Farmacisti neolaureati: in calo e occupati velocemente. Il trend conferma la carenza di organico
Presentato il XXV Rapporto su Condizione occupazionale dei Laureati 2023 del Consorzio Interuniversitario Almalaurea. Ecco i dati sui laureati in farmacia
Continua il calo nel numero di laureati in Farmacia e Ctf, con un gap in aumento tra donne - sempre più numerose - e uomini, ma, al contempo, sembra prendere piede anche un'altra tendenza: una maggiore rapidità nel trovare occupazione anche tra i neolaureati. Sono questi alcuni dei risultati che emergono dal XXV Rapporto su Condizione occupazionale dei Laureati 2023 del Consorzio Interuniversitario Almalaurea, presentato in questi giorni, che ha coinvolto complessivamente 670 mila laureati negli anni 2021, 2019, 2017 di 78 Atenei. Dati che sembrano essere in linea con le segnalazioni da parte delle farmacie, in particolare di alcuni territori, relative a difficoltà nel trovare farmacisti collaboratori da inserire in organico.
Rapporto Almalaurea: continuano a calare i laureati
Secondo il Rapporto 2023 - il cui anno di indagine è il 2022 -, in relazione alla classe di laurea Farmacia e Farmacia industriale (LM-13, 14/S), emerge un lieve calo nel numero di laureati, che ammontano, nel 2021 a 4694, (nel 2020 erano 4.467 unità), mentre nel 2019 sono stati 4.755 e nel 2017 5.082. In aumento anche il gap di genere tra chi sceglie la classe considerata: nelle tre annate prese in considerazione, è donna rispettivamente il 75%, il 73,4% il 73,6% dei laureati. Resta stabile l'età media alla laurea: nel 2021 è di 26,8, con una durata degli studi di 7,1 anni e un voto medio di 101,8.
Migliora ancora il tasso di occupazione
Un dato interessante riguarda il tasso di occupazione a un anno, tre anni, cinque anni dalla laurea: alto sin dai primi passi nel mondo del lavoro, tende a crescere man mano che si acquisiscono esperienze: rispettivamente, per le tre annate considerate, il valore è di 84,7%, 88,7% e 90,3%. La percentuale sembra presentare un leggero miglioramento rispetto alla rilevazione dell'anno scorso (che prendeva in considerazione i laureati nel 2020, 2018, 2016): il tasso di occupazione era complessivamente dell'81,6% a un anno dalla laurea, del 90,3% a tre anni e del 90,9% a cinque, segnalando quindi una maggiore rapidità a trovare lavoro per gli odierni neolaureati. C'è, nella maggiore facilità a conseguire una occupazione retribuita, uno scenario sostanzialmente allineato tra uomini e donne, anche se va osservata una tendenza più marcata nei primi anni dalla laurea da parte degli uomini: 85,5 versus 84,5 delle donne, a un anno, e a tre anni il 92% contro 87,5%. A cinque anni la situazione tende poi ad appianarsi.
Trovare lavoro per i neolaureati diventa più veloce
A emergere, come visto, è una tendenza più spiccata rispetto al passato a trovare impiego a poco tempo dalla laurea e per analizzare ulteriormente il fenomeno vale la pena soffermarsi sull'ingresso nel mercato del lavoro: il numero di occupati a un anno è di 2.805, a tre di 2.896 e a 5 di 2.450. Nella precedente rilevazione, tra chi aveva conseguito il titolo nel 2020 (a distanza di un anno dalla rilevazione), il numero di occupati era pari a 2.057, per quelli del 2018 era di 2.201 e per quelli del 2016 di 2.651. Interessanti, poi, sono i risultati relativi alla condizione occupazionale alla laurea: a un anno dal titolo, i laureati che dichiarano di aver iniziato a lavorare dopo la laurea risultano essere l'80,5%, con una percentuale che mostra una crescita a tre anni (88,7%) e a cinque (90,3%). Quanto al tempo tra la laurea e l'inizio della ricerca del primo lavoro, di media, è 0,9 mesi per chi si è laureato nel 2021 (contro l'1,1 del 2020), 1,6 per coloro che hanno conseguito il titolo nel 2019 e 1,7 nel 2017. Il tempo che intercorre tra l'inizio della ricerca e il reperimento del primo lavoro è 2,2 mesi (era del 2,9 per la classe 2020) e dalla laurea al reperimento del primo lavoro è di 3,1 (vs i 4 del 2020): tali dati sono in miglioramento rispetto ai laureati del 2019 e del 2017 per i quali sono rispettivamente di 5,1 e 5,9 mesi di media.
Le ore settimanali abitualmente lavorate aumentano rispetto al Rapporto 2022
Quanto alle caratteristiche dell'attuale lavoro, tra gli occupati che dichiarano di svolgere una professione intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione c'è il 69,6% dei laureati nel 2021, con una netta differenza a 3 anni dal titolo (76,5%) e a 5 (80,9%). L'attività in proprio è indicata nel 3,9% dei laureati del 2021, nel 5,2% del 2019 e nel 6,5% del 2017 - cifre leggermente più basse rispetto alla precedente rilevazione: era il 4,9% tra i laureati del 2020, il 6,7% del 2018 e il 7,2% del 2016. Mentre riferisce un inquadramento a tempo indeterminato per le tre annate rispettivamente il 28,5%, 53,2% e 69,6%. Tende a scendere anche la quota di coloro che dichiarano di essere a tempo determinato man mano che si acquisiscono esperienze (29,3% a un anno, 16,8% a tre, 12,5% a 5). La diffusione del part time è, nelle tre annate, del 14,5%, 11,9%, 9,6% (meno rispetto alle annate precedenti) e il numero medio di ore che si dichiara di lavorare abitualmente, che siano retribuite o meno, inclusi gli straordinari, è, a uno, tre e cinque anni dalla laurea, di 38,7, 39,4 e 40: interessante il confronto con la precedente rilevazione dove, per i tre gruppi, i valori erano pari a 37,9, 39,5 e 39,5.
Cresce l'impiego nella industria tra i giovani. Si guarda anche all'ambito della Istruzione
Tra il ramo di attività economica, il totale industria è pari al 22,8%, 22,2% e 25,5% nelle tre annate: un dato cresciuto rispetto alla passata rilevazione dove a un anno dalla laurea tale valore era del 16,2%, del 26,5% e 24,9% a tre e cinque anni, a segnare una maggiore propensione da parte dei giovani verso questo sbocco occupazionale; cresce rispetto alla passata rilevazione anche l'ambito dell'Istruzione e ricerca: nell'indagine 2023 è pari all'11,1%, 10,6%, 8,5%, mentre nella scorsa indagine era pari a 3,6%, 2,6%, 5,8%; per la sanità si passa dai 9,1% a un anno, 7% a tre, 5,9% a cinque del Rapporto 2022 al 9,9%, 9,5%, 8,7% del Rapporto 2023.
Resta gap retributivo di genere anche se c'è una prima tendenza a riconoscere le esperienze
Infine, la retribuzione mensile netta è di 1472 euro a un anno dalla laurea (1.485 la scorsa rilevazione), 1628 a tre (vs 1.603), 1742 a cinque (1.703) per i laureati di genere maschile; per le donne è, per le stesse distanze dal titolo, di 1.374 euro (vs 1.386), 1.497 (vs 1.490), 1604 (vs 1.555), confermando così un gap tra gli stipendi che era già stato rilevato ma anche forse una tendenza a un maggiore riconoscimento delle esperienze.
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