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24 Luglio 2024La sentenza della Corte Costituzionale che ha legittimato il meccanismo del payback sui dispostivi medici causerà una “crisi irreversibile”. La posizione delle aziende e delle Regioni
La sentenza della Corte Costituzionale che ha legittimato il meccanismo del payback sui dispostivi medici, ha liquidato “frettolosamente e senza reali motivazioni giuridiche un istituto folle” che “sposta il debito pubblico su aziende private” causerà una “crisi irreversibile”. Sono i segnali di allarme che arrivano dal comparto in seguito alla pronuncia della Consulta che ha rigettato l’incostituzionalità delle norme sul pay back.
Per Confindustria dispositivi medici non si è tenuto conto che “le imprese potrebbero non essere in grado di provvedere alle forniture, con un'inevitabile ripercussione sulla capacità del sistema di garantire la tutela della salute dei pazienti". Il presidente Nicola Barni sottolinea che molte imprese ““non solo saranno nell'impossibilità di sostenere il saldo di quanto richiesto dalle Regioni, ma saranno altresì costrette ad avviare procedure diffuse di mobilità e licenziamento, ad astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche e, in molti casi, a interrompere completamente la propria attività in Italia". E chiede “l'immediata convocazione e costituzione di tavoli per gestire la crisi del comparto".
Stessa richiesta anche dalle piccole e medie imprese del settore. Gennaro Broya de Lucia, presidente di Pmi Sanità chiede “un immediato tavolo di crisi che comprenda le conseguenze sulle piccole e medie imprese italiane e che si adoperi per una soluzione definiva che tuteli questo strategico comparto”. In una nota afferma che “è uno dei momenti più bui della storia della Giustizia italiana perché chi avrebbe dovuto tutelarla ha mancato nel suo compito”. La sentenza “liquida frettolosamente senza reali motivazioni giuridiche un istituto folle che sposta artificiosamente miliardi di debito pubblico su malcapitate aziende private che da anni si prodigano quotidianamente per il funzionamento della sanità italiana specialmente di quella pubblica”. Con il rischio che “200 mila famiglie vedranno in pochi istanti azzerata la loro esistenza professionale e non solo” in quanto per molte aziende “significa uscire dal mercato con una valanga di debiti impagabili, imposti per legge”.
A esprimersi sulla sentenza è la Regione Toscana. In una nota il presidente Eugenio Giani e l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini dichiarano che “da una prima lettura la Corte Costituzionale respinge le eccezioni di incostituzionalità mosse contro le disposizioni sul payback. Ora sono più forti le ragioni della Toscana. Questo si traduce in un consolidamento delle poste che la Regione ha iscritto nel proprio bilancio degli anni passati riferite alle annualità 2015-2018. Per gli anni successivi, dal 2019 al 2024 – concludono - spetta al Governo dare operatività al payback sui dispositivi medici, tenendo conto anche di quanto emerge dalle pronunce odierne”.
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