Distribuzione intermedia
09 Novembre 2024Il convegno di Federfarma Servizi a FarmacistaPiù incentrato sulle diverse forme di distribuzione e sulle novità legislative già avviate nel 2024. La necessità di sostenere il comparto della distribuzione intermedia
«Dirottare alcune molecole da un canale all’altro può essere davvero devastante per i nostri bilanci e con grandi costi sociali, la prossimità di cui tanto si parla deve concretizzarsi con normative che vadano incontro alle esigenze del cittadino e allo stesso tempo consentano alle nostra società di svolgere il loro servizio, come è sempre successo, in tutte le aree del Paese». L’esordio di Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, non può essere più chiaro, in occasione del convegno che l’associazione da lui guidata ha organizzato nel contesto di FarmacistaPiù. Tema la “Distribuzione diretta, distribuzione per conto e distribuzione intermedia: quale futuro per la farmacia?”. «Noi che rappresentiamo le società di farmacisti attive nella distribuzione intermedia», prosegue, «siamo davvero prossimi alle farmacie e ai cittadini e sollecitiamo da sempre un confronto con gli altri attori della filiera. In particolare seguiamo attraverso i nostri delegati regionali le trattative che localmente vengono avviate per definire le modalità di distribuzione dei farmaci sul territorio».
Un ruolo cruciale per la filiera che Roberto Pennacchio, vice presidente di Federfarma Servizi, evidenzia ricordando l’incendio del magazzino di Latina della cooperativa Farla, di cui è presidente, avvenuto nel luglio scorso: «Pochi giorni dopo, nonostante potessimo contare solo su due magazzini e non su tre, il numero delle consegne era aumentato. E i nostri associati ci hanno trasmesso la volontà oggettiva di non perdere questa struttura di proprietà».
Novità legislative e criticità
Il quadro delineato da Chiara Scudeletti - direttore Affari Regionali e Dpc di Unico e delegato regionale di Federfarma Servizi - è ampio ed esaustivo. Parte dalle novità contenute nelle legge di Bilancio 2024, che ha interessato la filiera in tre aspetti: rideterminazione dei tetti di spesa, introduzione di una nuova remunerazione per le farmacie e revisione dei canali distributivi attraverso il passaggio di alcun farmaci dalla Distribuzione diretta e Dpc alla convenzionata. Con l’avvio concomitante di un tavolo tecnico Aifa di monitoraggio degli esiti effettivi della nuova normativa.
Ma se si tratta di novità ben accette dal canale farmacia non è così per la distribuzione intermedia. «La Distribuzione per conto», sintetizza Scudeletti, «movimenta 60 milioni di confezioni all’anno e con il tempo la sua piattaforma si è estesa anche ai presìdi per diabetici e ai vaccini antinfluenzali e anti Covid, nonché a progetti di screening avviati sul territorio. A livello regionale esistono accordi specifici, talvolta formulati da singole Asl, che danno origine a una situazione assai variegata: alcune Regioni distribuiscono fino a 800 farmaci in Dpc, altre si fermano ameno della metà. Ci sono Regioni che spingono di più sulla diretta altre più sulla Dpc». Certo è che negli ultimi cinque anni la Dpc segna un +13,7% a volumi, e un +7,6% a valori solo nel 2023. Ma il tema è che, in base alle nuove norme «già nel 2024 217 medicinali appartenenti alla categoria delle gliptine sono passati in Convenzionata. Se prendiamo i dati del 2023 sono state, in questo ambito, 4 milioni le confezioni movimentate, circa il 6% delle 60 milioni complessive. Se ogni anno Aifa mette mano al prontuario determinando questo passaggio di farmaci alla Convenzionata il rischio è grosso per la distribuzione intermedia, visto che le nostre società hanno investito, negli anni, sulla Dpc spazio, risorse organizzazione e logistica».
Anche a prescindere da quanto detto da Scudeletti, Mirone ribadisce che, a oggi, «le nostre marginalità sono ancora troppo basse per rimanere in vita» e che sarebbe importante per le società del comparto poter partecipare direttamente alle trattative regionali con la controparte pubblica, cosa che adesso non avviene. In realtà uno spiraglio si è aperto con la misura, contenuta nella legge di Bilancio ora in discussione al Parlamento, che prevede una revisione delle quote di spettanza sul prezzo al pubblico dei farmaci, con uno 0,65% che passa dalle aziende farmaceutiche ai grossisti.
Per Maurizio Manna, componente del comitato centrale Fofi, «non giova il fatto che i segmenti della filiera del farmaco si contendano le quote di spettanza senza una visione più strategica. Questa misura invece dovrebbe convincere Farmindustria della importanza nevralgica della distribuzione intermedia che garantisce una complessiva efficienza del sistema».
Daniele Dani, vice presidente Sunifar, riconosce alle cooperative della distribuzione intermedia un ruolo essenziale anche nell’arricchimento del patrimonio professionale del farmacista ma, allo stesso tempo, è convinto (come lo stesso Manna) che il superamento della Distribuzione diretta sia un fattore assolutamente positivo.
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