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27 Settembre 2024La mancanza di attrattività, insieme a una retribuzione inferiore rispetto a quella percepita in molti altri Paesi, sembra essere una delle cause che determinano la carenza di professionisti sanitar
La mancanza di attrattività, insieme a una retribuzione inferiore rispetto a quella percepita in molti altri Paesi, sembra essere una delle cause che determinano la carenza di professionisti sanitari. È questa una delle riflessioni alla base della Indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie che è stata approvata l’altro ieri in Commissione Affari Sociali della Camera e per la quale si prevedono audizioni di Ordini e rappresentanze sindacali della sanità. Intanto, tra i nodi al centro dell’attenzione delle professioni c’è anche il crescendo di aggressioni e, sul punto, dalla Fofi è stato rinnovato il questionario di rilevazione dei casi denunciati dai farmacisti.
“Le professioni sanitarie” si legge nella premessa della Indagine conoscitiva, “soprattutto a seguito della pandemia, sono al centro del dibattito politico per la carenza di personale. Occorre rivederne, alla luce di quelle che sono le esigenze della medicina del terzo millennio, i compiti, anche al fine di renderle più attrattive, in quanto la mancanza di attrattività, insieme al problema della retribuzione inferiore rispetto a quella percepita in molti altri Paesi, sembra essere una delle cause che determinano la carenza di professionisti sanitari. Peraltro, quando si parla di carenza di personale del Servizio sanitario nazionale, si fa spesso riferimento alle sole categorie dei medici e degli infermieri e l’opinione pubblica ne ricava una immagine senz’altro realistica e indiscutibile ma, purtroppo, parziale. La carenza di personale riguarda, invece, tutti i settori delle professioni sanitarie e colpisce tutta l’Italia, ma nelle aree interne del Paese, caratterizzate dalla difficoltà di accesso ai servizi, assume i contorni di una vera e propria desertificazione sanitaria”.
In tale contesto, l’indagine conoscitiva si pone alcuni obiettivi, tra cui quelli di “verificare i numeri degli iscritti agli Ordini professionali, divisi per genere e per età, nonché le specifiche carenze di personale e acquisire elementi e spunti su come affrontare le carenze e le criticità che verranno riscontrate”. A essere previste poi una serie di audizioni, tra le quali, oltre alle istituzioni, anche gli Ordini delle professioni sanitarie, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali confederali e di associazioni rappresentative delle professioni sanitarie e, in generale, esperti della materia (docenti universitari, operatori sanitari)”. L’indagine dovrebbe concludersi entro il 31 gennaio 2025.
Proprio la desertificazione sanitaria, per altro, è stata al centro del grido di allarme lanciato in questi giorni dalla medicina generale: in Campania, per fare un esempio, “l’ultimo report riferito al 2024 per l’assegnazione di incarichi vacanti di assistenza primaria a ciclo di scelte mette in evidenza 222 posti non coperti” è la denuncia dello Smi, uno dei sindacati della MG. “In questo modo si rischia di mettere in discussione l’assistenza primaria ai cittadini”.
La carenza di medici di famiglia è dovuta in parte ai pensionamenti – nei prossimi tre anni potrebbero uscire tra i 12 e i 15mila medici - e alla mancanza di percorsi certi per i giovani – “ogni anno vengono formati circa duemila nuovi medici di medicina generale, ma soltanto circa 1.500 si stabilizzano” riferisce la Fimmg, il principale sindacato della MG. Tale situazione comporta, tra l’altro, un sovraccarico di lavoro “che non è da sottovalutare e che richiederebbe investimenti”. Negli ultimi mesi, “soprattutto al Nord, per garantire le cure primarie è sempre più frequente, in caso di carenze e situazioni di necessità assistenziale, derogare al cosiddetto massimale, portando il numero massimo di assistiti per camice bianco da 1500 a 1800”, con la conseguenza che “sono sempre di più i medici di famiglia con un numero extra di pazienti”. Si tratta di una possibilità concessa alle Regioni, che oggi “sta diventando quasi strutturale” e, “ è prevedibile, sarà di lunga durata. Solo nel prossimo periodo la cosiddetta gobba previdenziale, cioè il picco di pensionamenti dei medici di famiglia, che abbiamo avuto negli ultimi 2 anni, inizia lentamente a scendere, ma tra le carenze che si sono accumulate e quelle che comunque si verificheranno ancora nei prossimi anni, le criticità si protrarranno almeno fino al 2030”.
Per quanto riguarda il comparto, anche qui il tema è al centro della riflessione da tempo, con farmacie che segnalano criticità nella ricerca di farmacisti.
Ma la carenza di personale non è l’unico nodo che in questo momento sta creando difficoltà ai professionisti sanitari: al centro dell’attenzione ci sono anche le aggressioni, con il crescendo che, in questo ultimo periodo, è stato denunciato un po’ in tutti gli asset assistenziali. Sul tema, proprio per aggiornare il quadro relativo al comparto, nell’ambito dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (ONSEPS), dalla Fofi è stato rilanciato il questionario – in scadenza il 31 ottobre – per rilevare entità e frequenza degli episodi commessi ai danni dei farmacisti.
Intanto, dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, arriva il plauso per l’approvazione, in Consiglio dei Ministri, del Decreto-legge, annunciato dal Ministro Orazio Schillaci, che introduce nuove misure di contrasto. “Il Decreto” ha detto il presidente Filippo Anelli, “adotta l’estensione dell’arresto in flagranza differita, entro le 48 ore, anche per le violenze operate nei confronti dei professionisti sanitari o comunque nelle strutture sanitarie, attraverso un filmato, una videoregistrazione o qualsiasi altro strumento che consenta di poter individuare l’aggressore”. Vengono poi previste pene più severe, tra cui “multe pecuniarie fino a 10.000 euro, per chi produce qualsiasi tipo di distruzione e danneggiamento di suppellettili o di ambienti nelle strutture sanitarie”. Previsto anche il potenziamento delle misure di videosorveglianza, per le quali servirà l'adozione da parte del ministero della Salute, di concerto con quello dell'Interno, di linee guida.
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