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Salute benessere

05 Agosto 2024

Creme solari. Contro fake news e bufale: le posizioni degli esperti su uso corretto ed esposizione professionale

Dal mondo medico è stata ribadita la necessità di proteggere la pelle ed è stato sottolineato che non esiste solo una esposizione ricreativa al sole, ma occorre valutare con attenzione anche le esposizioni continuative professionali

di Francesca Giani


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Si sono susseguiti nelle scorse settimane diversi messaggi e video sui social che lanciano allarmi sulle creme protettive e il loro uso corretto. Dal mondo medico è stata ribadita la necessità di proteggere la pelle ed è stato sottolineato che non esiste solo una esposizione ricreativa al sole, ma occorre valutare con attenzione anche le esposizioni continuative legate per esempio al lavoro – di chi opera per esempio all’aperto. Dalla Fnomeo all’Iss, sono stati sottolineati alcuni messaggi chiave utili a fare chiarezza. 

Esposizione al sole ricreativa, intenzionale e continuativa: le chiavi della fotoprotezione

Sulla necessità di proteggersi dai raggi ultravioletti a livello scientifico c’è pieno consenso, lo ha ribadito la Fnomceo, che segnala che “sui social non mancano messaggi privi di evidenze scientifiche”, che totalizzano numeri impressionanti di visualizzazioni e che “sostengono che le creme solari siano cancerogene e che inibiscano l’assunzione di vitamine come la D”. 

Proprio “l’aumento nel numero dei casi di tumori della pelle ha spinto i medici a insistere maggiormente sull’utilizzo di protezioni solari, che servono a ridurre il danno dell’esposizione diretta al sole: mentre fino a qualche anno fa si consigliava la crema solo durante le vacanze, al mare o in montagna, oggi gli esperti suggeriscono di applicare possibilmente una protezione tutto l’anno, e ripetere l’applicazione durante il giorno”. 

A ricordare numeri e rischi sono i dermatologi della Sidemast in un recente articolo: “Nelle popolazioni con la pelle chiara, si stima che fino al 95% dei tumori cheratinocitari maligni, quali il carcinoma basocellulare e squamocellulare, e il 70-95% dei melanomi siano causati dalle radiazioni UV. Pertanto, una percentuale significativa di tumori della pelle può essere prevenuta riducendo le radiazioni UV inutili ed eccessive attraverso un’efficace fotoprotezione”. 

Esposizione al sole essenziale per la sintesi della vitamina D

In generale, “l'esposizione al sole è essenziale per la sintesi della vitamina D”, ma spiega ancora Fnomceo “se è vero che il contenuto di questa vitamina nell’alimentazione può essere insufficiente, per beneficiare di quella prodotta dalla nostra pelle basta la minima esposizione al sole che si ha nella vita quotidiana, semplicemente recandosi ogni giorno a scuola o al lavoro”.
Mentre, continuano i dermatologi “la radiazione ultravioletta è responsabile di vari effetti acuti e cronici sulla pelle, come scottature solari, invecchiamento cutaneo prematuro, iperpigmentazione e fotocarcinogenesi”. Pertanto “evitare l'esposizione eccessiva al sole, in particolare durante il picco massimo di radiazione UV, indossare indumenti con protezione solare e utilizzare agenti protettivi topici sono cruciali per ridurre i danni causati dalla radiazione ultravioletta”. 

Creme solari: non sempre usate in quantità adeguata e nelle modalità previste

Di recente anche l’Iss è intervenuto, in risposta al dibattito sollevato dal Position paper dell’Acp: “le creme solari” ha scritto Iss in un post sui social, “vanno usate quando l'esposizione è inevitabile non perché siano considerate pericolose, ma perché la loro efficacia è limitata per vari motivi: perché la protezione dagli UV non è al 100% (una crema con SPF 15 fa passare nella pelle il 7% degli UV, una con SPF 30 il 3%, una con SPF 50 il 2%), perché le persone non le utilizzano come previsto (cioè usandone in quantità adeguata e ripetendone l'applicazione come suggerito, questo anche per via del costo delle creme) e perché danno un falso senso di sicurezza che porta le persone a prolungare l'esposizione.

Devono essere considerate come l'ultimo presidio quando tutte le altre misure preventive non vengono adottate (per scelta o per impossibilità, consideriamo che ci sono anche persone che lavorano sotto il sole, non si parla solo di esposizioni "ricreative"). Una volta che si renda necessario l'utilizzo di creme solari allora queste non vanno usate "il meno possibile", ma al contrario "il più possibile" spalmandole in maniera abbondante e ripetendone l'applicazione”.

Le proprietà protettive degli indumenti

Dalla Sidemast vengono poi passate in rassegna anche “le proprietà protettive degli indumenti che variano in base al tipo di fibra (poliestere, nylon, lana, seta, cotone), alla densità della trama, al colore (i coloranti contribuiscono a bloccare i raggi UV), al design (ad esempio, maniche lunghe, colletto) e all’incorporazione di molecole che assorbono i raggi UV. Gli indumenti con un elevato fattore di protezione UV sono inoltre particolarmente utili in condizioni di elevata esposizione ai raggi UV, come gli sport all’aperto e gli sport acquatici. I cappelli dovrebbero avere tese larghe per proteggere il cuoio capelluto, il viso, il collo e le orecchie”. Ma è la conclusione “un’adeguata fotoprotezione dovrebbe comunque includere la riduzione della fotoesposizione intenzionale modificando le abitudini di vita in riferimento all’andare al mare ed alla ricerca dell’abbronzatura”. 

TAG: CREME SOLARI, PROTETTIVI SOLARI, ERITEMA SOLARE, LUCE SOLARE

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