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23 Maggio 2024

Long-Covid. Ricadute neurologiche: effetti, strategie e prospettive. L’analisi degli IRCCS Neuroriabilitazione

Si è svolto a Roma l’evento della Rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione, con il patrocinio di SIN, di approfondimento neurologico allo studio del ISS “Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dell’infezione COVID-19 (Long-COVID): bilanci e prospettive”

di Redazione Farmacista33


Long-Covid. Ricadute neurologiche: effetti, strategie e prospettive. L’analisi degli IRCCS Neuroriabilitazione

Il Covid ha avuto un impatto significativo sulla salute neurologica e psichiatrica della popolazione, con effetti osservabili a lungo termine, tra i dati più interessanti ci sono le manifestazioni neurologiche indipendenti dalla gravità dell'infezione, in tempi successivi al Covid. Tra le ipotesi la riattivazione di virus latenti o una reazione immunomediata. Sono questi alcuni aspetti emersi nel corso del convegno che si è svolto ieri, dal titolo “Long-COVID e malattie neurologiche: analisi degli effetti a lungo termine e strategie di intervento”, organizzato da RIN – rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione, con il patrocinio di SIN (Società Italiana di Neurologia), in collaborazione con il Centro Studi Americani, che ha ospitato i lavori a Roma, ed Edra.

Il Long-COVID rappresenta una sfida significativa per la sanità pubblica, che richiede interventi mirati con un approccio multidisciplinare. È infatti importante incrementare le conoscenze e uniformare il trattamento del Long-COVID, assicurare coesione tra tutti gli stakeholder, raccogliere le esperienze territoriali e promuovere l’utilizzo di linguaggi e strumenti comuni nella risposta al problema.

Il Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute ha individuato l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) come capofila dello studio “Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dell’infezione COVID-19 (Long-COVID): bilanci e prospettive”. Il progetto, messo in pista nel dicembre 2021, è coordinato da Graziano Onder (IRCCS Gemelli di Roma) e coinvolge tra gli enti anche RIN – rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione. Quest’ultima ha approfondito gli effetti a lungo termine del Long-COVID nell’ambito delle malattie neurologiche. Durante il convegno si è parlato degli effetti del contagio a livello neurologico sino all'importanza di considerare l'interazione tra uomo, ambiente e mondo animale per comprendere, prevenire e gestire le pandemie. Si è discusso anche della necessità di riorganizzare i sistemi sanitari e sociali per affrontare le future sfide pandemiche. Il convegno ha rappresentato un passo importante verso una migliore comprensione delle complesse interazioni tra Covid-19 e salute neurologica, stimolando una collaborazione integrata tra diversi settori scientifici e sanitari per migliorare la risposta globale alle pandemie.

Effetto del Covid su malattie neurologiche preesistenti e croniche
“Questo convegno nasce per focalizzare l’attenzione sulle manifestazioni neurologiche successive all'infezione da SARS-CoV-2. – ha detto Raffaele Lodi, presidente RIN e Direttore Scientifico dell’IRCCS ISN di Bologna - Ci siamo concentrati su due aspetti: gli effetti neurologici provocati dall'infezione, sia in fase acuta che nella fase successiva alla guarigione con particolare riferimento alle manifestazioni neurologiche legate soprattutto a disfunzioni cognitive e disturbi psichiatrici. L'altro aspetto importante che abbiamo approfondito è l'effetto dell'infezione da Covid-19 su malattie neurologiche preesistenti e croniche, come quelle autoimmuni e neurodegenerative. Infine, lanciando uno sguardo al futuro con il possibile effetto del Covid-19 sullo sviluppo di malattie neurodegenerative, potenzialmente anticipando il loro esordio in soggetti predisposti”.

“È sempre importante studiare e avere delle risposte. Oggi ci concentriamo sugli effetti neurologici del Covid, ma chiaramente non sono gli unici aspetti rilevanti. Dal punto di vista dell'approccio One Health diventa fondamentale considerare le pandemie come il risultato di una serie di fattori, tra cui l'ambiente e l'interazione con il mondo animale e vegetale. Dobbiamo sempre avere una visione integrata di come l'uomo interagisce con i diversi ambiti economici e sociali”. Queste le parole di Giovanni Leonardi, Capo del Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali del Ministero della Salute e ad interim Capo dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute. - L'approccio One Health – ha proseguito - implica un'interazione non solo a livello sanitario, ma anche con altri settori. Questo include l'istruzione e i ruoli sociali, che devono lavorare insieme per implementare questa metodologia. Il convegno di oggi si inserisce in quest'ottica, indicando che le cause del Long-COVID sono molteplici e devono essere affrontate con un approccio interdisciplinare”.


Manifestazioni neurologiche indipendenti dalla gravità dell'infezione
Alessandro Padovani, Presidente SIN ha sottolineato come “il sistema nervoso centrale e periferico è stato al centro delle attenzioni fin dall'inizio della pandemia. In fase acuta abbiamo osservato un aumento di encefalopatie e patologie cerebrovascolari. Nel lungo termine diverse manifestazioni si sono presentate, alcune strettamente correlate alla gravità del Covid, altre meno. Tra i dati più interessanti ci sono le manifestazioni neurologiche occorse indipendentemente dalla gravità dell'infezione, in tempi successivi al Covid. Una delle ipotesi è la riattivazione di virus latenti o una reazione immunomediata, supportata dalla presenza di anticorpi anti Epstein-Barr e dall'aumento di cloni anticorpali autoimmuni”.

