintomi neurologici andrebbero dalla confusione mentale, che colpisce un caso su sette, all'epilessia, che interessa meno dell'1%. Uno su dieci, inoltre, lamentava mal di testa, alterazione del gusto e dell'olfatto, vertigini e crampi, insieme a problemi cognitivi. Ancora, uno su cinque aveva sintomi a livello di salute mentale, come ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico e problemi di sonno, mentre i sintomi cardiaci erano principalmente rappresentati da palpitazioni. A livello di popolazioni di pazienti, le donne avrebbero una maggiore probabilità di soffrire di Long Covid e sarebbero anche a maggior rischio di sintomi a livello neurologico e cardiovascolare. Le persone più anziane, invece, avrebbero una maggior probabilità di soffrire di problemi psichiatrici, respiratori, gastrointestinali e cutanei, mentre uno su quattro soffrirebbe di sintomi respiratori, quasi sempre affanno. Ecco perché, secondo gli stessi autori, le persone anziane e le donne dovrebbero essere controllate di più e, comunque, il follow-up dovrebbe essere condotto indipendentemente dalla gravità iniziale della malattia.
Le differenze a livello geografico e in base alla durata del follow-up
A livello geografico, la review ha evidenziato che, per esempio, due studi su tre dall'Oceania non riferivano casi di Long Covid, contro meno della metà di quelli condotti in Europa. Ancora, gli asiatici avevano una minore probabilità di soffrire di problemi psichiatrici rispetto agli africani. E anche in base alla durata del follow-up c'erano differenze, con i controlli fino a tre mesi che evidenziavano, più probabilmente, sintomi neurologici, rispetto a follow-up più lunghi.
A un anno, solo un paziente ricoverato su quattro è in totale guarigione
Uno studio inglese ha evidenziato, invece, che circa il 75% dei pazienti ricoverati per Covid-19 si ritiene completamente ripreso a cinque mesi dalle dimissioni per Covid-19. In questo caso, i ricercatori del Phosp-Covid Collaborative Group hanno seguito, attraverso un questionario, oltre duemila persone, di cui solo uno su quattro ha riferito di essersi ripreso in modo completo dalla malattia a un anno da quando è stato dimesso. Dall'analisi dei dati è emerso che, probabilmente, tra i fattori che fanno la differenza in questo contesto ci sarebbero l'obesità e il fatto di aver fatto ricorso alla ventilazione assistita durante il ricovero, oltre al genere femminile.
Fonti
Di Gennaro F. et al., (2022) Long Covid: a systematic review and meta-analysis of 120,970 patients" - Preprints with THE LANCET The Lancets Respiratory Medicine. doi: 10.1016/S2213-2600(22)00127-8
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