Integratori alimentari
06 Febbraio 2025Uno studio di fattibilità ed esplorativo condotto dal team inglese ha esaminato gli effetti di otto settimane di integrazione con creatina in associazione alla terapia cognitivo-comportamentale rispetto al placebo, nella depressione
La creatina potrebbe risultare un integratore utile e sicuro da associare alla terapia cognitivo-comportamentale (CBT), nei casi di depressione: nei pazienti seguiti in terapia che l’hanno utilizzata i punteggi al questionario Patient Healt Question-9 (PHQ-9), utilizzato per la diagnosi, il monitoraggio e la determinazione della gravità della depressione erano più alti rispetto a chi faceva solo terapia. I dati sono stati raccolto da uno studio esplorativo pubblicato su European Neuropsychopharmacology.
La creatina monoidrato è un nutraceutico sicuro che può entrare nel sistema nervoso centrale. Oltre a essere presente in alimenti quali latte, carne e pesce, la creatina endogena viene sintetizzata nel fegato e nel cervello, dove viene immagazzinata in alte concentrazioni e svolge importanti funzioni per il metabolismo energetico.
Una regolazione alterata delle riserve di energia cerebrale, in particolare sotto forma di bassi livelli di creatina, è stata associata sia a sintomi depressivi che a resistenza a trattamenti farmacologici o comportamentali. Inoltre, la creatina è un agente neuroprotettivo, con effetti antiapoptotici e antiossidanti, ed è in grado di modulare neurotrasmettitori quali serotonina, noradrenalina, dopamina, adenosina, N-metil-d-aspartato [NMDA], implicati nella depressione, con capacità di interazione anche con farmaci antidepressivi consolidati. Su queste basi, è stato ipotizzato che l’integrazione di creatina possa contribuire a una maggiore risposta alle strategie antidepressive convenzionali.
Lo studio di fattibilità ed esplorativo condotto dal team inglese ha esaminato gli effetti di otto settimane di integrazione con creatina in associazione alla CBT rispetto al placebo più CBT, nella depressione. Complessivamente, sono stati presi in considerazione 100 partecipanti di età media pari a 30,4 ± 7,4 anni, di cui la metà erano donne, tutti con diagnosi di depressione, con un punteggio al Patient Healt Question-9 (PHQ-9) medio di 17,6 ± 6,3. I partecipanti sono stati divisi tra un gruppo che riceveva creatina + CBT (N = 50) e un altro che riceveva placebo + CBT (N = 50).
Dall’analisi è emerso che dopo otto settimane di trattamento, i punteggi PHQ-9 erano inferiori in entrambi i gruppi dello studio, ma significativamente di più nei partecipanti che assumevano creatina (differenza media = -5,12). Inoltre, le interruzioni del trattamento dovute a qualsiasi causa e a eventi avversi e la percentuale di partecipanti con almeno un evento avverso erano comparabili tra i due gruppi.
Fonte:
European Neuropsychopharmacology (2025); doi: 10.1016/j.euroneuro.2024.10.004
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