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Sanità

20 Settembre 2023

Case di Comunità sotto target Pnrr: mappa di quelle operative, copertura oraria e presenza di medici

Il monitoraggio curato da Agenas che passa in rassegna i dati sull’attivazione di Case di Comunità, Centrali Operative Territoriali, Ospedali di Comunità previste nell’ambito del PNRR (e non)

di Francesca Giani


Case di Comunità sotto target Pnrr: mappa di quelle operative, copertura oraria e presenza di medici

Sono 187 le Case di Comunità dichiarate funzionalmente attive dalle Regioni. Un numero ben al di sotto dei target fissati dal Pnrr, con 7 Regioni che presentano avanzamenti e differenze marcate tra i vari territori. Il quadro, riguardante il semestre gennaio - giugno 2023, emerge dalla seconda fase del monitoraggio curato da Agenas relativo al DM 77/2022 che passa in rassegna i dati sull’attivazione di Case di Comunità, Centrali Operative Territoriali, Ospedali di Comunità previste nell’ambito del PNRR (e non).

Case di comunità: la mappa di quelle funzionanti per Regione
Il Pnrr aveva sancito una serie di obiettivi per il rilancio del territorio e la previsione riportata nel documento Agenas è di 1.430 strutture da realizzare entro il 2026; a giugno, di queste, ne risulta in funzione circa il 13%. La situazione regionale è, ancora una volta, disomogenea. La Lombardia dichiara 92 strutture già attive, con almeno alcuni dei servizi previsti dal DM 77. In tutto, il target per la Regione, entro il 2026, è di 199 CdC nell’ambito del Pnrr e 14 da fonti di finanziamento diverse.
43 sono invece quelle riferite dall’Emilia Romagna, il cui obiettivo è di 85 strutture, oltre alle 7 fuori dall’ambito del Pnrr. In Piemonte sono 38 su un totale di 91 (di cui 82 da Pnrr). Toscana e Molise si attestano a 6 strutture, ma con target diversi: nel primo caso l’asticella punta quota 77, nel secondo 13. In Umbria ne risultano 2, su un obiettivo complessivo di 23 (17+5).

I nodi della copertura oraria e della presenza di medici e pediatri
A emergere dal Monitoraggio, a ogni modo, è anche il livello di copertura oraria e di servizi offerti: in particolare, le strutture aperte h24 sono 35 in tutto, di cui 33 effettuano servizio 7 giorni su 7 e due 6 su 7. Con una apertura H 12 ci sono 68 Case di comunità: di queste, 23 hanno una copertura inferiore ai 6 giorni alla settimana. La maggior parte, 84, offre un servizio per meno di 12 ore, con 64 che resta aperta meno di sei giorni alla settimana.
In riferimento, poi, alle professionalità sanitarie, 102 contano sulla presenza di medici di medicina generale e 53 di pediatri di libera scelta. In questo gruppo, l’attività di medici e pediatri si articola su meno di 30 ore settimanale in 49 Case di comunità, tra 30 e 49 ore in 32 strutture e tra 50 e 60 ore in 26. Ad avere poi una équipe professionale minima sono 137 strutture, mentre 155 prevedono anche un ambulatorio infermieristico per la gestione della cronicità. In altrettante Cdc è presente il Punto unico di accesso.

La revisione del Pnrr apre ulteriori interrogativi
Una situazione su cui la strada è ancora lunga. Sul tema, da un articolo di Dataroom del Corriere della Sera di lunedì, sono emerse ulteriori criticità legate alla revisione del Pnrr: “secondo l’ultimo rilevamento di Agenas-Ministero della Salute di luglio 2023 sono 1097 gare d’appalto aperte, 96 i contratti già firmati, 173 quelli vicini alla firma. A luglio il ministro Raffaele Fitto ha presentato la proposta di revisione del Pnrr: a causa di un aumento dei costi stimato tra il 24 e il 66% viene deciso di ridurre le Cdc da realizzare con i fondi Ue a 936 strutture”, rimodulando con ogni probabilità “il numero su quelle da ristrutturare e non da costruire ex novo”. Quelle che escono dalla copertura dei fondi Pnrr però “dovrebbero essere realizzate attingendo ai 10 miliardi di euro destinati all’edilizia sanitaria, cioè alla costruzione di nuovi reparti, messa a norma, acquisto di nuove attrezzature”. L’accesso a tali fondi ha tempi lungi e rischiano di “saltare proprio le strutture di nuova costruzione, cioè le più urgenti”, in quanto destinate “alle aree più sguarnite del territorio”.

Il coinvolgimento delle farmacie resta fondamentale per la prossimità
All’orizzonte si profila anche un altro tema caldo: è di qualche giorno fa l’appello di Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione degli Ordini degli infermieri (Fnopi), in occasione della seconda edizione degli Stati Generali della comunicazione per la Salute: “la Casa di comunità - una ogni 50mila abitanti - da sola non garantisce la prossimità. La garantisce se è in rete ed è un nodo della rete di tutto quello che c’è sul territorio: gli studi dei medici di medicina generale se sono fuori dalla casa di comunità, i pediatri, le farmacie comunali e private, gli specialisti ambulatoriali, tutta la rete privata accreditata, tutta la rete socio assistenziale, tutta la rete dei comuni e del Terzo settore”.
E a proposito delle farmacie, in più di una occasione anche da Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, ne è stata ribadita l’importanza, sia come “strumento integrativo alle strategie di prossimità e accessibilità”, sia come risorsa per ridurre le liste di attesa. Per questo è fondamentale “far diventare le farmacie, insieme ai medici di famiglia, gli anelli di congiunzione tra gli ospedali, le nuove strutture previste dal Pnrr sul territorio e il cittadino”.

TAG: FARMACIE, MEDICI, ASSISTENZA TERRITORIALE, CURE TERRITORIALI, CASE DI COMUNITà

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