ricerca scientifica
06 Giugno 2024Una lectio magistralis della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo all’annuale incontro dell’Associazione farmaceutici industria, in corso a Rimini
«La scienza, questa sconosciuta». Si potrebbe sintetizzare così la mirabile lectio magistralis con la quale Elena Cattaneo, illustre scienziata e senatrice a vita, apre la seconda giornata del Simposio Afi, in corso a Rimini. «Il nostro è un Paese schizofrenico, nel senso che le risorse destinate alla ricerca sono poche mentre le eccellenze in campo scientifico sono numerose».
Un excursus storico-politico, quello di Cattaneo, che parte dal presupposto che la vita media degli esseri umani ha avuto un allungamento vertiginoso solo negli ultimi 150 anni, grazie al progresso congiunto di scienza, misure di igiene e di corretta alimentazione. «Ciò nonostante l’opinione pubblica non conosce la fatica e l’impegno che stanno dietro a ogni scoperta scientifica, ed è soggetta anzi a una ricorrente diffidenza. Caso recente, quello della pandemia. Anche a livello politico si chiedeva alla scienza qualcosa che per sua natura non può dare: la scienza non produce certezze a comando».
Alcune figure emblematiche
Cattaneo si rivolge a una platea di professionisti che operano nell’industria farmaceutica e ricorda le figure di Rita Levi Montalcini, Katalin Karikò - la scienziata ungherese emigrata negli Usa senza un soldo e poi approdata al premio Nobel per i suoi studi sull’RNA - e di Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso in Egitto. Esempi molto diversi ma accomunati da una medesima passione per la ricerca. Sfidando guerre e regimi autoritari di certo poco inclini ad apprezzare la libertà di pensiero. La fine tragica di Regeni - sottolinea Cattaneo - ci ricorda che «il metodo scientifico e la libertà di ricerca vanno difesi e rivendicati ogni giorno. I ricercatori devono essere in uno stato di allerta continuo». Entusiasmo, passione, innovazione, le tre parole d’ordine da perseguire.
Da alcuni anni senatrice a vita, Cattaneo non delinea un quadro molto confortante della classe politica, a volte vittima anch’essa di scetticismi e pregiudizi antiscientifici come quelli diffusi tra i cittadini. L’accenno al caso Stamina, di alcuni anni fa, non è, da questo punto di vista, casuale.
La paura della complessità insita nell’indagine scientifica è fenomeno diffuso, e non solo in Italia: «Eppure la complessità è una delle forze della democrazia». Un discorso in chiaroscuro ma con un finale che indulge all’ottimismo: «L’Italia è un Paese dal grande passato e tuttora pieno di risorse. Non dobbiamo guardare al futuro lasciandoci prendere dal pessimismo».
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