Alimentazione
13 Giugno 2024Le abitudini alimentari della Generazione Zeta propendono per i prodotti bio e per la sostenibilità. L'attenzione alla cura del corpo
Cos’è il cibo per la cosiddetta Generazione Zeta, cioè i nati fra il 1997 e il 2012 che oggi hanno fra i 12 e i 27 anni? Quali significati gli attribuiscono? Insomma, qual è il rapporto con il cibo di una generazione ormai parte attiva della popolazione - tra la scuola dell’obbligo, istruzione universitaria e/o le prime esperienze lavorative?
Secondo l’ampia indagine Capgemini Report 2022 sui principali trend di consumo in 10 Paesi nel post-pandemia, compresa l’Italia, la GenZ rappresenta il 32% della popolazione globale: caratterizzato da una forte diversità etnica sarà la generazione più istruita, vera nativa digitale. In merito alle aspettative economiche avrà il livello di reddito aggregato in più rapida crescita rispetto a qualsiasi altra fascia demografica, destinato a raggiungere i 33 trilioni di dollari entro il 2030, superando il potere d'acquisto dei Millennials entro il 2031.
Secondo l’Osservatorio Giovani & Futuro dell’Istituto Piepoli i giovani di questa generazione costituiscono un gruppo molto eterogeneo. Non solo perché il gruppo si divide ancora fra chi fa vita in famiglia ed è quindi economicamente dipendente e chi è ai primi anni di vita lavorativa. Se oltre alle variabili sociodemografiche infatti «si considerano le variabili psicografiche degli individui emergono esperienze soggettive e sociali, che plasmano la personalità delle persone e non solo il loro profilo». E non ultimi vanno considerati i tempi: superata la pandemia, tra eventi geopolitici e cambiamento climatico ce ne è abbastanza per riconoscere quanto incertezza e insicurezza siano parte del loro sentire. Eppure, questo fa di loro una generazione concreta e flessibile, portata alla sperimentazione. «La GenZ si percepisce come una generazione più aperta e inclusiva delle precedenti, dimostrando maggiore sensibilità su parecchie tematiche: ambientali, sociali, di genere e anche alimentari» (F. Ansaldi, MK 1-2024).
Un’indagine Ipsos
Da una ricerca condotta da Ipsos per l’Osservatorio Cirfood District su 500 ragazze e ragazzi fra i 16 e 26 anni, emerge quanto tengano in massima considerazione un sistema alimentare sostenibile e responsabile, che si traduce nella valorizzazione degli aspetti nutrizionali e nella provenienza biologica del cibo (o più genericamente caratteristiche quali l’assenza di trattamenti con pesticidi sintetici e fertilizzanti). Sembrano attenti a ciò che mangiano prediligendo alimenti semplici (36%), prodotti Made in Italy (38%), sostenibili (27%) e rispettosi del benessere animale (26%).
In generale il 73% del campione si dice soddisfatto del proprio peso e il 67% della propria forma fisica, sottolineando l’importanza di corretti stili alimentari e dello sport, ma dichiara di fare una certa fatica a mantenere l’equilibrio tra alimentazione e salute (il 27% dichiara quanto sia sempre o spesso difficile, il 44% complesso).
Alimenti che ricorrono spesso sono la pizza (50%) e la pasta (42%), ma anche frutta fresca (42%), carne bianca (39%), riso e cereali (38%). La dieta ideale comprende anche succhi di frutta (40%) e caffè (38%).
Il 66% ha dichiarato di mangiare fuori casa almeno una volta alla settimana, in ristoranti (22%), fast food (19%) e pub (13%), ristoranti giapponesi (11%) e Doner Kebab (10%) anche per ragioni di socialità, convivialità e curiosità di assaggiare cibi diversi dal solito.
Lo stesso studio, tuttavia, ha delineato dei cluster a cui possono essere ricondotti i giovani della ricerca, che meglio spiegano il reale rapporto quotidiano con il cibo, spesso diverso da quanto dichiarato. Le quattro aree dividono il campione in:
Proprio l’ultimo gruppo, che rappresenta una ampia parte del campione fa dire a Enzo Risso, direttore scientifico Ipsos e docente alla Sapienza di Roma che dall’indagine «emerge una fotografia dicotomica di questa generazione»: da un lato si riconosce il rapporto titubante con il cibo e l’incertezza tra realtà e modelli stereotipati; dall’altro emerge la consapevolezza sui temi della sostenibilità e dell’importanza del cibo come leva per la socialità e le relazioni.
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