Distribuzione intermedia, indagine Censis: alto valore sociale, ma senza interventi servizio a rischio
La distribuzione intermedia è un tassello essenziale dell'assistenza farmaceutica e la crisi pandemica ha messo in luce la capacità di garantire continuità e accessibilità
La distribuzione intermedia è un tassello essenziale dell'assistenza farmaceutica e questa consapevolezza fa ormai parte del vissuto quotidiano degli italiani. Proprio la crisi ha messo in luce la capacità di garantire continuità, accessibilità, sicurezza nelle cure e di sostenere la rete delle farmacie nel supporto ai pazienti. Punti di forza, questi, da valorizzare nel processo di riammodernamento del servizio sanitario nazionale, ma che, al contempo, richiedono da parte pubblica una riflessione sulla sostenibilità del comparto. Sono questi alcuni spunti emersi dal Convegno "Il ruolo essenziale della Distribuzione Intermedia per la Sanità territoriale: lo Studio Censis e le Aziende dei Farmacisti" organizzato ieri da Federfarma Servizi nella cornice di FarmacistaPiù, che è stato anche occasione per riflettere sulla recente ricerca sul valore sociale della filiera che Federfarma Servizi, in partnership con Adf, ha commissionato all'Istituto di ricerca socioeconomica Censis (Centro studi investimenti sociali).
Indagine Censis mette in luce valore sociale distribuzione intermedia
«È un dato di fatto» è stato l'intervento di Daniele Ferretti, ricercatore Censis, «che la pandemia abbia acceso un cono di luce sull'attività della distribuzione intermedia, la cui importanza oggi è riconosciuta da tutti i cittadini. Dall'indagine, che abbiamo condotto attraverso questionari sottoposti a un campione rappresentativo di 1000 persone, sono emerse sostanzialmente tre istantanee di questi 20 mesi di pandemia in grado di restituire il valore sociale del comparto. La prima è legata alle prime fasi del lockdown, quando si è verificata la chiusura di tutte le attività, a eccezione di quelle ritenute essenziali. In quei giorni abbiamo scoperto alcuni eroi della quotidianità, dai medici ai farmacisti, ma abbiamo anche visto garantita, sempre e ovunque, la consegna di farmaci e dispositivi medici. La farmacia ha potuto essere uno dei pochi presidi territoriali rimasti attivi, in maniera omogenea e universale». La seconda fotografia è legata alle fasi più recenti, «alle necessità del Servizio sanitario di effettuare attività di contact tracing attraverso i tamponi, preventive attraverso i vaccini, e per la continuità della vita economica e sociale attraverso il green pass. Anche in questo caso il contributo delle farmacie è stato decisivo e ormai è diffusa la consapevolezza tra i cittadini che alla base ci sia stata una attività distributiva capace di garantire rapidità nella disponibilità dei prodotti, standard di sicurezza, versatilità nell'adattamento alle richieste di parte pubblica». Infine, c'è l'ultima immagine che «ci proietta nel futuro, nel ridisegno della sanità territoriale in corso in questo periodo. Qui a emergere tra i cittadini è l'idea che, in un ampliamento della funzione sanitaria delle farmacie, verso un potenziamento della prossimità, vada valorizzato, al contempo, anche il servizio essenziale della distribuzione intermedia».
Mirone: il sistema va sostenuto per reggere alla sfida della riforma della sanità
«Sono tutti dati importanti» ha aggiunto Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, «ma c'è un concetto da sottolineare: la territorializzazione della sanità può essere efficace se il legame tra farmacia e distribuzione intermedia, in particolare quella di proprietà dei farmacisti che noi rappresentiamo, viene tutelato e valorizzato anche in futuro. La rete delle farmacie e della distribuzione intermedia rappresentano una eccellenza del nostro Paese. Ma tale asset va anche salvaguardato. Guardo a esperienze di alcuni Stati europei, come la Francia, dove a sostegno del settore, in difficoltà, sono state allocate risorse. Non si tratta solo di garantire sostenibilità al comparto, ma di creare le condizioni per avviare quel processo di potenziamento della prossimità. Il sistema va sostenuto in maniera integrata in tutte le sue parti».
Dalla pandemia è emersa prova di coesione
Non a caso, se «di fronte alla prova della emergenza sanitaria, la filiera ha tenuto» ha commentato Alfredo Procaccini, vicepresidente di Federfarma, «è perché ha agito in maniera coesa. Ciascuno ha dato il suo contributo per il comune obiettivo della salute dei cittadini. In questi mesi tragici sono davvero poche le strutture che hanno potuto restituire un senso di utilità, di vicinanza ai cittadini. La collaborazione è stata incredibile. Ora, c'è tanta strada da fare per il futuro, ma va fatta insieme». «Come categoria» ha aggiunto Roberto Pennacchio, vicepresidente di Federfarma Servizi e presidente dell'Ordine di Latina, «possiamo dire di essere orgogliosi e di avere qualcosa che molti ci invidiano. Abbiamo un sistema rodato che, anche in momento di crisi, è stato capace di organizzare dalla mattina alla sera un supporto sanitario ai cittadini e al Ssn, dai vaccini ai tamponi. Sono convinto che non avremmo potuto sopportare un tale urto se non avessimo nel tempo costruito una categoria forte e in sintonia. Questo è un valore che mi auguro che tutti i colleghi comprendano».
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A cura di Redazione Farmacista33
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