Politica e Sanità
15 Aprile 2025L'amministrazione Trump sta avviando indagini sulle importazioni di prodotti farmaceutici e semiconduttori nell'ambito di un tentativo di imporre tariffe su entrambi i settori per motivi di sicurezza nazionale, come mostrano gli avvisi pubblicati lunedì sul Federal Register
L’amministrazione Trump ha ufficialmente avviato un’indagine sulle importazioni di prodotti farmaceutici e semiconduttori, un passo che potrebbe portare all’introduzione di nuovi dazi doganali. Le indagini sono state annunciate sul Federal Register e rientrano nelle misure previste dalla Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, che consente al presidente degli Stati Uniti di imporre tariffe per motivi di sicurezza nazionale.
Secondo quanto reso noto dal Dipartimento del Commercio, l’indagine riguarda un ampio spettro di prodotti, inclusi farmaci finiti, i principi farmaceutici attivi (API) e dispositivi per la produzione di semiconduttori. L’obiettivo dichiarato è valutare in che misura la dipendenza dalle importazioni possa rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale e, di conseguenza, giustificare un intervento tariffario per incentivare la produzione interna.
Il presidente Trump ha ribadito pubblicamente l’intenzione di riportare la manifattura farmaceutica all’interno dei confini nazionali, definendo l'autonomia produttiva nel settore dei farmaci una priorità strategica: “Produrremo i nostri farmaci da soli”, ha dichiarato di recente, sottolineando come la pandemia e la crescente instabilità geopolitica abbiano messo in luce la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali. Le indagini avranno una durata massima di 270 giorni, ma il presidente ha fatto intendere che potrebbe arrivare a una decisione ben prima della scadenza.
L’annuncio ha già sollevato forti preoccupazioni nell’industria farmaceutica riportate dalle agenzie estere. Le aziende produttrici, in particolare quelle di farmaci generici, si legge su un lancio della Cnn, temono che l’introduzione di dazi possa tradursi in un aumento dei costi e, conseguentemente, in un impatto diretto sui pazienti. John Murphy III, CEO della Association for Accessible Medicines, ha dichiarato che la politica tariffaria rischia di aggravare i problemi già esistenti nell’accesso ai farmaci a basso costo, alimentando potenziali carenze e “senza una riforma strutturale del sistema di rimborso e regolamentazione negli Stati Uniti, l’effetto delle tariffe potrebbe essere controproducente”.
Anche le grandi aziende farmaceutiche, che dispongono di una maggiore capacità di assorbire l’impatto economico dei dazi, potrebbero decidere di trasferire i costi sui consumatori. Il settore ha quindi chiesto all’amministrazione di valutare un’applicazione graduale delle nuove misure, per consentire tempi di adeguamento e, eventualmente, la rilocalizzazione della produzione.
Il nodo cruciale resta la capacità di riconvertire la produzione sul territorio statunitense in tempi rapidi: alcuni osservatori evidenziano come le infrastrutture necessarie per sostenere una produzione nazionale di farmaci su larga scala non siano attualmente pronte, e che eventuali investimenti richiederebbero anni per entrare a regime. Per i produttori indiani, che rappresentano quasi la metà dei farmaci generici venduti negli Stati Uniti, l’introduzione di dazi potrebbe addirittura rallentare gli investimenti sul suolo americano, minacciando l’equilibrio dell’intero sistema.
Fonte:
https://edition.cnn.com/2025/04/14/business/pharmaceuticals-probe-chip-imports-tariffs/index.html
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