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Pharma

09 Marzo 2021

Vaccini, conoscere le reazioni avverse per combattere timori e disinformazione


I dati su efficacia e sicurezza dei vaccini anti-Covid sono un'arma per combattere la disinformazione e il timore degli effetti collaterali. La web conference per affrontare il tema

L'accesso più ampio possibile alla vaccinazione si rivela l'arma più potente per fermare la circolazione del virus e i dati sempre più numerosi su efficacia e sicurezza e all'arrivo di nuovi vaccini, sono un'ulteriore arma per combattere la disinformazione e il timore di gravi effetti collaterali. Questo uno dei temi emerso nel dibattito che si è svolto online, in un webinar organizzato dal Centro studi americani, in collaborazione con Edra, dedicato a dubbi e domande sull'efficacia dei vaccini, sulla loro eventuale resistenza alle varianti, sugli effetti collaterali, sul ruolo degli anticorpi monoclonali e sulle prospettive di uscita dall'epidemia da Covid-19. La web conference dal titolo "Vaccini e anticorpi monoclonali: nuove strategie di cura", aperta al pubblico e basata su un modello "questions&answers", ha visto come moderatore l'onorevole Beatrice Lorenzin, deputata e coordinatrice Health&Science Bridge, già ministro della Salute.

Vaccini, reazioni avverse si fronteggiano sul campo

Dopo i saluti di Roberto Sgalla, direttore del Centro studi americani e di Ludovico Baldessin, Chief Business & Content Officer di Edra, ha avviato i lavori Claudio Pignata, immunologo dell'Università Federico II di Napoli che ha ribadito l'importanza di fermare la circolazione del virus, bloccando le varianti. «Per fare questo - ha spiegato Pignata - è importante favorire la copertura vaccinale della popolazione ed è essenziale la rapidità con cui la campagna vaccinale verrà portata avanti». Daniele Notarangelo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, Washington D.C. ha spiegato nel suo intervento che in una situazione come questa occorre procedere in tempi più rapidi alla vaccinazione di massa, tenendo presente le indicazioni che provengono dai dati scientifici. In particolare, si è soffermato sui possibili effetti collaterali. «Per quel che riguarda le reazioni allergiche più gravi - ha spiegato - queste sono esclusivamente da anafilassi e si fronteggiano sul campo e senza difficoltà con adrenalina. Sulla base dei dati raccolti se ne può già stabilire la frequenza: circa 3 casi su un milione per Pfizer, 5 casi su milione per Moderna. Eventi rarissimi quindi». E ha chiarito che per programmare l'intervento vaccinale più efficace occorre tenere conto del fatto che abbiamo soggetti diversi e fasce di età diverse, con condizioni cliniche differenti e che sono ormai disponibili dati piuttosto consolidati sulle dosi e gli intervalli di somministrazione dei diversi vaccini.
«Alla luce di questo - ha sottolineato - dobbiamo avere strategie vaccinali diverse in funzione del tipo di vaccino adottato. Inoltre, gli ultimi studi indicano che chi ha già avuto il Covid ed è guarito ha bisogno di una sola dose di vaccino in quanto la presenza di anticorpi è assolutamente paragonabile a quella di chi ha già ricevuto una dose». Notarangelo ha concluso affermando che, per quel che riguarda la popolazione, gli anziani hanno una risposta diversa dai soggetti giovani, quindi vanno protetti in maniera più aggressiva e devono ricevere le due dosi in modo ravvicinato. Lo stesso dicasi per gli operatori sanitari e i soggetti che hanno patologie che li rendono vulnerabili. Per i soggetti giovani è diverso: per questo potrebbero essere vaccinati con il vaccino AstraZeneca o, appena disponibile, Johnson&Johnson. Inoltre, si è detto scettico sull'ipotesi che un'accelerazione nella campagna vaccinale possa arrivare da una produzione nazionale. La soluzione è invece una più rapida valutazione dell'Ema dei vaccini che abbiamo a disposizione, che sono tanti e tutti diversi fra loro e che quindi necessitano di strategie di somministrazione diverse rispetto alla popolazione.

Anticorpi monoclonali, strumento a cui guardare con grande fiducia

Giuseppe Novelli, genetista e professore di genetica medica presso l'Università Tor Vergata di Roma e l'Università del Nevada ha invece ricordato i risultati straordinari in un anno: «Oltre a quelli già approvati, abbiamo 73 vaccini in fase di sperimentazione clinica, e 21 di essi che hanno raggiunto lo stadio finale. Altri 78 sono in fase preclinica (in vitro e su animali): questo - ha sottolineato - era un risultato impensabile soltanto un anno fa. Ad inizio epidemia si parlava principalmente di anticorpi monoclonali perché non si sapeva quale sarebbe stata la situazione dei vaccini. Oggi invece siamo vicini al risultato. Non ci sono vaccini di serie A e di serie B: le Agenzie del farmaco sono istituzioni serie e quelli che vengono approvati sono certamente efficaci. Ci può essere un vaccino più adatto di un altro per determinate categorie. Possiamo fare riferimento ai risultati ottenuti in Inghilterra e Scozia, che sono incredibili e lì hanno usato principalmente Astra Zeneca: gli esiti dell'analisi sul campo superano ovviamente ogni sperimentazione. L'obiettivo primo - ha aggiunto il professore - è impedire la circolazione del virus. Le varianti si originano dove c'è stato meno controllo del virus. Secondo i primi dati, anche i vaccinati iniziano ad avere una diminuita capacità di infettare, ma questo deve essere ancora confermato da ulteriori studi su grandi numeri. Gli anticorpi monoclonali sono un altro strumento a cui guardare con grande fiducia. I vaccini da soli non bastano: abbiamo anche pazienti da curare. Per questo obiettivo, purtroppo, il plasma iperimmune, su grandi numeri, non ha funzionato. Attualmente ne abbiamo un paio a disposizione mentre gli anticorpi monoclonali in fase di sperimentazione sono una cinquantina, un numero certamente alto. I nuovi su cui si sta lavorando possono avere risultati sulla risposta cellulo-mediata e stanno dando risultati interessanti. Resta il problema dei costi e degli investimenti sul processo produttivo. Per questo, il rapporto pubblico privato per questo tipo di tecnologie è fondamentale».

Link alla conferenza: https://www.youtube.com/watch?v=DUMZ25A3r2M&t=1755s
 
Cristoforo Zervos

TAG: VACCINI VIRALI, VACCINI, COVID-19, VACCINO ANTI-COVID-19

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