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11 Marzo 2025Presentata a Roma la campagna "InDipendeNte da te" e il fascicolo "Indicazioni pratiche per conoscere e gestire la dipendenza da oppiacei", con indicazioni pratiche per gli operatori sanitari che operano sul territorio, farmacisti inclusi
La dipendenza da oppiacei rappresenta una sfida sanitaria e sociale di grande rilievo, che richiede un approccio integrato e il coinvolgimento attivo della rete territoriale, in particolare di medici e farmacisti. Questi professionisti svolgono un ruolo cruciale nel riconoscere i segnali di dipendenza, orientare i pazienti verso percorsi terapeutici adeguati e supportarli nel processo di recupero, con particolare attenzione farmaci antidolorifici oppiacei, il cui consumo senza prescrizione rappresenta un problema emergente di sanità pubblica. Questi temi sono approfonditi nel fascicolo "Indicazioni pratiche per conoscere e gestire la dipendenza da oppiacei", presentato a Roma, in Senato, presso la Sala Caduti di Nassirya, durante l’evento di lancio della campagna "InDipendeNte da te". L'iniziativa è stata pensata per offrire agli esperti del settore strumenti utili per comprendere e affrontare la dipendenza da oppiacei è stata realizzata da Edra con il supporto non condizionante di Molteni Farmaceutici e il patrocinio di diverse sigle tra cui Federfarma, Simg, Federserd e Cittadinanzattiva.
Gli oppiacei continuano a essere i principali responsabili dei danni attribuiti al consumo di sostanze stupefacenti o illecite in Italia e la principale causa di overdose mortali. I dati italiani relativi al 2022 rispecchiano la tendenza europea: è stato evidenziato un aumento dei consumi di sostanze psicoattive non solo nella fascia 18-64 anni ma anche, in modo preoccupante, nella fascia d’età dai 15 ai 19 anni, con un aumento rilevante per quanto riguarda l’uso di cannabinoidi sintetici, cocaina, psicofarmaci e nuove sostanze psicoattive (NPS). Risulta stabile l’uso di eroina, che rappresenta la sostanza con maggior impatto a livello sanitario in quanto principale sostanza di consumo tra gli utenti in trattamento ai servizi pubblici per le dipendenze e responsabile del 50% dei decessi per overdose registrati in Italia.
Particolare attenzione viene posta agli antidolorifici oppiacei, il cui consumo senza prescrizione rappresenta un problema emergente di sanità pubblica.
La distinzione tra consumo occasionale, problematico e dipendenza è fondamentale per una corretta comprensione e gestione del fenomeno. Il consumo occasionale si verifica in situazioni sporadiche, senza implicazioni significative sulla vita quotidiana. Il consumo problematico, invece, si manifesta quando l'uso di sostanze inizia a interferire con le attività sociali, lavorative o familiari, pur senza configurarsi come una vera e propria dipendenza. La dipendenza, infine, rappresenta una condizione patologica caratterizzata da un pattern persistente e compulsivo di utilizzo della sostanza, spesso associato a tolleranza, sintomi di astinenza e incapacità di controllo.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) identifica il Disturbo da Uso di Sostanze (DUS) come "un pattern problematico di uso della sostanza che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi", classificandolo in base alla gravità (lieve, moderato e grave). La diagnosi si basa sulla presenza di almeno due dei seguenti undici sintomi: tolleranza, astinenza, perdita di controllo, craving, uso continuativo nonostante le conseguenze negative e compromissione nelle attività sociali e lavorative.
L'uso cronico di oppiacei comporta una serie di effetti devastanti sulla salute fisica e psicologica. Tra i danni più gravi si segnalano le patologie infettive (come HIV ed epatiti, spesso correlate a pratiche di iniezione non sicure), problemi cardiovascolari, compromissione della funzione cognitiva e disturbi dell'umore. Le complicazioni psicologiche includono ansia, depressione e isolamento sociale. L'uso cronico può anche compromettere le capacità decisionali e aumentare il rischio di comportamenti pericolosi. Inoltre, la dipendenza da oppiacei è spesso associata a difficoltà economiche, problemi legali e deterioramento delle relazioni familiari e sociali.
La gestione della dipendenza da oppiacei richiede un approccio integrato e multidisciplinare. Il Medico di Medicina Generale (MMG) rappresenta il primo punto di contatto con il sistema sanitario, svolgendo un ruolo chiave nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nell'invio ai servizi specialistici. Lo specialista, come lo psichiatra o il tossicologo, è fondamentale nella definizione di percorsi terapeutici personalizzati che includano trattamenti farmacologici (come la terapia sostitutiva con metadone o buprenorfina) e interventi psicologici. I Servizi per le Dipendenze (Ser.D.) svolgono un ruolo di coordinamento, offrendo supporto clinico e psicologico e promuovendo programmi di riabilitazione sociale. La collaborazione tra MMG, specialisti e Ser.D. è essenziale per garantire un percorso di cura integrato e continuo.
Affrontare la dipendenza da oppiacei richiede la combinazione di strategie preventive, terapeutiche e di supporto sociale. È fondamentale promuovere la sensibilizzazione sulla pericolosità dell'uso non prescritto di farmaci oppiacei e sui rischi legati alle nuove sostanze psicoattive. Il rafforzamento delle competenze dei professionisti sanitari e la promozione di reti territoriali collaborative sono essenziali per garantire una presa in carico efficace. L'integrazione del farmacista nella rete assistenziale può potenziare l'efficacia dei programmi di prevenzione e cura, contribuendo a una maggiore prossimità e tempestività di intervento. Il dialogo continuo tra operatori sanitari, istituzioni e comunità rappresenta la chiave per affrontare questa complessa emergenza sanitaria con un approccio olistico e coordinato.
Le farmacie, infatti, rappresentano un presidio fondamentale nella rete territoriale di prevenzione e gestione delle dipendenze. Grazie alla loro capillarità e accessibilità, i farmacisti sono spesso il primo punto di contatto per chi utilizza oppiacei, consapevolmente o meno. Il farmacista grazie ai suoi studi e alla sua esperienza professionale riesce a fornire un primo approccio su qualsiasi problematica, offrendosi come punto di ascolto attivo in grado di effettuare una prima valutazione e di indirizzare il cittadino dal medico o dallo specialista per la successiva presa in carico.
Fare riferimento al farmacista come operatore sanitario a cui poter descrivere e sottoporre i propri malori, i sintomi, ma non solo, anche lo stato familiare e altri contesti che possano essere utili ad una prima inquadratura del problema. Inoltre, spessissimo, il farmacista conosce molto bene i propri pazienti, la loro storia familiare e le patologie croniche e acute dei vari componenti il nucleo familiare.
Le farmacie partecipano alla distribuzione controllata di farmaci per la terapia sostitutiva e alla somministrazione di naloxone, un antidoto salvavita in caso di overdose. Inoltre, possono contribuire alla riduzione del danno attraverso la fornitura di materiali sterili per le pratiche di iniezione e programmi di educazione sanitaria. Il farmacista, grazie alla sua formazione, è in grado di offrire consulenze personalizzate, identificare segnali di uso problematico e indirizzare le persone verso i servizi specialistici appropriati.
Fonte:
https://www.indipendentedate.com/assets/docs/Fascicolo_Dipendenze_Oppiacei.pdf
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