Fisco e Tributi
25 Gennaio 2025Con la legge di Bilancio sono state confermate alcune opzioni e introdotte novità in materia previdenziale. Le principali misure riguardano “Opzione Donna”, “Quota 103” e l’APE Sociale, e intendono rispondere a esigenze diverse delle categorie lavorative
La Legge di Bilancio 2025 ha confermato e introdotto importanti novità in materia previdenziale, con l’obiettivo di offrire maggiore flessibilità e supporto ai lavoratori prossimi alla pensione. Le principali misure riguardano “Opzione Donna”, “Quota 103” e l’APE Sociale, e intendono rispondere a esigenze diverse delle categorie lavorative.
Confermata anche per il 2025, “Opzione Donna” rappresenta una misura pensata per consentire alle lavoratrici di accedere alla pensione anticipata a condizioni favorevoli. Le donne possono andare in pensione al compimento di 61 anni di età, purché abbiano maturato almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2024. Questa opzione è riservata a lavoratrici che si trovano in determinate situazioni, come l’assistenza a familiari con disabilità grave, una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, o che siano state licenziate o dipendenti da aziende in crisi. Per ogni figlio, è prevista una riduzione di un anno dell’età pensionabile, fino a un massimo di due anni. Questa misura continua a rappresentare un sostegno significativo per le donne che hanno dovuto bilanciare la vita lavorativa con impegni familiari, fornendo loro maggiore flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro.
“Quota 103”, anch’essa prorogata, consente ai lavoratori di accedere alla pensione anticipata raggiungendo un equilibrio tra età anagrafica e anni di contribuzione. Possono accedere a questa misura i lavoratori con almeno 62 anni di età e un minimo di 41 anni di contributi versati. L’assegno pensionistico viene calcolato interamente con il metodo contributivo, il che potrebbe ridurre l’importo per chi ha una carriera lavorativa caratterizzata da retribuzioni elevate nei primi anni di lavoro. Questa misura rappresenta una scelta intermedia per chi desidera lasciare il lavoro senza aspettare l’età della pensione di vecchiaia, ma con un numero di contributi sufficientemente elevato da garantire un assegno pensionistico dignitoso.
L’Anticipo Pensionistico Sociale (APE Sociale) è stato confermato per il 2025 come strumento di tutela per i lavoratori in condizioni di maggiore difficoltà. Possono accedere all’APE Sociale i lavoratori con almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi se appartengono a categorie svantaggiate, come disoccupati, caregiver o persone con disabilità. Per i lavoratori impegnati in attività gravose sono richiesti almeno 36 anni di contributi. L’assegno è fissato a un massimo di 1.500 euro al mese e non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, salvo per lavoro occasionale entro un limite di 5.000 euro lordi annui. L’APE Sociale si conferma uno strumento essenziale per garantire un sostegno economico a chi è in difficoltà prima di raggiungere l’età della pensione di vecchiaia.
Oltre alle misure già citate, la Legge di Bilancio 2025 prevede anche alcuni aumenti per le pensioni sociali. L’importo mensile dell'assegno sociale sarà incrementato di 8 euro, con una soglia di reddito massimo per averne diritto che salirà di 104 euro. Questo rappresenta un supporto concreto per le persone che si trovano in condizioni economiche più fragili.
Inoltre, è stato confermato l’incentivo contributivo (noto come "bonus Maroni"), che prevede il taglio dei contributi da versare all'INPS, aumentando il netto percepito dai lavoratori che decidono di restare in servizio oltre i requisiti minimi. Questo incentivo si estende anche a chi accede alla pensione anticipata "classica" (42 anni e 10 mesi di contributi, oppure 41 anni e 10 mesi per le donne).
Una novità importante riguarda l'accesso agevolato alla pensione anticipata per coloro che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1996. A partire dal 2025, i lavoratori interamente contributivi potranno accedere alla pensione anticipata a partire dai 64 anni di età, sfruttando la possibilità di cumulare una parte della rendita proveniente dalla previdenza complementare per raggiungere la soglia minima di trattamento richiesta per questa opzione.
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