Politica sanitaria
06 Maggio 2025Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato che entro due settimane renderà noti dazi specifici sui prodotti farmaceutici importati, aprendo così un capitolo inedito della sua politica protezionistica
Il presidente degli Stati Uniti Trump ha annunciato che entro due settimane renderà noti i dettagli di una nuova ondata di dazi, stavolta specificamente indirizzati ai prodotti farmaceutici importati. Una svolta attesa, ma che segna comunque un’inversione di rotta netta rispetto alle esenzioni garantite finora al settore farmaceutico nelle precedenti tornate tariffarie.
Le dichiarazioni di Donald Trump, rilasciate alla stampa dalla Casa Bianca, sono arrivate a margine della firma di un ordine esecutivo che punta a rafforzare la produzione interna di medicinali e principi attivi. L’obiettivo, secondo il presidente, è chiaro: costruire una “solida base produttiva nazionale” e “porre fine al furto economico perpetrato da altri Paesi”.
Lo scorso aprile, l’amministrazione americana aveva avviato un’indagine formale sull’impatto delle importazioni farmaceutiche sulla sicurezza nazionale e per molti osservatori, era il preludio all’annuncio odierno.
Il nuovo ordine esecutivo firmato il 5 maggio prevede infatti il rafforzamento delle capacità produttive nazionali attraverso la semplificazione dei permessi per la costruzione di impianti farmaceutici. Agenzie come la FDA e l’EPA - Agenzia per la protezione dell'ambiente sono state incaricate di accelerare le autorizzazioni, in un’ottica che unisce protezionismo economico e autonomia strategica sanitaria.
L’esenzione garantita fino ad oggi ai farmaci sembra destinata a essere archiviata: Trump ha parlato di tariffe “importanti”, evocando misure che potrebbero ricalcare quelle già applicate ad altri settori industriali, come l’acciaio e l’alluminio. Secondo alcune stime interne all’industria farmaceutica, l’introduzione di dazi del 25% sui farmaci importati farebbe aumentare i costi del settore di circa 51 miliardi di dollari l’anno, con un impatto immediato sul prezzo finale dei medicinali per i consumatori americani. Secondo una stima commissionata dall’industria farmaceutica statunitense (PhRMA), farebbe aumentare i costi dei farmaci del 12,9% sui prezzi al dettaglio
Nel 2023, gli Stati Uniti hanno importato farmaci per un valore di 203 miliardi di dollari. Di questi, il 73% proviene dall’Europa, con Irlanda, Germania e Svizzera in testa. L’Italia esporta verso gli Usa più di 10 miliardi di dollari l’anno in prodotti farmaceutici, una cifra che – secondo il presidente di Farmindustria Marcello Cattani – rischia di subire un colpo durissimo in caso di applicazione delle nuove tariffe.
“È un rischio concreto per le nostre aziende e per tutta la filiera produttiva – ha dichiarato Cattani – e comporterebbe conseguenze anche per gli stessi pazienti statunitensi, che vedrebbero aumentare i prezzi dei farmaci”.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito l’iniziativa statunitense “una tempesta imminente” e ha avvertito che le nuove misure “colpiranno milioni di cittadini”, sia in Europa che negli Stati Uniti. La Commissione ha già aperto un dossier per valutare contromisure, mettendo in guardia rispetto al rischio di aggravare le attuali carenze di medicinali critici.
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