Carenza di organico, numero di laureati, occupazione, retribuzione. Dati aggiornati e fenomeni emergenti
Il numero di laureati nelle discipline chimico-farmaceutiche che lavora dopo un anno mostra in lieve miglioramento rispetto al passato, si conferma il trend in diminuzione dei laureati
Il numero di laureati nelle discipline chimico-farmaceutiche che lavora dopo un anno dalla conclusione degli studi universitari è pari al 67%, mentre dopo tre anni tale valore sale al 79,6% e a cinque anni è pari all'86,1%. Valori che si mostrano in lieve miglioramento rispetto alle passate rilevazioni, mentre si conferma il trend in diminuzione dei laureati negli ultimi anni. Sono questi alcuni dei risultati che emergono dal XXIV Rapporto su Profilo e Condizione occupazionale dei Laureati 2022 del Consorzio Interuniversitario Almalaurea, presentato in questi giorni, che ha coinvolto complessivamente 660 mila laureati negli anni 2020, 2018, 2016 di 76 Atenei. Dati che si inseriscono in un momento in cui da parte delle farmacie, in particolare di alcuni territori, continuano le segnalazioni relative a difficoltà nel trovare farmacisti collaboratori da inserire in organico.
Confermato trend in calo degli ultimi anni nel numero di laureati
Secondo il Rapporto 2022 - il cui anno di indagine è il 2021 -, in relazione alla classe di laurea Farmacia e Farmacia industriale (LM-13, 14/S), emerge un lieve calo nel numero di laureati, che ammontano, nel 2020, a 4.467 unità, mentre nel 2018 erano 5.095 e nel 2016 5.418. Per quanto riguarda il dato del 2019 e del 2017 a riportarlo è la rilevazione fatta nel 2020, secondo cui i laureati nelle due annate, rispettivamente, sono stati 4.755 e 5.082. Risultati che confermano come la lieve flessione negli studenti che escono dall'università sia un fenomeno rimasto pressoché costante in questi ultimi anni. Non subisce particolari variazioni, comunque, l'età media alla laurea, che per i laureati del 2020 e del 2028 è di 27 anni - per loro il voto di laurea media è rispettivamente di 101,1 e 100,2 - mentre è di 26,8 anni per quelli del 2016, con voto medio 100,1.
Migliora la condizione occupazionale e tende a diminuire il tempo di attesa
Interessanti, poi, sono i risultati relativi alla condizione occupazionale: a un anno dal titolo, i laureati che dichiarano di svolgere un'attività lavorativa retribuita anche con assegno di ricerca, purché non si tratti un'attività di formazione, risultano essere il 67%. Un dato che migliora a tre anni e a cinque anni dalla laurea, dove tale valore, rispettivamente, è pari al 79,6% e all'86,1%. Tali percentuali, nella rilevazione dell'anno scorso, erano pari al 63% a un anno dal titolo, all'80,5% a tre anni, all'86,4% a cinque anni, con un lieve incremento. Servirebbero a ogni modo altri dati per poter verificare se il trend è in linea con quanto segnalano alcune farmacie di una maggiore difficoltà nel reperire organico e di una maggiore dinamicità del mercato del lavoro. A ogni modo, a lavorare e a non cercare un'occupazione sono nell'ordine, per le tre annate, il 20,2%, il 15% e il 9,4% dei rispondenti, mentre a non avere un impiego, ma a cercarlo è il 12,8%, il 5,4% e il 4,5%. Il tasso di occupazione, che in questo caso comprende anche chi svolge un'attività di formazione retribuita, rispetto agli intervistati, è complessivamente dell'81,6 a un anno dalla laurea, del 90,3 a tre anni e del 90,9 a cinque. E, nel dettaglio, tra chi ha conseguito il titolo nel 2020, il numero di occupati è pari a 2.057, per quelli del 2018 è di 2.201 e per quelli del 2016 di 2.651. In riferimento, poi, all'ingresso nel mercato del lavoro, viene rilevato che per chi ha iniziato l'attività dopo la laurea, il tempo medio, espresso in mesi, che intercorre dall'inizio della ricerca al reperimento del primo lavoro è di 2,9 per gli iscritti usciti nel 2020, del 3,5 per quelli usciti nel 2018 e del 4,7 per il 2016. Nella rilevazione passata il dato relativo ai laureati del 2019 era di 3,1. Mentre il tempo dalla laurea all'inizio della ricerca del primo lavoro è di 1,1 (2020), 1,4 (2018), 1,7 (2016) e 1,2 (2019).
La situazione della retribuzione e della tipologia contrattuale
Un ulteriore capitolo di indagine riguarda le caratteristiche del lavoro al momento della indagine: risulta essere a tempo indeterminato (a tutele crescenti) il 27,2% degli intervistati a un anno dal titolo, il 57,7% a tre anni e il 75,6% a cinque. Alta la percentuale di contratti definiti non standard - che comprendono il tempo determinato, somministrazione di lavoro, intermittente o a chiamata -, anche se tendono a essere via via meno utilizzati più passano gli anni e aumentano le esperienze: a un anno dal titolo, infatti, riferisce di averne uno il 46,4% degli intervistati, a tre il 20,1%, mentre a cinque il 12,9. Stesso trend anche per i contratti formativi (come, per esempio, l'apprendistato) dichiarati nel 18,2% dei laureati nel 2020, nel 13,2% del 2018 e nell'1,3% del 2016. Parallelamente, il lavoro autonomo - che comprende anche imprenditori e titolari di ditta individuale - tende invece a essere più frequente con il passare del tempo: riferiscono di trovarsi in questa condizione il 4,9% dei laureati del 2020, il 6,7% del 2018 e il 7,2% del 2016. La diffusione dello smart working è pari al 5,8% per i rispondenti che hanno raggiunto il titolo da un anno, al 13,6% da tre anni, all'11,4% da cinque. Tendenza inversa, invece, per la diffusione part-time: i valori sono del 19,7%, 13,9%, 10,2% per le tre annate. Quanto poi alle ore abitualmente lavorate in una settimana, retribuite o meno, inclusi gli straordinari, queste sono pari, per i tre gruppi, a 37,9, 39,5 e 39,5. La maggior parte dei laureati, oltre il 90%, converge comunque verso il settore privato, con una stragrande maggioranza nei servizi. La retribuzione mensile netta è di 1.485, euro, 1.603 euro, 1.703 euro per i laureati di genere maschile che hanno conseguito il titolo nel 2020, 2018 e 2016; per le donne è, per le stesse annate, di 1.386 euro, 1.490 euro, 1.555 euro, confermando così un gap che era già stato rilevato tra gli stipendi. Da notare, come nelle rilevazioni precedenti queste cifre siano leggermente diverse (potrebbe esserci stato un primo impatto del rinnovo del contratto). Nell'indagine fatta nel 2020 la retribuzione mensile netta vede valori medi leggermente più bassi: per gli uomini è indicata in 1.395 euro a un anno, 1.516 euro a tre anni, 1.669 a cinque anni; per le donne 1.308 euro, 1.393 euro e 1.458 euro; ancora, nella rilevazione del 2019 i valori sono invece: 1.365 euro a un anno, 1.522 euro a tre e 1.652 euro a cinque per gli uomini e per le donne 1.306 euro, 1.380 euro, 1.438 euro.
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A cura di Redazione Farmacista33
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