Influenza
06 Dicembre 2023
Durante la stagione invernale, nell’ambito delle strategie di prevenzione delle malattie cosiddette stagionali, non è rara la richiesta da parte dei pazienti al banco di poter ‘stimolare’ il sistema immunitario. Di norma, l’efficienza del sistema immunitario, insieme ad altre strategie di prevenzione, permette al soggetto sano di affrontare i virus influenzali e parainfluenzali. In alcune condizioni, però, le cellule del sistema immune sono compromesse esponendo l'organismo all'attacco dei patogeni. Farmacista33 ha chiesto a Pierluigi Meroni, Direttore del Laboratorio Sperimentale di Ricerche di Immunologia Clinica e Reumatologia di Auxologico, quali soggetti sono più a rischio e di illustrare i primi risultati di uno studio, che dimostra la capacità di Bioritmon Immuno Defend di rendere più efficiente il sistema immunitario.
Alcuni adulti non hanno una risposta ottimale
Cercare di ‘stimolare’ il sistema immunitario, «può aver senso soprattutto nei soggetti che hanno una minore risposta immunitaria, come ad esempio le persone sopra i 65 anni, per le quali è nota una minore risposta immunitaria ad esempio al vaccino antinfluenzale. Per quanto riguarda, invece, il sistema immunitario di un adulto sano, questo in generale funziona già in modo efficiente» ha spiegato Meroni. «Ci possono tuttavia essere situazioni nelle quali anche un soggetto sano adulto può avere la necessità di rinforzare le difese immunitarie. Ci sono persone che non hanno un sistema immunitario in grado di dare una risposta ottimale; persone, ad esempio con patologie che provocano immunodeficienza (infezioni da virus dell’AIDS) o pazienti con neoplasie che utilizzano particolari classi di farmaci, che possono avere come effetto indesiderato una compromissione delle cellule del sistema immunitario. Anche pazienti con malattie autoimmuni e per le quali si utilizzano immunosoppressori possono essere a rischio di maggiore suscettibilità agli agenti infettivi. Tutti questi soggetti potrebbero trarre vantaggio dall’utilizzo di prodotti in grado di mantenere efficiente la risposta immunitaria».
Permettere al sistema immunitario di lavorare al meglio
In particolare, ha proseguito Meroni «stiamo portando avanti una ricerca su un prodotto da poco in commercio, Bioritmon Immuno Defend, i cui ingredienti attivi sono un insieme di sostanze note per mantenere in equilibrio e in perfetto funzionamento il sistema immunitario». Vitamina D, zinco, selenio, melatonina, lattoferrina e resveratrolo, sono i sei componenti del prodotto testato, noti per vere un ruolo essenziale nel mantenere l’omeostasi del sistema immunitario. «I risultati sono promettenti - ha dichiarato Meroni - perché partendo dal presupposto che, se per motivi diversi si incorre in un deficit di queste sostanze, attraverso l’integrazione, è possibile rimettere il sistema immunitario nelle condizioni di funzionare al meglio. Può accadere ad esempio in caso di un regime alimentare scorretto».
Aumento della risposta innata e adattativa
«Una prima fase dello studio, ha valutato la risposta dell’immunità innata e di quella adattativa, in volontari sani giovani, mentre è ancora in corso una seconda fase che prevede la valutazione della risposta in soggetti anziani che hanno un immunodeficit associato a senescenza - ha spiegato Meroni. - Seppure i dati siano ancora preliminari, nei volontari giovani sani si è visto che Bioritmon Immuno Defend è in grado di migliorare le normali funzioni immunitarie». Sono stati valutati diversi parametri, quali la risposta dei linfociti T, dei neutrofili e delle cellule NK. «A fronte della totale assenza di effetti indesiderati, queste cellule hanno dimostrato una maggiore capacità di attivazione nei soggetti trattati. In particolare, già dopo l’assunzione del prodotto per 12 giorni e poi a seguire per altri 12 giorni i linfociti periferici hanno mostrato risposte doppie o triple, rispetto alle cellule dei soggetti prima dell’assunzione».
Dati scientifici a supporto del prodotto
Inoltre, ha aggiunto Meroni «altri parametri analizzati, di cui però abbiamo solo dati preliminari, sono relativi all’aumento della produzione di citochine, sempre dopo 12 e 24 giorni di assunzione del prodotto». Questi dati, come ha sottolineato Meroni «seppure preliminari, ci permettono di valutare in maniera dettagliata e ampia, il grado di risposta delle cellule del sistema immune ad uno stimolo che mima l’azione di un agente infettivo. Stiamo ancora valutando la risposta in soggetti anziani». Con questo studio ha concluso Meroni «Abbiamo volute raccogliere dati clinici, scientifici e oggettivi altamente specialistici, con metodiche moderne, per suffragare l'azione del prodotto».
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