antibioticoresistenza
18 Novembre 2025Omeoimprese richiama la necessità di un approccio integrato per ridurre l’uso improprio degli antibiotici, affiancando nei casi appropriati trattamenti omeopatici all’interno di percorsi condivisi tra medici e farmacisti

L’uso corretto e mirato degli antibiotici, affiancato nei casi appropriati da trattamenti omeopatici all’interno di un modello integrato di assistenza che coinvolga professionisti sanitari e cittadini, può contribuire a ridurre l’impiego improprio di questi farmaci. In questo scenario il farmacista svolge un ruolo centrale nell’intercettare le richieste di automedicazione. È l’approccio indicato da uno studio francese pubblicato su PLOS One e rilanciato da Omeoimprese in occasione della Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antimicrobici, dal 18 al 24 novembre. L’associazione riunisce le aziende che producono e commercializzano medicinali omeopatici e antroposofici in Italia.
La presidente Silvia Nencioni chiarisce subito un punto fondamentale: “I medicinali omeopatici non sono da considerarsi un’alternativa agli antibiotici, sono invece un presidio estremamente efficace per evitare che gli antibiotici siano utilizzati in modo inappropriato. L’applicazione corretta e consapevole dell’omeopatia, infatti, può contribuire a ridurre l’uso eccessivo degli antibiotici, preservandone così l’efficacia nel tempo”. Il messaggio è quello di un “approccio multidisciplinare e integrato per rispondere a una sfida sanitaria cruciale come questa”.
L’omeopatia “può rappresentare una risposta concreta a questa emergenza: non sostituisce, infatti, gli antibiotici laddove necessari, ma ne può ridurre efficacemente l’utilizzo, migliorando la gestione delle infezioni”. Lo mostra uno studio epidemiologico francese che, nei pazienti seguiti da medici esperti in omeopatia, ha evidenziato una riduzione del 57% del ricorso agli antibiotici per infezioni delle vie aeree superiori, con effetti positivi sulla salute pubblica e sui costi sanitari.
Il tema della resistenza agli antibiotici in età pediatrica è particolarmente delicato, come sottolinea Gianfranco Trapani, medico pediatra ed esperto in medicine complementari. I bambini tra i 2 e i 5 anni sono tra i maggiori utilizzatori di antibiotici e diventano spesso un serbatoio di germi che poi circolano in famiglia. “Gli antibiotici restano indispensabili quando c’è una chiara indicazione batterica, ma l’omeopatia può essere di supporto in tutti quei casi in cui la terapia antibiotica non è indicata o può essere differita”.
Molte infezioni respiratorie in questa fascia d’età sono infatti virali e non richiederebbero antibiotici, mentre un uso inappropriato può favorire la selezione di ceppi resistenti e alterare il microbiota intestinale anche dopo pochi giorni di trattamento. All’interno di un approccio che comprende misure non farmacologiche — lavaggi nasali, idratazione, corretta igiene intestinale e antipiretici se necessari — i medicinali omeopatici possono aiutare a controllare i sintomi e a sostenere il decorso naturale, riducendo quello che Trapani definisce il “riflesso automatico” della prescrizione.
“Le evidenze disponibili”, continua Trapani, “soprattutto di tipo osservazionale, suggeriscono che un uso strutturato delle medicine omeopatiche, all’interno di percorsi ben definiti di medicina basata sulle evidenze per le indicazioni antibiotiche, può concorrere a ridurre il consumo di antibiotici quando non sono necessari, senza sostituirli nei casi in cui restano imprescindibili”.
In questo quadro, il lavoro di rete tra pediatra e farmacista è fondamentale: il farmacista intercetta molte richieste di automedicazione e può scoraggiare l’uso improprio, collaborando con il pediatra per una gestione più responsabile a tutela dei bambini e della collettività.
Figura sanitaria di prossimità, il farmacista rappresenta un presidio chiave nel promuovere un uso corretto e responsabile degli antibiotici. Nel contrasto all’antibiotico-resistenza, conclude Omeoimprese, il farmacista è decisivo nell’educare sui rischi dell’autoprescrizione e dell’interruzione precoce delle terapie, disincentivando l’uso improprio. La collaborazione con medici di medicina generale e pediatri consente di promuovere una gestione più sicura e consapevole dei farmaci, con un impatto positivo sulla salute pubblica.
Fonte:
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0089990
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