Laurea in Farmacia, al campus di Rimini si studia in inglese: 96 studenti su 100 sono stranieri
Il Corso di Laurea internazionale di Pharmacy conta 100 iscritti tra cui 4 italiani. Corsi ed esami si sostengono in lingua inglese. La laurea abilitante aumenta attrattività del corso
È giunto al quarto anno il Corso di Laurea internazionale di Pharmacy dell'Università di Bologna che si svolge nel campus di Rimini dove si sostengono esami e lezioni solo in lingua inglese: i primi 17 iscritti stanno terminando il quarto anno, al traguardo del 2022 sono arrivati 100 iscritti su 100 tra cui 4 italiani, con oltre 500 domande giunte da tutto il mondo, in particolare Iran, Afghanistan, India e Pakistan, Africa, Europa e Stati Uniti. A fare un bilancio sulla sperimentazione del Campus di Rimini, avviato 4 anni fa, è il professor Vincenzo Tumiatti coordinatore del Corso di Laurea e professore ordinario di Chimica Farmaceutica nell'Ateneo bolognese in un'intervista rilascia al Corriere Romagna. Prima di lanciare questo corso, spiega, "La situazione era in linea con quella italiana a fronte di un calo di almeno il 20%. Per prossimo anno accademico sono arrivate 260 richieste".
Formazione del farmacista è sempre più sfaccettata
Tumiatti sottolinea che molti iscritti arrivavano "dopo la mancata ammissione a Medicina, restavano solo un anno o due prima di ritentare il passaggio con successo". A oggi, con il lancio del corso in inglese, "i primi 17 iscritti stanno terminando il quarto anno in un percorso riconosciuto in Europa e avviato con tutte le difficoltà del caso. Dati alla mano, il secondo e terzo anno contano una sessantina di studenti sino al traguardo del 2022 con 100 iscritti su 100 tra cui 4 italiani, rispetto a oltre 500 domande giunte da tutto il mondo, in particolare Iran, Afghanistan, India e Pakistan, oltre ad Africa, Europa e States. Il prossimo anno accademico? Sono già arrivate 260 richieste". Il docente spiega che con il numero chiuso a Medicina "innescato rimbalzi di studenti su Farmacia e Biologia, mentre oggi funge da calamita la penuria di camici bianchi". Ma aggiunge: "il nostro non è un corso facile. La figura del farmacista è sempre più sfaccettata. Occorre ascoltare le esigenze dei pazienti, lavorare in telemedicina registrando elettrocardiogrammi e scansionare nei, inviando poi il materiale agli specialisti, nonché misurare la pressione e predisporre preparazioni galeniche, date le carenze sul mercato di farmaci importanti".
La laurea abilitante aumenta attrattività del corso: occasione da cogliere al volo
E poi pesa l'esperienza della pandemia: "L'emergenza sanitaria senza precedenti ha spaventato i ragazzi e non solo per i turni massacranti. Eppure, il farmacista non è un mero dispensatore di scatole dietro al bancone, ma rappresenta uno dei punti di accesso al mondo della salute, capace di ascoltare e indicare le soluzioni più idonee. Chi si mette in tasca questa laurea può aprire un'officina farmaceutica di produzione o lavorare in aziende. Esiste una terra di mezzo tutta da esplorare che non compete ai medici ma dove non devono approdare ciarlatani". A migliorare l'appeal della laurea, prosegue Tumiatti, è la laurea abilitante: "Dal prossimo settembre-ottobre la laurea in Farmacia diventerà abilitante. Su indicazione del ministero sarà eliminato l'esame di Stato che rappresentava un ritardo per l'immissione sul mercato del lavoro, viste due sole date in calendario, a giugno e novembre. Oltretutto si prospetta l'imminente pensionamento per la generazione del Baby Boom, i nati alla fine degli anni Cinquanta. Un'occasione da cogliere al volo". e per quanto riguarda gli studenti stranieri, l'auspicio è che restino in Italia: "Li incitiamo a conseguire il livello B2 in italiano prima della laurea - conclude il docente - . Se vogliono, è l'università a sostenere le spese. Nel tirocinio saranno una grande risorsa in una città meta di turismo e immigrazione".
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A cura di Redazione Farmacista33
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