Rilancio farmacie nel Pnrr. Ecco le proposte da cui partire
Nuove risorse legate al Pnrr sono pronte per essere iniettate nel sistema. Un'occasione per rilanciare il Ssn, ridisegnare l'assistenza primaria e integrare il ruolo del farmacista e delle farmacie
Durante l'emergenza sanitaria, il Paese ha dimostrato una grande capacità di finanziamento della sanità. Nuove risorse, legate al Pnrr, sono pronte per essere iniettate nel sistema. Un'occasione, questa, per rilanciare il Servizio sanitario nazionale, ridisegnare l'assistenza primaria ma anche per integrare il ruolo del farmacista e delle farmacie. Ma il tempo a disposizione è poco. Sono queste alcune delle riflessioni emerse nel convegno dal titolo "La sanità italiana e la continuità assistenziale ospedale territorio: i farmacisti e le farmacie nei nuovi modelli organizzativi e nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza" che si è tenuto oggi a FarmacistaPiù, il congresso dei farmacisti in corso in versione digitale fino a domenica 7 novembre.
Poco tempo per giocare la partita del Pnrr. Cartabellotta: per la farmacia è molto da costruire
«Già durante la crisi sanitaria da parte pubblica» è stato l'intervento di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, «sono state iniettate molte risorse: basti pensare che nel decennio 2010-2019 il Ssn ha ottenuto 8,8 miliardi, mentre con i decreti legati al Covid-19, al netto del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, sono arrivati in due anni 9,3 miliardi di euro. Ora ci troviamo di fronte a una grande sfida, che è rappresentata dal Pnrr, come strumento per il rilancio. Il Piano, in particolare, ha l'obiettivo di colmare due grandi punti deboli della nostra sanità: la primary care, che necessita di una riforma di tutto il sistema, e l'innovazione tecnologica». Per le farmacie, come si sa, «le risorse dedicate sono all'interno della missione 5, ma la grande sfida è quella di ridefinire e integrare il ruolo del farmacista nella riforma della assistenza territoriale. La base del progetto di riforma è il documento preliminare di Agenas, "Modelli e standard per sviluppare l'assistenza territoriale nel Ssn", arrivato alla versione 2.0, che traccia la strada. Va osservato che il termine multidisciplinarità - ambito in cui la farmacia può e deve giocare un ruolo - compare 12-13 volte, mentre la figura del farmacista viene citata una volta sola, nel capitolo finale dedicato alle ulteriori aree di approfondimento. Questo è un gap che va colmato anche perché solo qui, nella integrazione del ruolo del farmacista nel ridisegno dell'assistenza territoriale, si gioca il futuro rilancio» della farmacia.
Case di comunità modello calato dall'alto. Occorre partire dalle reti già presenti
Una partita per la quale, come sottolineato da Andrea Mandelli, presidente di Fofi, «il tempo a disposizione è poco». Per questo, l'unica strada percorribile per «fare bene e fare veloce è quella di valorizzare gli asset, le infrastrutture che già esistono e che già funzionano con efficienza. Queste sono rappresentate dalla rete delle farmacie e dei farmacisti, tanto sul territorio quanto negli ospedali. Puntare su modelli da costruire, come le Case di comunità, su cui ci sono poche certezze e che con ogni probabilità richiederanno più investimenti di quelli stanziati, può mettere a rischio il processo di rinnovamento della sanità di cui il Paese ha bisogno. Il servizio di prossimità, capillare e accessibile, è erogato solo dalle farmacie, sempre aperte. Da qui occorre partire ed è vitale che le risorse vadano nella giusta direzione». «Le Case di Comunità, come modello assistenziale su cui si sta puntando, è di fatto calato dall'alto» concorda Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ed «è contrario alla logica delle comunità. Lo strumento prescinde, infatti, da quelle che sono le realtà dei territori, le capacità di organizzarsi e di portare a compimento i progetti, la reattività degli Enti e degli Attori presenti. E, come conseguenza, prescinde dal tema della disuguaglianza, che è centrale per il nostro Paese. Le preoccupazioni sono diffuse e sono state espresse da più parti. Sono convinta che il concetto di Casa di Comunità vada ancora affrontato e definito e soprattutto che occorra renderlo oggetto di dibattito pubblico. Se ci sono esitazioni da soggetti diversi, con interessi diversi, un motivo c'è». La strada, piuttosto, «come è stato detto, è quella di fare riferimento alle reti che sul territorio già ci sono, sfruttarle per quello che sono già capaci di fare, investendo e potenziandole. Penso certamente alle farmacie, che, proprio per la prossimità che esprimono - non solo territoriale, ma anche di supporto alle competenze -, hanno anche un ruolo nell'abbattimento delle disuguaglianze. Questo va considerato ancora di più laddove si spinga verso una digitalizzazione della sanità. La farmacia rappresenta, per i cittadini che non hanno competenze o strutture adeguate, un modo per non restare esclusi».
Digitalizzazione diventi strumento per aderenza e monitoraggio patologie
Proprio sulla digitalizzazione della sanità da Marco Cossolo, presidente di Federfarma, è stato sottolineato come questo processo «vada inteso come strumento e non come fine. Uno dei più grandi problemi sanitari è rappresentato dalla aderenza alla terapia. L'Oms ha rilevato come solo il 40% dei farmaci siano assunti in modo appropriato. Gli strumenti tecnologici e digitali possono giocare un importante ruolo nel monitoraggio della aderenza alla terapia e anche nella prevenzione secondaria, elemento fondamentale in presenza di patologie croniche. Ma se digitalizzazione, telemedicina e assistenza di prossimità «sono le scommesse su cui vale la pena investire» ha aggiunto Arturo Cavaliere, presidente Sifo, «cruciale, per un corretto funzionamento del sistema, è la multidisciplinarità e la capacità di integrare tutte le figure professionali. C'è pertanto la necessità che i modelli organizzativi siano effettivamente resi sinergici grazie a figure trasversali e di snodo, che da anni svolgono questa funzione, quali i farmacisti ospedalieri, dei servizi territoriali e di comunità, che hanno, in questa direzione, competenze formative chiare. Quello che va evitato è la sovrapposizione di figure professionali che duplicano e rendono non lineare il percorso di cura per il paziente».
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A cura di Redazione Farmacista33
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