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18 Luglio 2025

Farmacisti di comunità nella rete oncologica: risorsa sottoutilizzata. Paper mostra sfide e strategie per l'integrazione nel team di cura

Un paper internazionale esplora, in ambito europeo, il ruolo ancora poco valorizzato dei farmacisti, in particolare territoriali, nella presa in carico dei pazienti oncologici, con l’obiettivo di promuovere un’assistenza più equa, prossima e integrata

di Redazione Farmacista33


Farmacisti di comunità nella rete oncologica: risorsa sottoutilizzata. Paper mostra sfide e strategie per l'integrazione nel team di cura

Nel percorso di assistenza, il paziente oncologico attraversa molteplici fasi di cura e si interfaccia con diversi professionisti sanitari – dagli oncologi agli ematologi, dai medici di base agli infermieri – ma una figura resta ancora ai margini della rete: il farmacista di comunità, un potenziale inespresso che potrebbe però inserirsi in un percorso per una piena integrazione nei team di cura fatto di sfide formative e di nuove competenze.

È quanto emerge dalla review “Gaps and Opportunities in Outpatient Cancer Care Across Europe: Insights From a Panel of Experts on the Role of the Pharmacist, realizzata con il contributo non condizionato da Sandoz International GmbH, pubblicata su European Journal of Cancer Care e basata sul confronto tra esperti di diversi Paesi europei. Un board di 5 membri ha partecipato a interviste individuali condotte da Edra, partner incaricato della gestione e facilitazione del progetto, per esplorare il ruolo attuale dei farmacisti nel percorso di cura oncologico e di identificare opportunità concrete per migliorare la loro integrazione nella rete di assistenza. Successivamente, il gruppo ha analizzato le evidenze scientifiche in letterature.  

Farmacisti di comunità: presenza capillare ma ruolo marginale in oncologia

Se da un lato i farmacisti ospedalieri sono ormai considerati parte integrante dei team multidisciplinari nella gestione delle terapie oncologiche, partecipando attivamente ai giri di reparto, alla revisione delle cartelle cliniche e alla preparazione centralizzata dei farmaci citotossici, dall’altro i farmacisti di comunità rimangono una risorsa non adeguatamente sfruttata. E questo nonostante rappresentino un punto di accesso sanitario facilmente raggiungibile, soprattutto in una fase storica in cui l’assistenza tende a spostarsi sempre più vicino al domicilio del paziente.

“I farmacisti sono esperti del farmaco, ma nella percezione pubblica sono ancora troppo spesso considerati solo dispensatori di scatole”, osservano gli autori. “Eppure sono l’operatore sanitario più accessibile e spesso il primo contatto con il paziente oncologico dopo la dimissione”.

Lo studio documenta come i pazienti oncologici si rechino frequentemente nelle farmacie territoriali per motivi legati alla gestione dei sintomi, alle comorbidità, o anche solo per richiedere informazioni di supporto. Tuttavia, il loro ruolo formale nella rete di cura del cancro rimane poco definito. Non esistono, nella maggior parte dei Paesi europei, servizi standardizzati per questi pazienti all’interno delle farmacie di comunità. 

Formazione limitata e scarsa consapevolezza pubblica

A livello europeo emerge che una delle principali barriere all’integrazione dei farmacisti di comunità è la formazione. Il curriculum universitario include generalmente pochi contenuti legati all’oncologia, e questo si riflette in una limitata fiducia da parte dei farmacisti stessi nell'affrontare le problematiche dei pazienti oncologici. Secondo uno studio citato, solo il 13% dei farmacisti di comunità si sente preparato ad assistere questi pazienti.

A ciò si aggiunge una scarsa consapevolezza da parte del pubblico: i pazienti continuano a percepire la farmacia come un luogo dedicato principalmente alla dispensazione di medicinali, e raramente si aspettano di ricevere informazioni sull’oncologia o supporto emotivo. Anche la comunicazione diretta tra farmacista e paziente è spesso limitata.

