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13 Febbraio 2024

Farmaci disfunzione erettile promettenti contro Alzheimer: estendere studi alle donne

Uno studio ha messo in evidenza che il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer in chi ha assunto farmaci per la disfunzione erettile è più basso del 18% rispetto a chi non li usa


Farmaci disfunzione erettile promettenti contro Alzheimer: estendere studi alle donne

Uno studio pubblicato sulla rivista Neurology ha messo in evidenza che il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer in pazienti a cui sono stati prescritti farmaci per il trattamento della disfunzione erettile, è più basso e che il legame tra i farmaci e la riduzione del rischio è più marcato tra coloro che avevano le prescrizioni più frequenti. Ma per determinare se esiste un legame causale, chiariscono i ricercatori, servono ulteriori studi clinici, per esempio anche sulla popolazione femminile.

Prospettiva sul riutilizzo di farmaci per prevenire o ritardare morbo di Alzheimer La malattia rappresenta la forma più comune di demenza e colpisce circa 7,8 milioni di persone nell'Unione Europea. I suoi sintomi caratteristici includono il declino delle funzioni di memoria e delle capacità di pensiero. Ruth Brauer, ricercatrice dell’University College di Londra autrice senior del lavoro spiega che, anche se ci sono “progressi con i nuovi trattamenti per il morbo di Alzheimer che agiscono per eliminare le placche amiloidi nel cervello per le persone che si trovano nelle prime fasi della malattia, c’è un disperato bisogno di trattamenti che possano prevenire o ritardare lo sviluppo del morbo". Il riutilizzo dei farmaci inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE5I) come farmaci per la riduzione del rischio di malattia di Alzheimer si era già mostrato promettente sulla base di studi sugli animali ma mancavano le prove sugli esseri umani. I dati raccolti dal nuovo studio aprono una prospettiva sul loro riutilizzo per prevenire lo sviluppo dell’Alzheimer, anche se sono necessari ulteriori studi clinici per determinare se esiste un legame causale. I ricercatori hanno identificato uomini dai 40 anni in su con una nuova diagnosi di disfunzione erettile tra il 2000 e il 2017, escludendo soggetti con una precedente diagnosi di demenza, compromissione cognitiva, confusione o in terapia per sintomi di demenza. Nel campione sono stati inclusi quasi 270 mila uomini stati seguiti per una media di cinque anni: 1.119 hanno sviluppato la malattia di Alzheimer. Dopo aver considerato i possibili fattori confondenti, come l'età, l'abitudine al fumo e il consumo di alcol, i ricercatori hanno rilevato che le persone che assumevano farmaci per la disfunzione erettile avevano il 18% in meno di probabilità di sviluppare l'Alzheimer rispetto a quelle che non assumevano tali farmaci. Infatti, tra gli uomini che hanno partecipato allo studio a cui sono stati prescritti farmaci per la disfunzione erettile, si sono verificati 8,1 casi ogni 10mila anni-persona (che rappresenta il numero di partecipanti allo studio e la quantità di tempo in cui sono stati osservati nello studio) mentre tra gli uomini che non assumevano farmaci, si sono verificati 9,7 casi ogni 10.000 anni-persona. Un'analisi secondaria ha poi esplorato l'associazione tra diagnosi di Alzheimer e il numero cumulativo di prescrizioni di PDE5I riscontrando che il legame con la riduzione del rischio è più marcato tra coloro che avevano le prescrizioni più frequenti.  

Legame controverso ma promettente: servono ulteriori studi
I ricercatori suggeriscono che andrà condotto uno studio randomizzato e controllato su entrambi i sessi per eventualmente confermare l'esistenza di un legame diretto tra l'assunzione dei farmaci e la riduzione del rischio di Alzheimer. I farmaci per la disfunzione erettile sono stati inizialmente sviluppati per trattare l'ipertensione e l'angina e alcuni studi condotti su animali hanno mostrato "possibili benefici neuroprotettivi" da questi farmaci.
i ricercatori sottolineano che sarà “necessario condurre ulteriori ricerche per confermare questi risultati, saperne di più sui potenziali benefici e meccanismi di questi farmaci, ed esaminarne il dosaggio ottimale. Uno studio randomizzato e controllato con partecipanti sia maschi che femmine è giustificato per determinare se questi risultati potrebbero essere validi anche nelle donne”.
Ivan Koychev, ricercatore clinico senior presso l'Università di Oxford e scienziato clinico della Dementias Platform UK, ha commentato lo studio sottolineandone i limiti legati alle difficoltà "nel tracciare relazioni causali negli studi epidemiologici" e che il collegamento dell’uso di questi farmaci con il morbo di Alzheimer, “in particolare, è controverso, poiché è noto che una percentuale significativa di casi di demenza diagnosticati presenta patologie concomitanti”. Ma aggiunge che, poiché la riproposizione di farmaci già esistenti per la prevenzione della demenza è una "strategia promettente", gli studi clinici potrebbero dimostrare l'utilità di tali principi attivi.

Neurology 2024. Doi: 10.1212/WNL.0000000000209131
https://doi.org/10.1212/WNL.0000000000209131 


TAG: DEMENZA, DISFUNZIONE ERETTILE, MALATTIA DI ALZHEIMER, MEMORIA

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