Iodioprofilassi, Piano nazionale gestione emergenze: quando e a chi serve
La iodioprofilassi in caso di incidente nucleare è una delle misure del Piano nazionale per la gestione emergenze. Ecco a chi serve
La iodioprofilassi in caso di incidente nucleare è una delle misure previste dal Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, previsto dalla legge (dlgs 101/2020) e improntato dal Governo alla fine di gennaio 2022 (quindi prima della crisi Ucraina-Russia): lo schema di decreto è stato ora avviato all'iter approvativo con invio alle Regioni per una valutazione in Conferenza Stato-Regioni. Nel documento circolato, che ha sollevato molto clamore nelle testate rivolte al pubblico, il capitolo dedicato alla iodioprofilassi offre molti chiarimenti per rispondere a eventuali richieste improprie di farmaci e integratori a base di iodio da parte di cittadini allarmati segnalate nei giorni scorsi da alcune farmacie. Oltre al fatto che le autorità nazionali hanno chiarito che in Italia non c'è alcun allarme. L'Istituto superiore di sanità ha precisato che "solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l'intera popolazione".
La iodoprofilassi per la fascia di età 0-17 anni
"La procedura per l'attivazione e l'attuazione della misura di iodoprofilassi - spiega chiaramente il documento - si applica nel caso di incidente a una centrale nucleare posta entro 200 km dai confini nazionali". Lo Iodio 131 è tra le sostanze radioattive che possono essere emesse in caso di grave incidente nucleare, spiega il documento, e "può essere inalato o assunto con acqua e alimenti. A dosi elevate, la popolazione può essere esposta ad un aumento della probabilità di contrarre tumori della tiroide". "La classe di età 0-17 anni risulta quella a maggior rischio di effetti dannosi. Tale rischio si riduce sensibilmente negli adulti e tende ad annullarsi oltre i 40 anni di età". Esiste una "maggiore radiosensibilità della tiroide in alcune condizioni fisiologiche, quali la gravidanza e l'allattamento".
Il periodo ottimale di somministrazione di iodoprofilassi con iodio stabile è "meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione", è "ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l'inizio stimato dell'esposizione" ma "somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all'esposizione può causare più danni che benefici". La misura è "prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. Il Ministro della Salute può decidere l'attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate".
Indicazioni operative e applicazione della procedura
A livello operativo il Piano prevede che lo iodio stabile sia "preferenzialmente somministrato in forma di ioduro di potassio (KI). In alternativa, può essere somministrato lo iodato di potassio (KIO3) che può però determinare maggiore irritazione gastrointestinale. La presentazione farmaceutica preferibile dello ioduro di potassio è in compresse, piuttosto che in soluzione liquida; per il più facile immagazzinamento e la più comoda distribuzione, e perché le compresse provocano minori disturbi gastroenterici". Il Piano, integrando le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, indica il dosaggio di somministrazione dello ioduro di potassio alle diverse fasce di età tra 0 e 17 anni. La procedura, precisa il documento, "si applica nel caso in cui sia disponibile lo iodio stabile, nella forma di compresse di ioduro di potassio (KI), da parte della Scorta strategica Nazionale Antidoti e Farmaci (SNAF) del Ministero della Salute" subordinatamente "alla verifica della fattibilità della distribuzione delle compresse alla popolazione; verifica che potrà essere sperimentata e valutata anche attraverso specifiche esercitazioni". La distribuzione dello iodio disponibile nei depositi della Snaf è avviata e definita su indicazione dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare (Isin) dosi da distribuire alla popolazione e il Ministero della Salute si "attiva e mobilita la scorta di KI dai depositi per l'eventuale distribuzione sul territorio interessato dall'evento emergenziale".
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A cura di Francesca Giani
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