Alcuni Paesi hanno avviato sperimentazioni che indicano una possibile via da seguire. In Portogallo e Spagna, ad esempio, i farmaci oncologici ad alto costo – tradizionalmente distribuiti solo in ambito ospedaliero – sono stati resi disponibili presso le farmacie di comunità, grazie a sistemi coordinati di dispensazione condivisa. Questo approccio ha consentito di ridurre i viaggi in ospedale e migliorare l’aderenza terapeutica, pur richiedendo una stretta collaborazione tra farmacisti ospedalieri e di comunità.

Anche in Germania, l’iniziativa “Oral Anticancer Therapy—Safe and Effective” ha creato programmi formativi specifici per farmacisti coinvolti nella dispensazione di farmaci orali antitumorali. Analogamente, il progetto europeo EPIC ha sviluppato un database dedicato agli agenti antitumorali orali, contribuendo alla definizione di un modello di buona pratica oggi in fase di diffusione anche in Italia.

Verso una farmacia oncologica territoriale: servizi e competenze  

L’evoluzione della professione farmaceutica verso una maggiore centralità nella gestione del paziente è ormai riconosciuta. Durante la pandemia da COVID-19, i farmacisti di comunità hanno dimostrato capacità di adattamento e innovazione, fornendo servizi di tele-farmacia, effettuando test e vaccinazioni, e contribuendo alla gestione della cronicità. Traslare questa esperienza anche nell’oncologia ambulatoriale rappresenta un’opportunità.

I farmacisti possono infatti offrire servizi di supporto all’aderenza terapeutica, educare i pazienti sugli effetti collaterali, riconoscere sintomi d’allarme e offrire consulenze sui corretti metodi di conservazione e smaltimento dei farmaci. Potrebbero inoltre svolgere un ruolo nella prevenzione, attraverso attività come il counseling per smettere di fumare, la promozione vaccinale (inclusi HPV e HBV) e la sensibilizzazione sui fattori di rischio.

 Per realizzare pienamente questo potenziale è necessario affrontare alcune condizioni strutturali. Innanzitutto, è fondamentale creare modelli di assistenza collaborativa che includano formalmente i farmacisti di comunità nel team di cura oncologica, riconoscendone il ruolo nella gestione quotidiana della terapia e nella transizione ospedale-territorio.

L’accesso condiviso alle informazioni sanitarie – ad esempio tramite cartelle cliniche elettroniche interoperabili – è un elemento chiave per superare la frammentazione attuale dell’assistenza. Tecnologie digitali, sistemi di supporto alle decisioni e strumenti di intelligenza artificiale potrebbero contribuire a potenziare il ruolo dei farmacisti anche nella gestione proattiva dei pazienti a rischio.

Infine, occorre investire nella formazione continua e nella ridefinizione dei curricula universitari. Le competenze richieste ai farmacisti coinvolti nella cura oncologica sono una solida conoscenza della biologia del cancro e della farmacologia oncologica, essenziali per comprendere le terapie e gestire effetti collaterali e interazioni. Sono inoltre fondamentali abilità comunicative avanzate, per supportare pazienti e caregiver nell’aderenza terapeutica e nella gestione degli eventi avversi, e una forte attitudine al lavoro interdisciplinare, per integrarsi nel team di cura e contribuire a un’assistenza globale.

L’integrazione dei farmacisti nella rete di cura del cancro richiede un impegno condiviso da parte di istituzioni, associazioni professionali, enti formativi e organizzazioni dei pazienti. La creazione di alleanze tra queste realtà potrebbe favorire una maggiore consapevolezza tra i pazienti delle competenze disponibili in farmacia e rafforzare la fiducia nei confronti dei farmacisti come professionisti sanitari di prossimità.

Lo studio conclude affermando che, in un contesto in cui il cancro rappresenta ancora la principale causa di morte nell’Unione Europea, colmare le lacune nella presa in carico – anche attraverso il contributo dei farmacisti di comunità – è una priorità sanitaria e politica. La prossimità, l’accessibilità e la continuità di cura offerte dalle farmacie territoriali possono diventare leve decisive per migliorare l’esperienza e gli esiti dei pazienti oncologici.

TAG: FARMACISTI OSPEDALIERI, FARMACIA ONCOLOGICA, FARMACISTA DI COMUNITà, RETE ONCOLOGICA

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