Politica e Sanità
16 Aprile 2025Sono 4 milioni e 130 mila i binge drinker, 780 mila sono consumatori dannosi in necessità di un trattamento clinico di cui solo l’8,1% sono intercettati dal SSN e in cura
Nel 2023 sono circa 8 milioni le persone di età superiore agli 11 anni che hanno consumato alcol in modo tale da esporre la propria salute a un rischio concreto. Di queste, il 21,2% sono uomini e il 9,2% donne, percentuali rimaste pressoché invariate rispetto al 2022. Sono i dati dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che ha diffuso i dati in occasione dell’Alcohol Prevention Day che ricorre il 16 aprile. La giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sui rischi legati al consumo di alcol e sull’importanza della prevenzione, con la presentazione dei dati aggiornati sull’impatto dell’alcol nel Paese.
La fotografia scattata dal sistema di monitoraggio dell’ISS evidenzia che non si è verificata nessuna delle attese riduzioni nei comportamenti a rischio. Il consumo di alcol rimane elevato soprattutto tra i gruppi più vulnerabili della popolazione: minori, giovani adulti, donne e anziani. Particolarmente critico è il fenomeno del binge drinking, ovvero il bere per ubriacarsi, che ha coinvolto 4 milioni e 130 mila persone. Tra questi, 74.000 sono minori, mentre 1 milione e 230 mila sono donne. Tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, la pratica è estremamente diffusa: il 18,7% dei maschi e il 10,1% delle femmine ha dichiarato di bere per ubriacarsi.
Il binge drinking coinvolge anche gli adulti (25-64 anni), con il 14,3% dei maschi e il 5,5% delle femmine che adottano questi comportamenti. Negli ultimi dieci anni, il numero delle binge drinker donne è cresciuto dell’80%, passando dal 2,5% del 2013 al 4,5% del 2023, mentre negli uomini si registra un incremento del 19% solo negli ultimi cinque anni.
Il consumo fuori pasto, considerato particolarmente nocivo, è in costante aumento, in particolare tra le donne, che nel 23,9% dei casi assumono alcol in questi contesti. I dati mostrano anche una ripresa della mortalità totalmente attribuibile all’alcol, soprattutto nelle fasce di età produttiva, smentendo le previsioni di una sua riduzione.
Ancora più grave è la situazione dei cosiddetti consumatori dannosi: nel 2023 sono stati 780.000, ossia coloro per i quali l’alcol ha già causato un danno organico o mentale tale da richiedere un trattamento clinico. Tra questi, 310.000 sono donne. Tuttavia, soltanto l’8,1% di questi pazienti è stato effettivamente intercettato e preso in carico dal Servizio Sanitario Nazionale, lasciando quindi oltre 91% dei casi fuori da qualsiasi percorso di cura. I consumatori dannosi rappresentano pazienti clinici a tutti gli effetti, affetti da Disturbi da Uso di Alcol (DUA).
I dati raccolti attraverso il Sistema di Monitoraggio Alcol (SISMA) dell’ISS e l’indagine Istat Multiscopo, evidenziano criticità anche nella fascia dei minori tra i 16 e i 17 anni, dove si registra una quota di consumatori a rischio pari al 39,2% per i maschi e al 30,7% per le femmine. Allarmanti sono anche le percentuali tra gli 11 e i 15 anni, con il 9,1% dei maschi e il 6,6% delle femmine già coinvolti in consumi pericolosi, nonostante l’alcol sia vietato ai minori di 18 anni. Questo dato sottolinea una grave violazione sistematica della legalità e un’assenza di protezione efficace, sia normativa che culturale.
Anche tra gli anziani il consumo a rischio è diffuso: il 31,2% degli uomini tra i 65 e i 74 anni e il 29,1% degli ultra 75enni consumano alcol in quantità pericolose per la salute. Questa fascia è quella in cui si riscontrano le frequenze più alte di consumatori dannosi non intercettati, aggravando il quadro generale.
“I consumi di alcol in Italia evidenziano una situazione consolidata e preoccupante di tutti gli indicatori monitorati di danno e di rischio, dilagante nelle fasce più vulnerabili della popolazione” ha dichiarato Emanuele Scafato, direttore dell’Ona-Iss.
“La prevenzione nazionale e regionale, la più efficace possibile, è possibile se si mira ai target principali. È necessario innalzare l’attenzione per i giovani, i minori in particolare, prevedendo maggiori tutele nei luoghi di aggregazione e l’educazione alla salute nelle scuole. È dimostrato che è efficace investire in prevenzione e attivare l’intercettazione precoce dei consumatori a rischio, specialmente con interventi differenziati per donne e anziani, favorendo il counselling e l’intervento motivazionale. Occorre assicurare adeguate risorse per le reti curanti e l’applicazione delle linee guida per i disturbi da uso di alcol che l’Iss ha reso disponibili alle strutture del Ssn per la cura dei consumatori con danno o alcoldipendenti, pazienti clinici a tutti gli effetti in necessità di trattamento. Occorre favorire un incremento della consapevolezza sui rischi derivanti dall’uso di alcol a sostegno delle persone, delle famiglie e in osservanza degli obiettivi delle strategie delle Nazioni Unite, che non abbiamo raggiunto nel 2025, ma in cui siamo impegnati per il 2030”.
In questo contesto, il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che prevedono una riduzione del consumo nocivo di alcol, appare ancora lontano.
“L’impegno, sottolinea l’ISS, deve rimanere prioritario, con interventi strutturati, risorse adeguate e una rinnovata attenzione da parte delle istituzioni e della società civile”.
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