Graziano Onder ha contestualizzato le tematiche trattate nel convegno all’interno del progetto “madre” “Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dell’infezione COVID-19 (Long-COVID): bilanci e prospettive”.
“Il progetto – ha spiegato Onder - ha riunito numerosi attori che lavorano sul tema del Long-Covid, oltre all'Istituto Superiore di Sanità, le reti degli IRCCS, le università e tanti altri professionisti del settore. Grazie al loro lavoro abbiamo raggiunto tre macro-obiettivi: valutare l'impatto del Long-Covid sul consumo di risorse a lungo termine, evidenziando il raddoppio del numero di ospedalizzazioni, delle prestazioni diagnostiche e delle visite; definire buone pratiche su come gestire e organizzare un centro che si occupa di Long-Covid; e sviluppare un sistema di sorveglianza che ha seguito nel tempo oltre 1.900 pazienti afferenti ai centri non-Covid”.

Il progetto “rappresenta una fonte importante di informazioni per ulteriori ricerche e per comprendere meglio il fenomeno Long-Covid. La grande quantità di dati ha anche permesso di informare la popolazione tramite il sito dell'Istituto Superiore di Sanità e di formare gli operatori sanitari. Abbiamo svolto una formazione a distanza (FAD) che ha coinvolto oltre 14.000 operatori sanitari su tutto il territorio nazionale. Quindi, un progetto che ha avuto un impatto significativo sulla sanità pubblica, la ricerca e la formazione, aggiungendo molto sul tema del non-Covid”.

Prepararsi a nuove pandemie: le strategie
Presenti anche i decisori politici per un confronto sulle strategie di prevenzione rispetto a una nuova pandemia. Per la Senatrice Beatrice Lorenzin, membro della V Commissione Bilancio, il convegno è l’occasione per presentare i “dati innovativi sugli effetti del Long Covid, evidenziando due aspetti principali. Il Primo è che il Covid ha avuto un impatto significativo sulla salute neurologica e psichiatrica della popolazione, con effetti osservabili a lungo termine. I dati raccolti indicano la necessità di strutturarsi per gestire e supportare le persone colpite dal virus. Il Secondo è che l'esperienza del Covid ha mostrato come sia indispensabile prepararci a future pandemie, non come eventualità, ma come certezza. È fondamentale continuare a investire in strutture di prevenzione territoriale in grado di rispondere rapidamente a nuovi virus. Non possiamo tornare agli schemi pre-pandemia, ma dobbiamo adottare strategie globali e locali, in linea con le direttive dell'OMS, per affrontare le sfide future, inclusi i cambiamenti climatici. Educare e formare il personale sanitario, e la popolazione, è essenziale per prepararsi ai nuovi scenari”.

La Deputata Vanessa Cattoi, membro della V Commissione Bilancio, si è soffermata sull'importanza di investire in prevenzione: “Per una giusta programmazione sanitaria e una giusta politica sanitaria dobbiamo partire dai dati dati del tavolo di monitoraggio della spesa sanitaria nazionale anche in relazione ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Attualmente la spesa sanitaria è così suddivisa: 5% per la prevenzione, 51% per la spesa distrettuale e 44% per la spesa ospedaliera. Penso che debba essere obiettivo di tutti incrementare le risorse dedicate esclusivamente alla prevenzione perché è la prima arma per arginare nuove e possibili pandemie. Inoltre – ha aggiunto Cattoi - è cruciale che a livello europeo la spesa sanitaria sia vista come un investimento e non un costo. È giunto il momento che l'Europa, che in passato ha imposto tagli lineari, riconosca l'importanza degli investimenti sia nel know-how sia in specifiche specialità mediche, e che conceda, soprattutto, più autonomia. Solo così si potranno veramente avere più margini di manovra per investire in prevenzione, ribadisco, l'elemento centrale della sanità pubblica".

Il Senatore Guido Liris, medico igienista e membro della V Commissione Bilancio, le fa eco, affermando: “Ben vengano progetti come questo, portati avanti dai nostri IRCCS, fiore all'occhiello dell'Italia. L'analisi dei dati è cruciale sia per comprendere gli esiti a medio e lungo termine dei virus, sia per sviluppare nuove strategie di prevenzione. La pandemia ha dimostrato come è indispensabile l'integrazione ospedale-territorio, per affrontare le nuove sfide del nostro Ssn, come ad esempio nuove zoonosi, che metteranno a dura prova i sistemi sanitari”.

“Bisogna riorientare la sanità verso la prevenzione territoriale. Per questo i dipartimenti di prevenzione, spesso trascurati in favore di cure assistenziali, devono riacquistare un ruolo centrale, utilizzando l'epidemiologia e la statistica per mantenere una rete sanitaria efficace ed efficiente – ha proseguito Liris – Inoltre, i medici di medicina generale devono spostare l'attenzione dalla medicina preventiva a quella predittiva, soprattutto nelle aree più vulnerabili. Solo un sistema sanitario organizzato e tecnologicamente preparato può dare una pronta ed efficace risposta a future pandemie. Purtroppo, durante la pandemia di Covid-19, la prontezza di risposta è stata limitata dalla simultaneità del contagio globale, che ha impedito l'aiuto reciproco, soprattutto sulle forniture e dispositivi medici. Questo però deve essere per noi un monito: è fondamentale che l'Europa sviluppi una capacità autonoma di produzione e distribuzione di molecole e dispositivi medici, per evitare la totale dipendenza da altri Paesi, in caso di nuove pandemie”, ha concluso.

TAG: COVID-19, PATOLOGIE NEUROLOGICHE, LONG COVID, PANDEMIA, MANIFESTAZIONI NEUROLOGICHE

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