Telemedicina
21 Luglio 2025La Aisi (Associazione di Imprese Sanitarie Indipendenti) si oppone all’introduzione di esami diagnostici complessi in farmacia senza regole chiare, accreditamenti e controlli e sostiene che è quanto chiedono i cittadini analizzando il Rapporto Censis “La nuova farmacia pilastro del SSN”

I dati che emergono dal Rapporto Censis “La nuova farmacia pilastro del SSN” evidenziano che i cittadini non vogliono farmacie trasformate in ambulatori, ma chiedono la presenza di personale sanitario qualificato come medici e infermieri. Con questa lettura dei dati Censis la Aisi (Associazione di Imprese Sanitarie Indipendenti) si oppone all’introduzione di esami diagnostici complessi in farmacia senza regole chiare, accreditamenti e controlli, e ha impugnato davanti al TAR la delibera della Regione Lazio che consente prestazioni di telemedicina a carico del SSN. L’Associazione ribadisce che “la telemedicina è un atto medico, non un servizio commerciale. Senza requisiti, personale qualificato e controlli, si mette a rischio il paziente”. Anche i medici del Lazio, operanti presso laboratori analisi e strutture accreditate, hanno espresso “forte preoccupazione” per la decisione delle Regione e “lamentano un’evidente disparità di trattamento”.
Secondo Karin Saccomanno, presidente Aisi, lo studio del Censis “dimostra che il bisogno principale del cittadino è trovare un infermiere o un medico, non delegare esami complessi a chi non ne ha le competenze. Le farmacie non saranno mai ambulatori e i farmacisti non saranno mai medici o infermieri. E sia chiaro che noi non saremo mai d’accordo per un pericoloso percorso senza regole, che porti a svolgere delicati esami nelle farmacie. Gli esami diagnostici devono rimanere negli ambulatori, dove esistono protocolli, sicurezza e continuità assistenziale”.
Aisi utilizza alcuni dati emersi dal report del Censis per sostenere le proprie posizioni: il 77,5% dei cittadini chiede la presenza di un infermiere in farmacia, l’82,1% è favorevole agli screening su ipertensione e diabete, ma sempre con personale qualificato, l’81,7% sostiene la dispensazione domiciliare di farmaci e dispositivi, quindi un supporto logistico più che clinico.
L’Associazione si dichiara non contraria all’ampliamento dei servizi informativi e di supporto da parte delle farmacie, ma denuncia ogni tentativo di introdurre prestazioni cliniche complesse senza requisiti di legge: “Se qualcuno vuole forzare questa strada – aggiunge Saccomanno – allora non ci possono essere scorciatoie: servono processi di accreditamento identici a quelli imposti alle strutture sanitarie, presenza di personale sanitario e controlli severi”.
L’Associazione, come già segnalato nei giorni scorsi, ha già impugnato davanti al TAR la delibera della Regione Lazio che consente alle farmacie di eseguire prestazioni di telemedicina come Holter cardiaco, Holter pressorio ed ECG a carico del SSR.
Per Saccomanno “è una decisione pericolosa e fuorviante, che crea una deregulation totale: si rischia di compromettere la qualità della cura, la sicurezza dei pazienti e la corretta gestione delle risorse pubbliche”. Inoltre, aggiunge Giovanni Onesti, Direttore Generale Aisi, “le strutture accreditate rispettano requisiti stringenti, dalla tecnologia ai protocolli di emergenza, mentre le farmacie entrano con procedure semplificate. È concorrenza sleale e mette in discussione il principio stesso di sicurezza sanitaria”. Infine, Fabio Vivaldi, Segretario Generale Aisi ribadisce che “la telemedicina è un atto medico, non un servizio commerciale. Senza requisiti, personale qualificato e controlli, si mette a rischio il paziente”.
“Diamo alle farmacie e ai farmacisti il ruolo che compete loro, ovvero supporto. Ma non trasformiamole in ambulatori. Garantire la presenza di personale sanitario nelle farmacie e affidare a loro i compiti più delicati, legati alla salute dei pazienti, può essere un passo in avanti, ma solo con regole certe e con una netta distinzione di ruoli tra farmacie stesse ed ambulatori. E se davvero ci sono farmacie che vogliono offrire esami diagnostici, i percorsi di riconoscimento non possono essere differenti da quelli di un ambulatorio”.
AISI chiede al Governo e alle Regioni di fermare questa deriva: “La sanità territoriale si costruisce su qualità e professionalità, non con scorciatoie che trasformano farmacie in ambulatori improvvisati. Serve un confronto serio per difendere la sicurezza dei cittadini e la sostenibilità del sistema”, conclude Saccomanno.
Sempre in Lazio i presidenti degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri delle province di Frosinone, Latina, Rieti, Roma e Viterbo hanno scritto al presidente della Regione Regione Lazio Francesco Rocca dopo aver ricevuto numerose segnalazioni e richieste di chiarimento da parte di medici operanti presso laboratori analisi e strutture accreditate, i quali “lamentano un’evidente disparità di trattamento. Questi professionisti sottolineano come, per ottenere l’autorizzazione all’erogazione di tali prestazioni, siano sottoposti a percorsi amministrativi lunghi, complessi e onerosi, sia dal punto di vista economico che organizzativo, mentre per le farmacie sembrerebbe sufficiente la semplice appartenenza alla categoria per poter effettuare gli stessi atti, senza analoghi requisiti né le stesse garanzie. Parimenti, alcune organizzazioni di rappresentanza della Medicina Generale e della Medicina Specialistica ambulatoriale convenzionata ed interna chiedono perchè tale facoltà di effettuare esami medici specialistici venga concessa a Farmacisti e negata ai Medici. Riteniamo che tali preoccupazioni siano fondate e pongano seri interrogativi in merito alla tutela dell’atto medico, alla sicurezza dei pazienti e all’equità dell’intero sistema sanitario regionale".
I medici chiedono, quindi, con urgenza un incontro con i rappresentanti istituzionali della Regione per £un confronto costruttivo su questo tema, al fine di tutelare la professionalità dei medici, garantire una corretta applicazione delle norme vigenti e soprattutto salvaguardare la salute dei cittadini”.
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