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24 Giugno 2025

Emicrania cronica e abuso di farmaci: efficace intervento precoce e mirato con eptinezumab

I risultati dello studio Resolution aprono a un cambio di paradigma nella gestione dell’emicrania complicata: la combinazione tra educazione del paziente e terapia preventiva precoce riduce giorni di dolore, uso di sintomatici e disabilità

di Redazione Farmacista33


Emicrania cronica e abuso di farmaci: efficace intervento precoce e mirato con eptinezumab

Nelle persone che soffrono di emicrania cronica e cefalea da uso eccessivo di farmaci (medication-overuse headache, Moh) l’assunzione precoce dell’anticorpo monoclonale eptinezumab, somministrato una volta ogni 12 setitmane, si è dimostrata efficace nel prevenire gli attacchi con una rapida riduzione della severità del dolore entro la seconda settimana, oltre a una significativa riduzione dell'uso di farmaci sintomatici per l'emicrania. I dati sono stati raccolti dallo studio di fase IV Resolution presentati da Lundbeck a Helsinki, in occasione del Congresso dell'European Academy of Neurology (Ean).

Emicrania e cefalea da uso eccessivo di farmaci: cosa sono e come riconoscerle

L'emicrania cronica è una malattia neurologica complessa e disabilitante caratterizzata da episodi ricorrenti di cefalea severa con almeno 15 giorni di mal di testa al mese per più di tre mesi consecutivi, di cui almeno otto con caratteristiche tipiche dell’emicrania, come dolore pulsante, nausea, sensibilità alla luce e ai suoni. Si tratta di una condizione che impatta fortemente sulla qualità della vita, limitando le attività quotidiane, sociali e lavorative. Colpisce quasi 50 milioni di persone in Europa. 

A questa condizione si associa frequentemente la cefalea da uso eccessivo di farmaci (medication-overuse headache, MOH), una complicanza che si sviluppa quando il paziente assume con troppa frequenza farmaci sintomatici per alleviare il dolore, come analgesici, triptani o altri antidolorifici.

I pazienti affetti dalla forma cronica e cefalea da uso eccessivo di farmaci rappresentano un sottogruppo specifico della popolazione dei pazienti emicranici in cui la malattia ha un impatto severo. L’uso eccessivo di questi farmaci – spesso superiore a 10-15 giorni al mese – può aggravare la cefalea stessa, generando un circolo vizioso in cui il dolore diventa sempre più frequente e resistente alle terapie. Questo rende la gestione clinica dei pazienti ancora più complessa e richiede un approccio terapeutico integrato e personalizzato. Questa popolazione di pazienti è spesso difficile da trattare, a causa della complessità della patologia.

Trattamento dei pazienti: agire d’anticipo

La prima linea con cui ci si approccia al problema è l'educazione del paziente: “E’ spesso impiegata come strategia terapeutica, mentre i trattamenti preventivi anti-Cgrp (anti-peptide correlato al gene della calcitonina) sono riservati alle fasi successive” spiega Rigmor Højland Jensen, dell'Università di Copenaghen, direttore del Danish Headache Center e ricercatore dello studio Resolution.
Lo studio dimostra “per la prima volta, come l'aggiunta di un trattamento anti-Cgrp in fase precoce, insieme all'educazione dei pazienti sulla cefalea da uso eccessivo di farmaci, può fornire una prevenzione significativa e rapida dell'emicrania.

"La prevenzione non guarisce, ma riduce i giorni in cui si devono assumere i farmaci sintomatici, quindi la disabilità, l'intensità dell'attacco. Questo migliora la qualità della vita e riduce la progressione della malattia - commenta Henrik Winther Schytz, ricercatore dello studio e consulente del Danish Headache Center. - L'emicrania si può trattare con approcci non farmacologici, come cambiamenti nello stile di vita, trattamenti sintomatici, al momento dell'attacco, ma anche con la prevenzione. Il problema è che il paziente vive nell'ansia, nella paura che, se non prende il farmaco, si ripresenti l'emicrania, per questo serve un approccio educazionale. Nello studio Resolution il placebo ha dato dei miglioramenti, ma l'uso del farmaco ha dato risultati clinicamente significativi nella riduzione dei giorni di emicrania da 11 giorni senza analgesici, rispetto ai 7-8 del placebo. Del resto, gli studi dimostrano che anche l'iniezione di Cgrp causa un attacco di emicrania anche in chi è sano. La disponibilità di farmaci che bloccano questo peptide riduce i giorni e intensità del sintomo, ma questi farmaci vengono introdotti tardi, quando il paziente ha già la forma cronica indotta anche da farmaci come triptani e altri analgesici, per 8-9 giorni al mese, questo è il limite".

Meno dolore e meno farmaci sintomatici: i risultati dello studio

Nello studio Resolution (n=608), randomizzato, controllato con placebo, volto a valutare l'efficacia di eptinezumab rispetto al placebo – spiega una nota di presentati da Lundbeck - l'anticorpo monoclonale ha raggiunto sia gli endpoint primari che secondari, mostrando riduzioni significativamente maggiori del numero di giorni mensili di emicrania (Mmd) nelle settimane da 1 a 4 con eptinezumab rispetto al placebo. Su una media di 21 giorni, la variazione dal basale degli Mmd è stata di -6,9 giorni con eptinezumab rispetto a -3,7 giorni con il placebo.

Eptinezumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che si lega alle forme α- e β- del Cgrp. È indicato per la profilassi dell'emicrania negli adulti con almeno 4 giorni di malattia al mese. La dose raccomandata è di 100 mg, somministrata per via endovenosa ogni 12 settimane. Alcuni pazienti potrebbero trarre beneficio da una dose di 300 mg, somministrata mediante infusione endovenosa ogni 12 settimane

Nello studio, i pazienti trattati con eptinezumab e supportati da un intervento educativo standardizzato, si è ridotto di oltre la metà l'utilizzo di farmaci sintomatici: la variazione rispetto al basale del numero di giorni mensili in cui i pazienti hanno fatto ricorso a un trattamento sintomatico per l'emicrania è stata di -11,2 con eptinezumab, rispetto a -7,8 giorni con il placebo (nelle settimane da 1 a 12 i giorni di utilizzo di sintomatici al basale erano 20,1 per eptinezumab e 20,1 per il placebo).

I dati evidenziano anche una riduzione della severità del dolore giornaliero nei pazienti in trattamento, già dalla seconda settimana di terapia: la variazione rispetto al basale del punteggio di valutazione dell'intensità del dolore giornaliero con eptinezumab è stata di -0,6 rispetto a -0,3 col placebo. 

Sono stati osservati maggiori miglioramenti con eptinezumab rispetto al placebo nei patient-reported outcome (Pro), che misurano il burden legato alla cefalea, la qualità di vita, la disabilità legata all'emicrania, la produttività lavorativa e la compromissione delle attività quotidiane. La percentuale di pazienti con eventi avversi emergenti col trattamento è stata simile tra i due gruppi dello studio (41,9% rispetto al 36,9% del placebo). Tale risultato indica che eptinezumab è stato ben tollerato, in modo simile a quanto emerso nei precedenti studi sul farmaco nella prevenzione dell'emicrania e in linea con le attuali informazioni sul profilo di sicurezza contenute nel riassunto delle caratteristiche del prodotto.

TAG: ANTICORPI MONOCLONALI, LUNDBECK, CEFALEA, EMICRANIA CRONICA, SINTOMI

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