Prevenzione
08 Novembre 2024Il ruolo primario della farmacia nelle strategie vaccinali e nelle campagne di salute pubblica. Un convegno a FarmacistaPiù
Esistono, in Italia, un tema di esitazione vaccinale, ovvero di persistente scetticismo sulla pratica delle vaccinazioni, e un tema, più generale, di carenza di politiche sanitarie incentrate sulla prevenzione. Se ne è parlato, a FarmacistaPiù, nel convegno sul “Ruolo della prevenzione, le strategie vaccinali e la salute degli italiani”.
«Siamo di fronte a una vera e propria emergenza», è l’allarme di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali, «quella della esitazione vaccinale. Una questione di carattere nazionale, maturata durante il periodo della pandemia. A oggi solo il 16% degli over 80 si è vaccinata contro il Covid, mentre in alcuni Paesi europei le percentuali toccano il 60/70%. Un trend che ha trascinato verso il basso anche le altre tipologie di vaccinazione, da quella contro il morbillo all’antinfluenzale. Da parte loro le farmacie possono fare molto, ritengo assurde le polemiche che ogni tanto ancora serpeggiano sulla liceità delle vaccinazioni in farmacia».
Ampliando lo sguardo Andreoni afferma che «in Italia manca una cultura della prevenzione, bisogna spiegare la necessità dei vaccini prima alle persone che alla politica e gli stessi farmacisti possono fare formazione ed educazione sanitaria. Si deve partire dall’educazione dei bambini di cinque anni, ai quali far comprendere che vivere in una comunità significa anche assolvere a dei doveri civici».
Prevenzione poco finanziata e poco praticata
Giancarlo Ruscitti - che presiede l’Arcs, l’Azienda regionale di coordinamento della Salute del Friuli Venezia Giulia - mette il dito nella piaga: «Storicamente il Fondo sanitario nazionale destina alla prevenzione il 5% delle risorse e, in più, negli ultimi dodici anni i governi hanno usato la sanità come un bancomat. Ora, con il DM77, sta tornando l’attenzione al territorio, e si investe nelle Cot, le Centrali operative territoriali, nelle quali si cerca di creare sinergie tra le varie figure sanitarie». Quanto alle farmacie, esse possono «avere un ruolo di primo piano soprattutto nella prevenzione primaria, che è fonte di notevoli risparmi per il sistema sanitario, tanto più oggi che va calando il numero di Medici di medicina generale attivi sul territorio. Spesso sono alle prese con un numero enorme di assisti, fino a tremila. Importante, in questa ottica può essere anche la figura dell’infermiere di comunità». Ruscitti ricorda inoltre che, in tema di presa in carico dei pazienti, oggi la fragilità non riguarda più soltanto gli anziani ma anche adolescenti e giovani.
Per Carlo Signorelli - presidente della Aspher, Association of the Schools of Public Health in the European Region - «non è soltanto una questione di risorse finanziarie, dal momento che nemmeno quel 5% del Fondo sanitario in molti casi viene impiegato. C’è alla base di tutto un gap di programmazione». Non bisogna parlare, genericamente, di coperture vaccinali deficitarie, alcune vaccinazioni pediatriche in Italia sono percentualmente superiori alle media europea mentre quelle negli adulti e negli anziani lasciano a desiderare. Il tema, semmai, è «allargare le opzioni vaccinali a disposizione della popolazione: farmacie, Mmg, ospedali, Residenze sanitarie assistenziali. Questo sarebbe un modello di quella sanità di prossimità tanto invocata. La via è tracciata, non si può tornare indietro, le farmacie fanno parte a pieno titolo di questa gamma di erogatori di vaccinazioni. Ripeto, quello che più conta è saper organizzare al meglio l’assistenza territoriale. Una organizzazione che deve essere di carattere regionale e non, come a volte succede, delegata alla singola azienda sanitaria»
Giovanni Zorgno - componente del comitato centrale Fofi e del Cda di Fondazione Cannavò - ricorda, riferendosi alla sua regione, che «la Liguria, che nel 2023 il 60% delle vaccinazioni è stato somministrato in farmacia. Questa è la prossimità, questa è la sanità a chilometro zero, a maggior ragione nei territori nei quali prevale la popolazione anziana, che ha difficoltà a raggiungere strutture sanitarie non a portata di mano»
In questa ottica l’auspicio di Mario Giaccone, tesoriere della Fofi, è che ci siano «decisori politici più lungimiranti, che comprendano l’importanza di investire in prevenzione».
Opinione condivisa da Andrea Giacomelli, componente del Collegio dei revisori della Fofi, che sottolinea da parte sua la funzione di educatori sanitari che i farmacisti ora più che mai possono svolgere, grazie alla credibilità di cui godono presso i cittadini.
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