obesità
07 Novembre 2024I termini: “obeso”, “grasso”, “estremamente obeso”, “taglia grossa”, “grosso” e “problema di peso” sono parole che i giovani vorrebbero che i loro genitori non utilizzassero mai. Uno studio spiega il linguaggio più adatto
La comunicazione tra genitori e figli sul peso corporeo è un argomento delicato e secondo uno studio che approfondisce questo aspetto, riferisce che più della metà dei giovani intervistati vorrebbero che i loro genitori non utilizzassero mai i termini: “obeso”, “grasso”, “estremamente obeso”, “taglia grossa”, “grosso” e “problema di peso”, tutti termini che inducono sentimenti di tristezza, vergogna e imbarazzo. Si tratta di uno studio dell'Università del Connecticut ad Hartford segnalata dalla Commissione obesità dell’Associazione Medici Endocrinologi (Ame).
È stato valutato valutando l’impatto emotivo dei ragazzi rispetto alla terminologia usata dai genitori per parlare del loro peso. Tra settembre e dicembre 2021 sono stati raccolti i dati ottenuti da sondaggi online, in cui venivano intervistati giovani dai 10 ai 17 anni (n 2032, età media 16.6 anni, 41% maschi, 25% afro-americani, 23% latino-americani/ispanici, 40% bianchi non latino-americani/ispanici e 12% di altre etnie) e i loro genitori (n 1936, 48% maschi, età media 38.9 anni). I partecipanti hanno valutato 27 termini e frasi diverse, utilizzati per descrivere il peso. I genitori si sono espressi sull’utilizzo di alcune terminologie e i giovani hanno espresso le loro preferenze e le risposte emotive alle stesse terminologie. I dati sono stati analizzati per sesso, etnia, orientamento sessuale e stato del peso.
Più della metà dei giovani intervistati vorrebbero che i loro genitori non utilizzassero mai i termini: “obeso”, “grasso”, “estremamente obeso”, “taglia grossa”, “grosso” e “problema di peso”, tutti termini che inducevano sentimenti di tristezza, vergogna e imbarazzo. Le parole di gran lunga preferite dai giovani erano “peso sano” e “peso normale”, con differenze nelle preferenze e nelle reazioni emotive in base al sesso, all’orientamento sessuale, all’etnia e allo stato ponderale.
In particolare, il termine “thick” era preferito dai giovani afro-americani e ispanici/latini, mentre “curvy” era più gradito dalle ragazze, dagli ispanici/latini, dalle minoranze sessuali e da quelli con peso elevato». Inoltre, fanno notare gli specialisti dell’Ame, da parte dei genitori l’uso coi figli di termini relativi al peso era più frequente tra i padri rispetto alle madri e tra i genitori ispanici/latini rispetto ai genitori bianchi e afro-americani.
“Questi dati evidenziano la necessità di riconoscere le preferenze degli adolescenti per le parole che descrivono il loro peso corporeo e le diversità in base a sesso, orientamento sessuale, etnia, e peso - osservano gli esperti della Commissione obesità. - Termini medicalizzati o che suscitano nei ragazzi sentimenti di vergogna, imbarazzo e tristezza possono tradursi in mancanza di motivazione, contribuendo a perpetuare un ciclo di frustrazione e marginalizzazione; un ascolto empatico, invece, è un’opportunità per farli sentire rispettati e compresi, prima ancora di cercare di farsi capire da loro”. L’utilizzo da parte dei genitori dei termini preferiti dai figli in relazione alle problematiche relative al peso, gli esperti, “potrebbe aiutare a promuovere una comunicazione più solidale e meno stigmatizzante, contribuendo così a rafforzare nei figli l’auto-stima e la motivazione a cambiamenti positivi”.
Fonte:
https://publications.aap.org/pediatrics/article/150/6/e2022058204/190093/?autologincheck=redirected
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