Integratori alimentari
21 Novembre 2023 Gli integratori, per essere di qualità, devono soddisfare requisiti precisi in termini di igiene, controllo di processo e di standardizzazione
In un mercato – quello italiano - che contempla più di 60.000 referenze (dati Federsalus 2023) - il 25% di quello europeo e 1.820 aziende produttrici di integratori - cosa si intende per qualità? È un concetto univoco? Ovviamente poiché legalmente gli integratori rispondono alla normativa dei prodotti alimentari, come tali devono soddisfare una serie di requisiti ben precisi in termini di igiene e controllo di processo sia cogenti (applicando un’analisi di processo secondo i principi dell’HACCP) sia eventualmente volontari (certificazioni di qualità ISO). Ma è anche un concetto legato alla standardizzazione delle sue caratteristiche a garanzia dell’efficacia della formulazione.
Qualità connessa a una promessa di efficacia e di benessere
Due concetti – standardizzazione ed efficacia - intrinsecamente legati che Marzia Pellizzato, vice-presidente SIFnut (Società Italiana Formulatori in Nutraceutica), nel suo intervento a Spazio Nutrizione, che si è svolto a Milano in ottobre, sulla qualità formulativa dei nutraceutici ha spiegato così: la qualità riguarda, oltre i requisiti legali, anche la riproducibilità di caratteristiche salutistiche, identificate all’inizio del processo di sviluppo, che sono distintive e che quindi si vuole siano sempre presenti, ad ogni lotto di produzione. Ma in nutraceutica la qualità è connessa anche ad una promessa di efficacia e di benessere che viene fatta al consumatore, sebbene in virtù della loro definizione normativa, questi prodotti non hanno l’obbligo preventivo-terapeutico, ma piuttosto nutritivo-fisiologico (le caratteristiche che possono essere vantate infatti, previste per legge e verificate secondo quanto previsto dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare, si riferiscono all’attività fisiologica e non sono dose-dipendenti).
Fatte queste precisazioni la qualità del nutraceutico si basa sull’applicazione di una serie di condizioni produttive, spiega Pellizzato, che siano in grado di riprodurre con costanza le caratteristiche salutistiche degli attivi nutraceutici presenti nei prodotti e per i quali c’è ormai una affidabile letteratura al riguardo. Il processo parte con la scelta della materia prima e la sua caratterizzazione attraverso una serie di analisi per confermare la costanza delle sue proprietà lotto dopo lotto (dal tipo di pianta, ai metodi estrattivi degli attivi usati, alle tecnologie di produzione).
Tre requisiti per garantire efficacia
Affinché i prodotti siano al contempo efficaci però devono essere garantiti almeno tre requisiti: la solubilità degli attivi, cioè la capacità che queste molecole funzionali si disciolgano nei liquidi fisiologici, la bioaccessibilità, cioè che riescano ad essere “internalizzate nell’enterocita” ed infine la biodisponibilità affinché raggiungano il circolo sanguigno. La tecnologia in questo settore – chiarisce Pellizzato - è uno strumento imprescindibile perché “l’approccio farmaco-simile in nutraceutica ha permesso nel tempo di sviluppare tecnologie mirate a superare i limiti di biodisponibilità intrinseci alle sostanze”.
Oggi – continua l’esperta – abbiamo a disposizione una serie di strategie tecnologiche per il miglioramento del profilo di assorbimento di un nutraceutico, per garantirne l’efficacia sulla salute. Sono la micronizzazione che aumenta la superficie di contatto, la micellizzazione e l’emulsionamento che provocano un aumento della solubilità; l’inibizione temporanea di alcune funzioni metaboliche cellulari (come la pompa P-glicoproteina che può diminuire l’efficacia di un principio attivo, poiché immette dalle cellule nel lume intestinale molecole di xenobiotici, per favorirne l’escrezione) e la complessazione, che ha un effetto diretto sull’aumento della stabilità. “La tecnologia è uno strumento valido ma solo quando serve e non come strumento di marketing; non deve essere vantata per attivi che per esempio non ne hanno alcuna necessità”. Allo stesso modo la tecnologia da sola non basta perché deve essere sostenute da test di efficacia - una validazione sperimentale - che verifichino le premesse. I requisiti di un nutraceutico di qualità, riassume Pellizzato sono un target salutistico preciso sostenuto da molecole attive con evidenze specifiche e con dosaggi adeguati. Le criticità da valutare riguardano sia le materie prime (sono il primo step nell’elaborazione di una formulazione), le interazioni fra gli attivi inseriti e la loro biodisponibilità, “per mantenere l’impegno preso con il consumatore di beneficio sulla sua salute”.
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