farmaceutica
04 Luglio 2024In corso a Roma l’assemblea annuale di Farmindustria, il presidente Marcello Cattani: occorre un'Europa più forte nello scenario globale. Si deve parlare anche di “transizione della salute”

«Oggi nel mondo sono 23.000 i farmaci in fase di sviluppo, con un tasso di crescita vertiginoso negli ultimi 8 anni. La farmaceutica è il primo settore al mondo per innovazione, stanno arrivando ad approvazione farmaci per l’Alzheimer, patologia considerata finora non curabile. La nuova frontiera è rappresentata dal gene editing, i virus oncolitici, il microbioma… Quella che i cittadini desiderano è una salute di qualità».
Marcello Cattani, appena rieletto presidente di Farmindustria, apre l’assemblea annuale, in corso a Roma, ribadendo la centralità del comparto farmaceutico nello sviluppo economico e sociale del Paese. «La competizione globale vede oggi l’Europa affrontare costi di produzione aumentati del 30% rispetto al 2021. Il modello dell’industria farmaceutica ha la necessità di rinnovarsi costantemente, sul fronte della ricerca clinica, dell’accesso ai farmaci, della produzione. Il futuro accelelera e il nostro sistema-paese deve tenere il passo. Si deve parlare anche di “transizione della salute”, fondata su un concetto che è quello del valore, non del costo o dello sconto. Bisogna cambiare proprio la visione complessiva».
Un nuovo modello di sviluppo: “Il governo ha cambiato rotta rispetto al passato”
Cattani mette poi il dito nella piaga: il continente europeo è in difficoltà nella competizione con gli altri colossi economici mondiali, tra poca crescita del Pil, inflazione e carenza di materie prime, soprattutto nell’ambito energetico.
«Gli investimenti globali vanno maggiormente dove trovano condizioni di sviluppo più favorevoli, anche se in alcuni casi non si tratta di Paesi con istituzioni democratiche come le nostre. In ogni caso bisogna fare un passo avanti, superare una concezione vecchia delle regole. La priorità è l’accorciamento della filiera, ridurre la dipendenza per la produzione di principi attivi e altre materie prime dalla Cina e dall’India, per spostarla nel bacino del Mediterraneo».
Sul piano nazionale la farmaceutica è indicata dall'Istat come il primo settore per competitività: «Bisogna dire grazie a un governo che ha cambiato completamente rotta rispetto al passato. Non è più il tempo dei tavoli in un mondo in cui le interconnessioni sono totali». I sistemi sanitari europei sono ancora forti, nonostante i ripetuti tagli: «Sono sistemi ancora in grado di erogare salute di qualità e va riconosciuto al governo italiano il merito di avere aggiunto delle risorse al Fondo sanitario nazionale. Lo stesso discorso del progressivo allentamento del payback è un elemento positivo. Stiamo facendo un grande lavoro, industria e istituzioni, per dare impulso al nostrro settore, anche nell'ambito del Piano Mattei. Semmai è la legislazione europea, prevedendo un indebolimento dei vincoli brevettuali,che può causare dei danni al nostro sistema».
Export, produzione, competitività: i numeri del settore
I dati presentati dicon che l’export ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita della produzione farmaceutica italiana, registrando nuovi record. Nel 2023, farmaci e vaccini si sono affermati come il secondo settore made in Italy per saldo estero, con un valore di 17 miliardi di euro. L’export farmaceutico ha visto un aumento notevole, passando dal 3,8% all’8,3% del totale manifatturiero negli ultimi venti anni. La produzione complessiva dell’industria ha raggiunto i 52 miliardi di euro, con oltre 49 miliardi provenienti dall’export, nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi del 30% rispetto al 2021.
Le imprese farmaceutiche hanno investito sul territorio italiano 3,6 miliardi di euro, di cui 2 miliardi in Ricerca e Sviluppo (R&S). L’industria impiega 70.000 addetti, con un incremento del 2% nel 2023 e del 9% negli ultimi cinque anni. Particolarmente significativo è stato l’aumento del 20% di lavoratori under 35, insieme a una forte presenza femminile, che rappresenta il 45% del totale. L’industria è anche leader nel welfare aziendale e competitività, con il più alto valore aggiunto per addetto tra i settori manifatturieri, secondo Istat.
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